venerdì 21 ottobre 2016

Dolore a Cielo Aperto





Un nano in sedia a rotelle
dipinge arcobaleni attorcigliati
in questo cielo plumbeo.

D’improvviso tutto sanguina
soprattutto il cuore arcigno
di chi non è in vena di scherzi.

Coriandoli intrisi nel vetriolo
si tatuano nelle carni già martoriate
di una nuca a cielo aperto.

E paiono sfregi
quei ghirigori colorati
che squarciano l’orizzonte innanzi a me.

                                                                 
Davide Giannicolo

martedì 18 ottobre 2016

Natura




Per sua natura
uno squalo
non può indietreggiare,
l’ho sentito dire.

Per sua rinomata indole
la cavalletta
ti salta in faccia.

A meno che
non ci sia ad accarezzarla
un sole tiepido
privo di minaccia.

Altre volte ho visto spade pigre
indugiar nei loro foderi
o grossi cani far la fine degli agnelli.

La natura è un ruscello
che in primavera si impigrisce
per poi spazzar via ogni cosa innanzi a sé.


Davide Giannicolo

giovedì 6 ottobre 2016

L'immane Ombra della Bestia



L’immane ombra della bestia

So che sei lì,
accovacciata nel buio
attendi.
Sento il tuo affanno
paziente,
incalza però
come a volermi incitare.
Non mi metti fretta,
sai che sono fragile,
che compirò il mio errore,
resti muta,
m’osservi.

Eppure io credo
che ti fidi troppo di te stessa,
bestia ansimante.

E’ vero sei enorme,
la tua mole è spaventosa,
non riesco a stabilire i tuoi contorni;
mi affascini,
mi affascini sì,
poiché so che mi vuoi,
sei l’unica cosa
che sin da quando sono nato
mi ha sempre desiderato.

Hai annusato nell’aria nottetempo
cercando il mio effluvio
fino a trovarlo
accanto al mio giaciglio natale,
mi hai visto crescere,
seguendo il mio passo,
e io sapevo che eri lì
già in attesa di me,
come una madre condiscendente
 aspetta che il suo infante
smetta di giocare.

Non vedi l’ora di uscire dall’ombra,
mia bestia dalle fattezze non definite,
non vedi l’ora di mostrarti a me
e cessare di far sì che io supponga soltanto
di quale natura sia il tuo ferino volto.

Attendi oh bestia insonne,
desiderando le mie carni,
mi seduci,
ancora,
poiché sei l’unica che crede
che io abbia un buon sapore.

Vuoi recidere i fiori di gentilezza
che ho fatto spargere sul mio corpo
affinché tu non mi scorga.
L’hai visto tu stessa
non è servito a molto,
ti ho sentita
mentre ridevi dei miei vani tentativi di raggiro,
ho udito il tuo ghigno gutturale di iena-orso.

Non ti odio bestia,
ti amo,
visceralmente,
e non vedo l’ora che tu giunga.

Il punto è che non amo essere dominato,
e credo proprio
che sarò io a uccidere te;
ma forse
nell’attimo stesso in cui divellerò  le tue mascelle,
noi ci abbracceremo,
e sogneremo
e bramiremo
e
sarò perduto.

                                      Giannicolo Davide