Il treno sferraglia sul ponte di fronte al balcone, inquieto ed inquietante il fantasma della carnalità resta immobile sui binari e fissa la donna dalla pelle ambrata nella casa fatiscente.
Denti bianchissimi addentano un frutto troppo acerbo, labbra grosse, laide, suggono il nettare come fosse sangue bianco.
Il fantasma del desiderio, immobile sui binari, estrae un membro liscio e inizia a carezzarlo; La scimmia glabra lo fissa, paralizzata, il frutto nelle mani, silenziosa sul balcone, la veste da casa stretta sui capezzoli turgidi e lunghi come dita.
Il treno che sferraglia nella giungla di cemento, non c’è un albero, sole artificiale, ratti nascosti, mattoni marci, pietre vetuste.
Il fantasma della carnalità sui ciottoli dei binari mentre il treno violenta il silenzio con scintille di metallo, eiacula.
Scene del ghetto, emulo di Masoch ma più terra terra.
La vulva rossa della donna ha delle scosse, proprio come quelle provocate dal treno che sferraglia. La veste da casa scostata da mano tremante sua propria, adesso anche il suo frutto di carne, dall’acre odore esotico, produce un latte denso che cola lungo le cosce tozze. Dita che frugano irrequiete nel fradicio, luminoso, nerissimo pelo che sormonta la scarlatta bocca affamata e implorante.
Tremore, calore, fuoco nel ventre.
Orgasmo sul balcone nel deserto di cemento, non c’è un albero, non c’è un’anima, il treno si allontana, degrado, vergogna, tremore, sporcizia, bruciore tattile, ferita umida, spossatezza, appagamento, colpa, morte dei sensi, tristezza, olezzo di carne, pelle semisvelata.
Il fantasma della carnalità sorride, anche la scimmia glabra ricambia, masturbazione reciproca, platonica, corpi che vibrano e non si toccano in una magica stregoneria di lontananza.
Tornerà il giorno dopo, proprio come il treno, in un gioco adulto di trasgressioni urbane e domestiche.
Lui prigioniero dei binari della stazione, lei incarcerata nella cadente casa serraglio dall’intonaco scrostato.
Il silenzio del primo pomeriggio uccide ogni cosa nel quartiere remoto.
Tutto è finito come le gocce viscose e luminescenti del desiderio.
Fino al prossimo treno.
Davide Giannicolo
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