Cane Mastino
Il ragazzo
Il ragazzo corre, sente il fiato mancare; il cuore scoppia pompando come la doppia cassa di un batterista Black Metal, le voci nella sua testa sono infinite, violente, rabbiose.
Orfano! Questa parola lo ha perseguitato per tutta la vita, non vuole che succeda ancora, vuole una famiglia, la cercherà fra i reietti della città tra i quali ha intenzione di rifugiarsi, per questo è scappato dall’istituto, dove i dottori credono che le voci rimbombanti nella sua testa siano dovute alla follia; non è così.
Mentre scappa sente il fiato del cane sul collo, un mastino napoletano, enorme, agile nell’inseguimento nonostante la mole; non sa perché lo insegue, sa soltanto di non desiderare quelle zanne affilate nella carne, che sicuramente squarcerà a brani senza alcuna pietà, lo sa perché lo ascolta, perché è questo il suo dono, o forse la sua maledizione, da quando ha ricordo di sé lui riesce a sentire la voce di ogni animale.
“Fermati piccolo bastardo, se non ti riprendo resterò senza cena per settimane!”
Il ragazzo non ne può più, si ferma e si volta, deciso a parlare col cane.
“Aspetta, aspetta, ti troverò io qualcosa da mangiare!”
Il cane però non si ferma, si avventa su di lui travolgendolo con tutto il suo peso, il ragazzo è schienato, il cane troneggia su di lui osservandolo con le immense profondità dei suoi occhi d’oro, un filo di bava cola viscosamente sul volto dell’adolescente affannato.
“Riesci a capirmi?” Gorgheggia il cane.
“Sì!” Ammette lui.
“Come fai a riuscirci?”
“Non lo so, è un dono che ho dalla nascita, le vostre voci si confondono nella mia mente facendomi impazzire!!”
“Io sono Eschilo, sono un mastino di razza purissima!” Afferma il cane.
“Io non so qual è il mio vero nome!” Risponde il ragazzo, nessuno si è curato di dargliene uno.
Presto a interrompere la conversazione giunge un uomo, un corpulento e barbuto signore che sembra la versione senzatetto di Babbo Natale.
“Togli le zampe dal ragazzo Eschilo e lascialo andare!”
“Ma i miei padroni….”
“Da oggi cambierai padroni!!” Rispose l’uomo.
Anche lui riusciva a comprendere il cane, ciò era incredibile, non era mai successo al ragazzo di incontrare una persona simile a lui.
“Tu capisci quello che dice Eschilo vero ragazzino?” Mormorò il barbone.
“Sì!” Fu costretto ad ammettere per la seconda volta.
“Era molto che aspettavo uno come te, ho finalmente trovato il mio erede, giusto in tempo, cominciavo a sentirmi vecchio!”
Il maestro
L’uomo si chiamava Rocco, era stato un addestratore di cani da guerra in Germania, grazie al suo particolare dono era divenuto presto insostituibile nel corpo cinofilo dell’esercito.
Un giorno però aveva mollato tutto, non gli piaceva parlare del perché, forse non amava vedere i propri fratelli lanciati come carne da cannone contro morte certa.
Aveva vagabondato per molti anni in Europa, fino a che non decise di dedicarsi a una folle crociata.
Viveva adesso all’oasi del buon Gesù, un quartiere di Napoli interamente occupato da tossico dipendenti, non viveva da solo, con lui c’era una muta di cani randagi di svariate taglie, in tutto saranno stati una cinquantina.
Accolsero il ragazzo guaendo.
“Chi è? Chi è il ragazzo Rocco?”
“Sarà il nuovo Cane Mastino!” Rispose seccamente l’uomo ai suoi cani.
“Davvero?” Abbaiò qualcuno.
“Quindi anche lui riesce a comprenderci?” Fece eco un grosso Pitbull nero che si stava avvicinando.
“Ed Eschilo? Che ci fa qui? Finalmente abbraccia anche lui la causa?”
“E’ stato lui a trovarlo!”
Il ragazzo era confuso.
“Aspettate un secondo!! Cosa diavolo è il nuovo Cane Mastino?”
Un piccolo meticcio si strusciò sulle gambe del ragazzo grattandosi un fianco, aveva una vocina stridula e sottile dai toni ridicoli.
“Cane Mastino è un eroe, è il re di tutti noi, ci protegge e noi in cambio lo aiutiamo a dare una mano agli umani in difficoltà!”
“Io non ho intenzione di essere un eroe, no, assolutamente!”
Il ragazzo era fermo nella sua decisione.
Rocco fece finta di non sentirlo, si accese un lungo sigaro e prese a sbuffare nuvole di fumo azzurrognolo.
“E dove credi di andare ragazzo? Hai ricevuto un dono, e non c’è peccato più grande che lasciarlo inutilizzato, o tanto peggio usarlo per fini malvagi!”
L’uomo pensò all’infinità di cani che aveva mandato a morire, promettendogli gloria e vita eterna, le budella gli si strinsero in un moto di vergogna.
“Lascialo andare se vuole, non abbiamo bisogno di un nuovo Cane Mastino!” Disse il Pitbull.
“Ti sbagli Acheronte, io sono vecchio ormai, e la città ha bisogno di un vigilante! Il marciume del Duca è ovunque!”
“Ma non mi avevi promesso da mangiare?” Brontolò Eschilo, sedendosi sulle sue possenti zampe posteriori.
“Se no questo cane mastino, quello vero e originale, quello con la testa grossa e le mascelle da squalo, si riporterà il ragazzo da dov’è venuto!” Continuò il possente molosso.
A queste parole il ragazzo fremette, Eschilo era uno dei cani da guardia dell’istituto per ragazzi senza famiglia dal quale era scappato.
Rocco lanciò un pezzo di carne al cane, il mastino ci si avventò sopra sbranandola.
“Mmmmmpf buonissima, ma è carne umana!”
Il ragazzo fece un passo indietro.
“Carne umana?”
“Carne di violentatore!!” Precisò il piccolo meticcio.
Rocco strinse gli occhi senza contraddirlo, era quasi orgoglioso di quanto poi disse:
“La mia muta dovrà pur nutrirsi no? La città è piena di feccia!!”
“Allora resterai con noi?” Disse un grosso pastore maremmano che fino a quel momento era stato zitto.
Il ragazzo fece spallucce; cercava una famiglia, e aveva trovato un branco!!
Preparazione
Trascorsero cinque anni, il ragazzo non era più gracile come un tempo, era divenuto alto e possente, come un mastino.
Rocco gli aveva insegnato tutto in quegli anni, gli aveva mostrato ogni tecnica di combattimento militare da lui conosciuta: leve, proiezioni, colpi di mano mortali, punti vitali e svariati modi per divincolarsi dall’avversario.
Il ragazzo aveva inoltre imparato ad ascoltare il branco, a guidarlo e a vedere con gli occhi di ciascun suo componente.
I cani piccoli andavano in avanscoperta avvisando i più grossi, nulla era affidato al caso, i segugi e quelli con un buon fiuto battevano le piste cercando odore di sangue o misfatto, o solo quello di anomala adrenalina, quelli grossi sgominavano i criminali numericamente avvantaggiati dando modo a Cane Mastino di piombare dall’alto, armato di spranghe e catene, pronto a maciullare loro le ossa in pochi istanti.
Un giorno il ragazzo fu reputato pronto e andò a caccia con loro.
Cane Mastino aveva un’uniforme abbastanza spartana, pantaloni di pelle nera, una maschera sadomaso con cerniera sulla bocca, un gilè di pelle nera e nulla più, ai piedi calzava anfibi attui a frantumare le mascelle sui quali si abbattevano; le sue armi erano pugni di ferro, spranghe, bottiglie e tutto ciò che si poteva rivelare contundente.
“A me sembri un po’ fascista! E anche pervertito con questa tenuta da feticista! Spacchi le ossa alla gente senza pensarci due volte, non puoi denunciarli?”
Il vecchio Cane Mastino rise mentre si liberava dell’uniforme.
“La polizia in questa città non esiste, tutti sono comandati dal Duca, lui qui è il solo padrone! Per quanto riguarda la tenuta, questo è quello che ho trovato!”
Dicendo ciò porse la maschera al ragazzo:
“Questa notte toccherà a te!”
Mentre il grosso barbone diceva ciò il meticcio corse verso di loro affannando:
“Violenza carnale alla stazione centrale, bisogna sbrigarsi!”
“Ma la stazione è lontana!” Disse il ragazzo.
“Tu indossa la maschera, ti mostro il mio ultimo effetto speciale!”
Esordio sanguinoso
Un carro rudimentale era trainato da dodici possenti cani, la velocità di quelle zampe muscolose era sorprendente.
Quando giunsero sul posto già Acheronte ed Eschilo avevano fatto fuori due violentatori, ne restavano tre; armati di lunghi coltelli tentavano di tenere a bada i cani.
“Adesso vai ragazzo, e vediamo se hai appreso i miei insegnamenti!”
Si sentiva ridicolo vestito in quel modo, la maschera in lattice era intrisa di sudore e non gli consentiva una comoda respirazione; si avventò lo stesso però, armato di spranga, contro i tre violentatori. Ne colpì uno alla mano disarmandolo, poi un secondo colpo raggiunse la testa dell’uomo che cadde all’indietro macchiando di sangue l’asfalto.
La donna mezza nuda piangeva, i suoi singhiozzi triplicarono le forze del nuovo Cane Mastino che con un altro colpo di spranga, sferrato alla carotide del terzo, cominciò a sentirsi onnipotente.
L’adrenalina permeava ogni sua fibra, e quasi non sentì la coltellata al braccio; l’eccitazione della rissa notturna rese il flusso sanguineo ancora più abbondante, se ne rese conto quando percepì il liquido bollente colare slungo la mano e gocciolare in terra.
Eschilo e Acheronte lo salvarono, avventandosi sull’uomo distratto e sbranandolo sul marciapiede.
“Non è pronto!” Grugnì Acheronte leccandosi il sangue che striava il suo manto nero.
In quell’istante però il suono di alcuni motori stuprò il silenzio della notte.
In meno di un momento una ventina di persone erano giunte in sella a motociclette sportive, uno di loro sparò alla gamba di Rocco che stava osservando il battesimo del suo pupillo.
Presto l’orda piombò sul vecchio massacrandolo di calci e pugni, uno di loro, un gigante tatuato, alzò il corpo tramortito del vecchio Cane Mastino mentre i cani venivano allontanati a colpi di pistola e catenate.
“Che cazzo avevate intenzione di fare? Allora è vera la storia del barbone e dei suoi cani! Questo è territorio del Duca, io sono Carnivorous, uno dei suoi colonnelli, e qui violentiamo chi cazzo ci pare!”
Dicendo ciò il gigante sollevò il vecchio Cane Mastino, che aveva il volto tumefatto e livido a causa delle percosse, la bocca sfondata dai calci, le ossa rotte e un occhio spappolato; lo issò sopra la propria testa e poi lo lasciò cadere, di schiena, su di un paletto, la sua spina dorsale si frantumò in un istante.
Acheronte ringhiava:
“Aiutalo ragazzo, fa qualcosa!”
Ma il sangue perduto a causa della coltellata lo aveva reso debole, in ogni cosa non avrebbe potuto tenere testa a quel gigante e alla sua banda; allora Acheronte si avventò sul volto di Carnivorous, sfregiandolo con le sue zanne e portando con sé un pezzo di esso, Eschilo intanto trascinava con sé il ragazzo mascherato con la potenza delle sue mascelle, strattonandolo mediante il gilè.
“Sparate a questi dannati cani, mi hanno deturpato la facciaaaaaa!”
Gridava Carnivorous; ma la muta di cani conosceva latebre e nascondigli che molti ignoravano, mentre il gruppo di criminali si raccoglieva intorno al loro capo cercando di soccorrerlo, il branco era già sparito in un tombino.
“Dove sono? Li avete presi?”
“Sono saltati nelle fogne, hanno portato con loro il corpo del vecchio ed il tizio mascherato, già non si sentono più!”
Carnivorous era furente, avrebbe trovato quei cani e li avrebbe fatti a pezzi, soprattutto quel maledetto Pitbull.
La decisione
Rocco era disteso sulla fredda terra, consumava i suoi ultimi sospiri, intorno a lui, in un drammatico silenzio, si era raccolto tutto il suo branco.
“Ve lo avevo detto che stavo diventando vecchio! Quel gigante mi ha massacrato! E abbiamo perso anche molti dei nostri fratelli!”
Il ragazzo se ne stava in silenzio, non si era dimostrato degno degli insegnamenti del suo maestro.
Il meticcio posò il suo musetto sulla spalla del vecchio:
“Non morire!”
“Credo proprio che mi tocca piccolino, stai tranquillo, non vi lascio soli….”
Il meticcio alzò gli occhi e guardò verso il ragazzo, che piangeva silenziosamente.
Rocco lasciò il suo ultimo respiro e il branco iniziò a ululare; un suono triste, straziante, s’innalzò nella notte, una catena di ululati che sorreggevano l’anima del morto e la conducevano verso la luna.
La caccia
Quella notte vide nascere un nuovo Cane Mastino, un erede risoluto, infuriato, colmo di rancore.
Indossò con lentezza sacrale la propria maschera mentre Acheronte ed Eschilo lo osservavano incuriositi, era come se stesse compiendo un rituale, ricevuto il battesimo, era ora di compiere vendetta.
I muscoli erano tesi come quelli di un cane da combattimento, rigirava la spranga nelle proprie mani, era pronto, sì ,quella notte era realmente pronto.
“Segugi!”
Tutti i cani da caccia, o chiunque avesse un buon fiuto, risposero all’appello accerchiandolo.
“Ricordate l’odore del gigante Carnivorous?”
“Non potremmo mai dimenticarlo!” Risposero all’unisono.
“Allora a cacciaaaaa!!” Gridò lui, ed il suo era un ringhio, un ringhio animale e ferino.
Cane Mastino
I cani erano eccitati, avevano banchettato con le carni del vecchio, quindi il primo Cane Mastino adesso era parte di loro, donandogli la sua forza e le sue conoscenze.
Il nuovo Cane Mastino se ne stava dritto sul carro, con le possenti braccia incrociate, pronto a lottare con gli assassini del suo maestro.
I segugi scovarono Carnivorous, era in un vicolo di piazza Garibaldi, coi suoi uomini, a scommettere su un combattimento di cani.
Presto il carro trainato dai molossi raggiunse i segugi.
“E’ lì dentro!” Disse un mezzo Bracco tedesco incrociato con un Pointer.
Cane Mastino udiva le minacce reciproche dei cani che combattevano all’interno del vicolo; si collegò telepaticamente a loro:
“Non lottate tra voi fratelli, ribellatevi a coloro che vi hanno messo l’uno contro l’altro e unitevi al mio branco!”
“Non lottate tra voi fratelli, ribellatevi a coloro che vi hanno messo l’uno contro l’altro e unitevi al mio branco!”
Immediatamente i cani cessarono la lotta e si fermarono, in quell’istante la muta di molossi irruppe nel vicolo e fece strazio delle carni dei criminali, tra ringhi, guaiti e urla infernali.
“E tu chi cazzo sei?”
Chiese un uomo che tentando di scappare finì dritto nel petto del colosso mascherato che gli si parava innanzi, e in quell’istante, colui che non aveva mai avuto una famiglia né tanto meno un nome, improvvisamente seppe chi era:
“Io sono Cane Mastino pezzo di merda, e tu sei fottuto!”
La spranga si abbatté sul cranio dello scommettitore spappolandoglielo.
Poi Cane Mastino ebbe modo di vedere Carnivorous, con il volto sfregiato, armato di pistola sparava ai suoi cani.
Fu un lampo scarlatto, la rabbia era il suo motore, chi toccava le carni dei membri del suo branco toccava le sue, il dolore da loro provato era sentito anche da lui.
La spranga colpì il polso di Carnivorous che fu così disarmato, ma il gigante era due volte più grosso del già di per sé possente Cane Mastino, con un pugno quasi gli ruppe la mascella, poi una testata, granitica, devastante, fece vacillare il vigilante mascherato all’indietro.
Eschilo si divincolò dalla mischia e si fiondò su Carnivorous, affondò le zanne nei suoi testicoli e serrò le mascelle, non era deciso a mollare ed era impossibile divellere quella morsa contro la sua volontà, nulla, nemmeno un piede di porco poteva aprire quelle mascelle inamovibili.
Acheronte invece finì il lavoro che aveva compiuto alla faccia del gigante, cancellandola letteralmente con le sue zanne.
Quando Cane Mastino si rialzò vide il corpo del gigante Carnivorous ormai scempiato.
Intorno era una carneficina, i molossi avevano straziato la banda, non ne era sopravvissuto nemmeno uno, il vecchio cane Mastino era stato vendicato.
Un uomo però ebbe il tempo di sussurrare mentre moriva:
“Il Duca ti farà a pezzi buffone mascherato!”
Il Duca, chi era quest’uomo che credeva di fare i suoi comodi in quella città? Quel dittatore che regnava un impero criminale con il delitto e la violenza, rendendo legale lo stupro e quotidiani lo squallore, la droga e la prostituzione!!
Cane Mastino sentì il sangue montare alla testa, avrebbe liberato ogni cane da ciascun canile della città, poi sarebbe passato agli zoo, ai circhi, avrebbe creato un vero e proprio esercito spodestando il Duca dal suo trono di sangue, donando nuovamente un senso alla sua vita e alla città intera, poi sarebbe passato alla nazione, poi al mondo.
Finalmente capiva la natura del suo dono, la sua non era una maledizione, lui avrebbe reso nuovamente libero il regno animale e lo avrebbe protetto da ogni male, e con l’aiuto delle creature selvagge, avrebbe salvato anche l’uomo, dal suo inesorabile destino autodistruttivo.
Davide Giannicolo