martedì 29 dicembre 2020

Volcidor: Solitudine tra le volte del castello


 Brano Dark Ambient dalle tinte Black Metal di Volcidor, atmosfere oscure e spettri in castelli diroccati vi seguiranno passo dopo passo in questa breve passeggiata al crepuscolo invernale.

lunedì 28 dicembre 2020

Chyna:Guerriera Barbarica

 


Guerriera barbarica dalle braccia possenti, t’ho vista sollevare uomini di grande stazza e lanciarli lontano, forse gonfia di steroidi e testosterone, nuovo incantesimo di questa moderna epoca in cui sei stata intrappolata. Alcool e tranquillanti ci hanno pensato a ucciderti, non un mago nero arroccato in un castello, non un drago custode di arcani rubini. Oh potente guerriera, strangolatrice di uomini tra le tue cosce d’acciaio, vedi come è velenosa la modernità?

Davide Giannicolo a Chyna

martedì 22 dicembre 2020

Bestiario di insane creature: Voia

 


Quando il giovane s’attarda dopo una serata di bagordi, col ventre gonfio di vino e la testa intontita lungo le strade deserte, spesso può accadergli d’essere attirato da una voce fascinosa o da forme di donna che attizzano fiamme di desiderio nottetempo. Le parole maliarde della bella lo attireranno in un luogo appartato, spesso un cimitero o una brughiera lontano da occhi indiscreti al fine di consumare un amplesso fugace. Misero sarà il destino di costui poiché quasi sicuramente si sarà imbattuto in una Voia. Creatura malefica e seduttrice che spesso il Giannicolo ha descritto nelle sue opere e della quale vi proporremo avventure agghiaccianti nei giorni a venire. Quando in una notte di luna rossa un necrofilo viola una vergine fanciulla allora dal corpo di costei nasce una Voia, donna alata, completamente nuda, dalla cui vulva pende un feto materno , insanguinato, a testa in giù, ma voi, ignari fanciulli ebbri e ingenui, presi dal fascino e dalla passione non ve ne accorgerete, vedrete solo il suo seno perlaceo ed il sorriso mellifluo che scioglie ogni resistenza. Attenzione dunque ragazzi inesperti, non lasciate la compagnia di una buona spalla usciti da una taverna e soprattutto, nella tarda ora in cui vola il pipistrello, non cedete alle lusinghe di nessuna donna misteriosa, per quanto affascinante; soprattutto se vi propone strani e tetri giacigli in cappelle diroccate o abbandonati cimiteri. In questi santuari dissacrati verrete prosciugati e ridotti a larve secche prive di senescenza, mai più in grado di amare, vivere o sorridere e la voglia di esistere vi abbandonerà completamente e per sempre.

Davide Giannicolo 


domenica 20 dicembre 2020

Bestiario di insane creature: Il Mostro che attende

 



Il mostro attende e sente il tuo respiro, ha mani forti capaci di spezzarti, lui trova sempre la giusta occasione. È solo, rancoroso e sfrenato, la violenza e la sottomissione sono il suo vangelo. Il mostro non conosce regola se non quella del più forte. Quindi se ne incontri uno, prega che nei paraggi c’è ne sia uno più forte, scappa durante la loro lotta e spera che non decidano di spartirsi il tuo corpo, cosa che raramente un mostro di grosse dimensioni fa, oppure preparati al peggio e rinuncia al tuo corpo e la tua anima.

Davide Giannicolo



sabato 12 dicembre 2020

Decapitazione

 



Decapitazione,

anche il corpo immenso del gigante  improvvisamente si spegne.

Morte violenta, tonfo colossale di chi è destinato a cadere combattendo.

Vita efferata macchiata di sangue, esistenze soppresse in attesa del proprio turno a lordare la terra coi fiotti scarlatti di tumultuoso icore.

Decapitazione, 

onore e scempio delle carni dopo la lotta.

Scintillio della spada, pietra che spacca la testa come accade ai violenti che muoiono sorridendo.

Rissa, schermaglia, rancore, contusione, impatto.

Morire combattendo arreca gioia alle anime irrequiete, nate sotto la stella veemente, cinta dalle purpuree fiamme della violenza.

Davide Giannicolo



venerdì 4 dicembre 2020

Gli Attimi




Gli attimi sono fugaci, come il profumo d’un bacio che resta sulle labbra solo poche ore. 

Increspature di sogno e ricordo sulla superficie immota della realtà, 

lago in autunno, 

giovinezza putrescente.

Gli attimi sono stanze vuote alla fine di una festa. 

Crepe di sogno e ricordo che solcano un quadro dimenticato in soffitta.

Gli attimi lasciano segni, sapori di sgarri e duelli. Giorni di tedio a ridosso di un muro, epiche imprese sotto squallidi ponti sui quali passava la vita; veloce, inclemente e incurante.

Gli attimi sono spettri, fantasmagorie di sogno e ricordo, illusioni riflesse in specchi di inganno. Svaniti in un soffio soave, lasciano soltanto un sorriso amaro.

Davide Giannicolo


domenica 18 ottobre 2020

American Football private room


 

Sono sadico, adoro rompere le ossa alla gente, ho trovato un modo legale per farlo. Amo anche il dolore sul mio corpo, i lividi e i traumi che restano per settimane a ricordarmi il dramma della mia recita di violenza. I tessuti aderenti della mia divisa sono simili al costume di un eroe sadomaso, per non parlare dell’armatura e del casco che asfissiano il mio corpo spingendolo al limite, come quello di un cane da combattimento costretto al massacro.

Quando copro il mio volto con il casco è come se indossassi una maschera, la mia personalità viene posseduta dalla crudeltà di un demone, tutto cambia in me, non ho più coscienza  né identità, non mi faccio nessuno scrupolo a distruggere e umiliare il mio avversario. Porterò in strada il mio stile in devastanti risse da bar, non posso dare colpa alcuna alle sostanze chimiche, sono un sadico, un violento, e quando metto la mia maschera nulla può fermarmi o impietosirmi.

Davide Giannicolo 

sabato 3 ottobre 2020

Evil Rotten Bokken: Vermi

 


Tomba senza nome, triste e dimenticata, notte senza luna, lucciole che sembrano lumini, nel silenzio la marcia trionfale dello strisciare dei vermi. Orde pulsanti, un nugolo palpitante che scava la terra fino in fondo, penetrando nella bara. Stranamente la nidiata immonda dona vita alla putrida carne, un male innominabile che strappa ossa peccaminose alla tomba al fine di restituirle alla psicosi dell’odio di cui in vita erano intrise. Tetra resurrezione, nocche scarne che sfondano a pugni il marcio coperchio della bara per poi scavare nella terra umida. Farsi spazio tra la tenebra infinita del ventre del cimitero, guidato dai vermi che ormai hanno preso possesso delle viscere e della vuota gabbia toracica, consumandovi uno sfrenato, pulsante festino inneggiante alla infausta, trionfante rinascita.

La mano fatta d’ossa sorge lentamente dal terreno umido del cimitero come fosse un bianco fiore in germoglio, come Ecate che vive sia sopra che sotto simile all’erba di cui ignoriamo le profonde radici dimoranti nel sottosuolo, Evil Bokken sorge, mostrando alle stelle brulicanti nel cielo, scintillanti, simili a lame appena sfoderate, lentamente, la propria diabolica rinascita.

Così come la sua lapide è priva di nome, fiori o commemorazioni, il corpo è senza testa, ignota identità sottratta da un colpo di spada. Ricordi, impulsivi e veementi come vomito affiorano fino al collo mutilato da un taglio netto, qualche verme vi fuoriesce, cadendo in un groviglio pulsante, percorrendo il petto fino all’umida terra, dove pare abbia appena piovuto. Falene, pipistrelli e altre creature notturne salutano il nuovo paladino della notte, loro sanno, non sono nuove a questo genere di scene perpetrate nottetempo, è affascinante ciò che accade in un cimitero lontano dagli occhi dei mortali. Un’unica voce impossibile da udire guida quel corpo sottratto alla morte o forse eletto da essa, una voce appartenente al ronzio delle ali di insetti nottivaghi:

“Recupera la tua testa oh cavaliere delle tenebre e compi la tua vendetta!”

Ai cancelli del cimitero lo attendeva però già una sorpresa: una donna, anch’ella in avanzato stato di decomposizione, imbracciava un fucile automatico, spocchiosamente puntato verso di lui. 

I seni parevano sacche vuote, dentro però pendulo il silicone di vecchie protesi arrivava fino al ventre, le costole sporgevano come punte di coltello.

“Miura, finalmente ti vedo nella tua vera natura, la morte ti rivela per quello che sei!”

“Come fai a vedermi senza testa, brutto figlio di puttana, sono qui per la mia vendetta, risorta per farti quello che tu hai fatto a me!”

“Sono i miei amichetti, tutti questi bei vermicelli a vedere al posto mio, come antenne, sono come radar capisci? Dove cazzo hai preso quel mitra piuttosto?”

Una risata agghiacciante fuoriuscì da una gola che non c’era, prodotta da corde vocali recise e inesistenti. 

Innervosita dal solito fare di Evil Bokken, Miura iniziò a sparare. Raffiche impazzite crivellarono il corpo del cadavere appena risorto, adesso era la morta a ridere istericamente mentre pezzi organici marcescenti venivano sparsi sulle lapidi.

Il caricatore era scarico e la risorgente sospirò soddisfatta, la sua serenità durò poco però, poiché in pochi attimi le frattaglie si assemblarono accompagnate da un suono viscoso, era come se i pezzi fossero trasportati dai vermi in un lavoro da officina negromante.

“Credo che adesso toccherebbe a me spappolarti, e lo farei volentieri giusto per sgranchirmi dopo questo sonnellino sottoterra, ma credo anche che potremmo andare avanti così tutta la notte, qualcosa mi dice che ti rimetteresti su anche tu e che qualcosa ci ha voluti qui insieme stanotte per un unico fine, andiamo da Fuocoefiamme, è stato lui a mandarti tra le mie mani perverse e dovevi aspettarti cosa sarebbe successo, lui ti ha ingannata, non io, che sono subito stato sincero con te, andiamo, io riprenderò la mia testa e tu la tua vendetta, e poi sai, ti trovo veramente bella adesso, così decomposta, ora sì che sei attraente nella tua vera natura, truccata dalla morte e non dal silicone.”

Miura sorrise inquietantemente, era orribile, un teschio con un velo di pelle grigia a coprirlo, priva di naso e con una specie di piccolo salvagente di silicone sui denti ghignanti nella smorfia della decomposizione.

“Se tu avessi una testa adesso ti bacerei Evil Bokken, va bene, andiamo, ma voglio vestirmi, attillata e da puttana, come è sempre stato, non mi va di girare così anche se sono morta e faccio schifo, poi rubiamo una macchina, già immagini il modello vero?”

*

Una Lamborghini rombante sfrecciava nel cuore della notte, ospitava una morta decomposta vestita da troia, truccata e tutta in tiro, con al suo fianco un cadavere senza testa, che però parlava e faceva battute maligne. Questa scena si era già vista, quando i due erano in vita, e non era finita affatto bene.

Cosa si aspettavano le forze delle tenebre da quei due? Fermare l’impero di Morte e illegalità di Fuocoefiamme? Dare la possibilità a Evil Bokken di compiere uno scontro alla pari con Asso di Spade? Il cui ricordo era bruciante e silenziosamente fisso nel cuore marcio del redivivo? O semplicemente le forze del male cercavano nuovi Alfieri al fine di disseminare il male nel mondo? Pensieri troppo complicati per quella coppia strampalata.

“Come mi vedi truccata così? Faccio schifo vero?”

“Stai benissimo invece...”

“Oh grazie amore mio!”

“Stai andando troppo in là con questo rapporto, nessuno ha detto che siamo Romeo e Giulietta!”

“Stronzo!”

Andarono prima a casa del vecchio rivale di Evil Bokken, lo odiava, e voleva rompergli il cazzo anche dopo la morte. Furtivamente entrarono in camera del coglione morto da mesi, che in vita abitava ancora coi genitori, rubò il suo Bokken, al cavaliere delle tenebre serviva un arma e gli sembrò questo il modo migliore per procurarsela.

“Miura sputaci sopra, odiavo questo cazzone, era il preferito del mio maestro, modestamente ho ucciso entrambi, non userò mai la sua spada senza prima dissacrarla per bene, come vedi io non ho un cazzo con cui sputare, quindi ti prego, fallo tu per me, sarà ancora più umiliante la saliva di una donna!”

E Miura lo fece di buon grado, due o tre sputazzate grumose piene di catarro verde, Evil Bokken, decapitato, non aveva ghigno in quel momento, ma vi assicuro che c’era, nel profondo di sé, un maligno sorriso soddisfatto c’era eccome.

“Bene adesso ci piscio sopra e il rito è finito!”

Fu allora che il tetro spadaccino si rese conto di non avere più un pene, forse mangiato dai vermi, ma solo un buco marcio simile alla vagina di Miura.

“Oh cazzo, che punizione è questa, porca troia, potevano lasciarmelo almeno quello!”

Espulse comunque una sostanza densa, gialla e maleodorante che impregnò il bokken giacente sul pavimento della stanza che i genitori del morto avevano adibito a una sorta di tenero mausoleo.

“Sei proprio un figlio di puttana, mi piaci sempre di più, posso sputare anche sulla sua foto?”

“Fa pure piccola mia, anzi mi fa piacere, ora la sua spada è mia, pronta a spaccare le ossa di quei cazzoni che ci credono morti.”

*


  

La Lamborghini entrò a tutta velocità nella porta di vetro del palazzo a quindici piani di Fuocoefiamme, fu una carneficina, era quasi l’alba, gli uomini erano pochi e assonnati, una luce grigia cominciava a schiarire le cose mentre mani ossute cominciarono a sembrare corpi, sottrarre pistole e usarle contro i possessori iniziali in maniera perversa, infilandole nei posti più improbabili e facendo fuoco. La spada di legno frantumava crani, spezzava rotule, schiantava in mille pezzi le ossa delle mani, spappolava con colpi di punta bulbi oculari e carotidi, in pieno stile Evil Bokken, come in passato aveva fatto molteplici volte. Ovunque imperavano grida e spari, colpi secchi, cartilagine infranta, rantoli, sussurri di pietà e suono di ossa spezzate da un ligneo corpo contundente.

“Che cazzo sta succedendo? Mi sono addormentato due ore fa dopo il poker del venerdì, chi cazzo si permette di sparare qui sotto?”

Fuocoefiamme a causa dell’immensa mole di lavoro e anche per fare al meglio i cazzi suoi lontano da moglie e figli ormai viveva nell’attico del palazzo amministrativo dell’organizzazione, era ancora rincoglionito dal bourbon della sera prima, ma divenne di colpo lucido quando udì le parole del suo scagnozzo, che gli risvegliarono oscuri, temibili ricordi:

“Sembra che ci siano due cadaveri che camminano, uno di una donna, l’altro senza testa con in mano una spada da samurai fatta di legno, le pallottole non li buttano giù, stanno facendo un macello, salgono a piedi veloci come saette, dovrebbero essere al settimo piano adesso!”

Un cadavere senza testa con in mano una spada di legno da samurai. 

Possibile? Possibile che quel figlio di puttana di Evil Bokken fosse realmente uscito dalla tomba in cerca della sua testa? Cioè ma poi la testa di chi? La propria ovvio, ma anche la sua, la sua nel senso della strafottutissima testa di colui che glie l’aveva fatta strappare. 

Poggiò due revolver e un automatica sul tavolo di vetro nero, lungo due metri, che si opponeva alla porta.

“Le pallottole non li buttano giù!”

Cominciò a sudare, estrasse dall’armadio un fucile a pompa, lo usava quando voleva fare danni seri, un colpo di quello e un corpo va in pezzi, altro che proiettili.

“E poi l’altra chi è? Ha trovato la fidanzata? Non sarà quella zoccola di Miura? Con tutti i soldi che le ho dato, c’è stato anche dell’affetto tra noi, ma no, che cazzo sto dicendo, saranno due coglioni travestiti da zombi, qualcuno mandato da bastardi rivali, questi cazzo di latini amano ste stronzate, le maschere da teschio e puttanate simili, degli emulatori oppure, che vogliono seguire la fine che ha fatto quel figlio di puttana, teppistelli del cazzo strafatti fanatici del vecchio Bokken, ne ho sentito parlare, adesso li fulmino con questo e gli faccio passere il vizio, ma cazzo, senti che casino, possibile che i miei uomini siano tutti dei cocainomani inutili con una pistola sotto il panzone gonfio di gin e acqua tonica?”

Pensieri silenziosi sotto una fronte sudata, un boss pronto alla morte, sapeva che la sua vita un giorno poteva finire in questo modo, forse era per quello che non dormiva più con moglie e figli, in fondo forse, il vecchio Fuocoefiamme, era un tradizionalista attaccato ai vecchi valori, nonostante la sua professione sporca che ti impediva di dormire sereno la notte. Intanto le urla e gli spari si avvicinavano sempre di più, il sudore lo stava rincoglionendo minando la sua lucidità, allora si mise davanti alla porta chiusa puntandovi il fucile a pompa, lo scagnozzo rispettava il silenzio e lo imitò, puntando verso l’ignoto che velocemente incedeva una mitragliatrice Uzi. 

Un gruppo di uomini, le migliori guardie del corpo di Fuocoefiamme si erano raggruppati facendo barriera davanti alla porta del suo ufficio. Improvvisamente il boss dall’interno udì il suono secco di vetro che si schianta e grida strazianti.

“Fuoco, va tutto a fuoco, hanno delle Molotov!”

Presto l’odore del fumo e della carne bruciata si insinuò dalle fessure della porta.

“Aprì e facciamola finita con questi pazzi, prima di bruciare vivo qui dentro voglio vederli in faccia!”

Lo scagnozzo obbedì agli ordini del suo capo, spalanco le imposte di legno massiccio e subito venne rivelato l’inferno che fuori imperversava, un rogo imponente si era impadronito dell’intero piano del palazzo; istintivamente lo scagnozzo sparò una raffica tra le fiamme, vi fu solerte risposta, due proiettili provenienti dal nulla gli frantumarono le ginocchia, stendendolo in una pozza di sangue.

“Non me ne starò qui a fare la fine del topo, venite fuori e fate quello che dovete!”

“L’avresti mai detto che proprio un incendio avrebbe fottuto uno col tuo nome altisonante?”

La sagoma senza testa uscì dalle fiamme, come una figura infernale e sulfurea, la sua sposa decomposta lo raggiunse mettendosi al suo fianco, tetri sposi incedenti verso l’altare della morte.

Il fucile a pompa sparò, una spalla seguita dall’intero braccio esplose dal corpo del cadavere senza testa, era l’arto che impugnava il bokken. Seguirono grottesche risate di scherno e satanica superbia, qualche colpo di risposta sparato da Miura che stringeva tra le mani ossee dure automatiche appena rubate alla camorra. Fuocoefiamme evitò i proiettili rotolando di lato, riuscì a rifugiarsi dietro il divano seguito da piombo e risate. Il costoso pezzo d’arredamento in pelle nera venne crivellato velocemente, i caricatori di entrambe le pistole erano vuoti, allora il boss si scoprì rispondendo al fuoco, fu terrorizzato nel vedere che il braccio e la spada di legno del morto senza testa erano di nuovo al loro posto, perfettamente intatti come lo erano prima del colpo di fucile. Ne sparò un altro, alla gamba della donna, che sparì in mille pezzi facendola cadere come fosse una bambola rotta.

“Non ti ricordi quando mi hai scopata proprio su quel divano dove ora ti nascondi? Non lo rifaresti più adesso vero? Non ti piaccio più Fuocoefiamme? Dai vieni fuori e dai un bacio alla tua Miura, la donna di denari!”

Il cadavere dai seni pendenti era di nuovo in piedi, come se nulla fosse successo rideva malignamente.

I proiettili non li buttano giù.

Era la fine, il rogo si propagava all’interno in una scena dantesca.

“Puoi ancora salvarti Fuocoefiamme”. Disse il morto decapitato.

“Ridammi la mia testa, dimmi dov'è, poi portami da Asso di Spade  ti lascerò andare!” 

Non c’era molta scelta, le fiamme avviluppavano ogni cosa e il fumo cominciava a bruciare i polmoni.

“Alla tua sinistra c’è un armadio nero, il tuo teschio è lì dentro, l’ho tenuto per mostrarlo a chi voleva mettersi contro di me, e ti confesso che mi è stato molto utile!”

Evil Bokken seguì le indicazioni del boss, finalmente si ritrovò innanzi la sua testa perduta, scarnificata, ormai priva di volto e lineamenti. La prese con tutte e due le mani come fosse una corona e in un gesto trionfale se la posizionò lentamente sul collo mutilato, la carne marcia assorbì immediatamente l’innesto ritrovato. Circondato dalle fiamme, teatrale e psicopatico, il cadavere col volto di teschio emise una tonante risata pregna di lirismo.

“Ora sono di nuovo un ragazzo con la testa sulle spalle!”


*



La Lamborghini era esplosa all’entrata del palazzo della camorra, i tre allora sfrecciarono in pieno giorno usando la Mercedes super lusso di Fuocoefiamme. Lui era alla guida, i due cadaveri redivivi dietro ben nascosti dai vetri scuri. Miura puntava la canna di una pistola schiacciata dolorosamente nella nuca del boss. Il palazzo era ormai distrutto, c’era un andirivieni di pompieri, sirene e forze pubbliche, era un casino totale che aveva sconvolto la città; presto però i tre derelitti guadagnarono indisturbati l’autostrada. Come avessero fatto a sfuggire alle fiamme il boss lo ignorava ancora, d’altronde cosa c’era di normale in quella pazzesca faccenda. Un camorrista rapito da due cadaveri di cui aveva gestito la morte si ritrovava a dialogare con loro in pieno giorno sotto il sole di ottobre:

“Ragazzi quell’uomo ha moglie e figli, non possiamo andare a casa sua a fare una strage, nemmeno io potrei essere così vile per salvarmi la buccia, sono sicuro che se lo inviti in un formale duello accetterà, è un uomo d’onore. Inoltre se L’Incappucciato, l’uomo che mi comanda, lo viene a sapere, la buccia non me la salvo lo stesso, erano amici d’infanzia, ammazzavano la gente insieme capito? Quello è un diavolo, se ne fotte di due zombie come voi, a me mi fa bollire vivo in un pentolone di rame e a voi vi fa a pezzi e vi mette in una scatola sigillata, credetemi, quello il modo di ammazzarvi lo trova!”

“Stai zitto e non essere patetico, dovevate pensarci prima di fare gli stronzi con me!”

Il teschio di Evil Bokken parlava senza muovere le tenebrose mascelle, per nulla intento a farsi impietosire.

“E tu Miura, ragiona, questo figlio di puttana ti ha crivellata di coltellate, dovevi vederti, piena di buchi e sfregi, ha proprio pisciato sulla tua bellezza, è stato lui ad ucciderti, non io, e adesso ti ci metti insieme contro di noi, che ti abbiamo dato una carriera dorata!”

La morta truccata da troia spinse ancora di più la bocca della pistola nella carne del suo ostaggio:

“Ma adesso lui è il mio sposo oscuro, fratello di tenebra, unico mio simile, siamo sulla stessa barca insomma, le cose cambiano bello mio, e poi tu mi hai usata senza scrupolo alcuno come esca nelle mani di un simile sociopatico!”

“Cazzo sei diventata come lui, parli come lui, scrupolo alcuno, alla Shakespeare o Torquato Tasso, vendetta, lirismo, non vedi che ti sta manipolando, sei solo una puttana Miura, che cazzo vuoi fare!”

Un colpo esplose e fece saltare l’orecchio di Fuocoefiamme in una nuvola di sangue che imbrattò la macchina.

“Guida e stai zitto” disse Miura “e vedi di non svenire, se no ti faccio rinvenire staccandoti le palle con le mani nude!”

Nessuno fiatò e il viaggio proseguì silenzioso, Evil Bokken cominciò ad ammirare seriamente la sua partner scelta dalla morte.

*


Arrivarono a ora di pranzo alla sontuosa villa di Asso di Spade. Fuocoefiamme era pallidissimo e debole, aveva perso molto sangue lungo il tragitto, ma trovò ugualmente la forza di sussurrare:

“Ci sono telecamere e cani da guardia, credetemi, non sarà così facile entrare!”

Evil Bokken e Miura erano scesi dalla macchina parcheggiata davanti al cancello alto quattro metri.

“Ok Miura adesso puoi uccidere questo bastardo!”

“Ma avevi promesso di lasciarmi andare!”

“Io, certo, io ti lascerò andare, ma non l’incazzatissima fanciulla qui presente!”

L’automatica scarrellò quattro colpi, tutti alla testa, una fredda esecuzione senza troppi fronzoli; il corpo di Fuocoefiamme stramazzò di lato, con il cranio spappolato che vomitava sangue, abbeverando la secca ghiaia, espandendosi in una larga chiazza rubizza. I colpi sparati in pieno giorno in quella zona isolata e tranquilla, oltre a far alzare in un volo di fuga stormi di uccelli poco prima cinguettanti, attirarono l’attenzione della gente di casa. Ben presto un dardo scoccato da una lontana e invisibile balestra si conficcò nella carotide ossea di Evil Bokken, un altro colpo, un attimo dopo, si infilzò nell’orbita cava di Miura. Entrambi i morti viventi caddero, per poi rialzarsi in pochi istanti.

Furono sciolti enormi molossi e fatti uscire da un sentiero secondario laterale al perimetro, i cani straziarono le ossa ormai quasi scarne, spezzandole con brutale foga in secchi suoni simili a quelli del legno infranto. Di nuovo i due si rialzarono, Miura sparò a un cane dritto in mezzo agli occhi, ma gli altri non fuggirono, addestrati a lottare fino alla morte. Il Bokken si abbatté sulle carni dei mastini, spaccando teste e zampe. Dopo circa mezz’ora di lotta estenuante i due si ritrovarono circondati dai cadaveri dei latranti cani da guardia. Orribilmente mutilati i due cadaveri viventi si riattaccarono gli arti guardando con sfida verso le telecamere del cancello. Miura sparò un paio di colpi in aria, come a sottolineare di non temere perdita di munizioni e ostentare abbondanza di piombo a disposizione.

Pochi istanti più tardi un pick up nero dai vetri oscurati raggiunse il cancello, Miura sparò scaricando un caricatore sulla carrozzeria, presto capí che il mezzo era blindato. Una voce parlò da un altoparlante proveniente dal fuoristrada:

“Cosa sta succedendo qui, chi siete e soprattutto perché non andate giù in nessun modo? Sapete a chi state dando fastidio? Avete una minima idea di quali guai state attirando sulle vostre teste?”

Arrogante, tronfio campione, come Achille si credeva invincibile, quel che restava del cuore marcio e scavato dai vermi di Evil Bokken cominciò a bruciare di rabbia funesta.

“Sei Asso di Spade?”

Disse il tetro spadaccino samurai metropolitano.

“Proprio così...e a giudicare dallo stuzzicadenti che stringi in mano credo di capire chi sei tu, anche se non riesco assolutamente a capire cosa ci fai ancora qui in mezzo ai vivi dopo che ti ho mozzato quella testa piena di perversioni.”

“ E non solo quella mi hai mozzato campione, ma anche il mio cazzo insaziabile che serviva ad attuarle quelle perversioni, ma il destino ha voluto darmi un altro round, in cui magari potremmo giocarcela alla pari.”

“Alla pari? Sei appena sopravvissuto a una freccia alla gola e un branco di cani assassini, hai un teschio al posto della faccia che ti ho staccato mesi fa, sei risorto dalla tomba o cosa? Questo non è alla pari!”

“Asso di Spade allora ha paura?”

Seguì un onorevole, pesante silenzio, fu Evil Bokken a spezzarlo puntando la spada di legno verso il vetro scuro della macchina blindata:

“Appare ovvio che potremmo metterci ore a espugnare la tua fortezza medievale piena di trappole, giocattolone distorto di un bambinone troppo cresciuto come te, ma è anche palese che io e la signora qui non possiamo morire, siamo inesorabili e motivati, insomma non possiamo essere fermati dalle tue arguzie Machiavelliche.”

“Che sfoggio di cultura, non me lo spettavo da uno stupratore sadico che arrotonda chiedendo il pizzo nelle botteghe!”

“Hai paura, l’ultima volta eri più sicuro, davi più spazio alle azioni, adesso non scendi neanche dalla macchina, ti stai cacando sotto!”

“Ho già chiamato un po’ di amici che vi riseppelliranno per bene, gente esperta di queste faccende necrofore.”

“Come questo coglione il cui cadavere piscia sangue ai miei piedi?”

Dicendo ciò Evil Bokken diede un calcio alla carcassa ancora calda di Fuocoefiamme.

“Lui era solo un uomo d’affari, un vecchio diavolo che sapeva il fatto suo, ma ti assicuro che quelli che lo comandano, o meglio comandavano, sono esseri che rasentano il diabolico, credimi, voi due in confronto siete dei chierichetti corrotti dal peccato della masturbazione.”

“Va bene, ok, sei un grande, credo che prima che arrivino questi fantomatici demoni dell’inferno faremo in tempo a scavare una via sottoterra, visto che ci sappiamo fare con fosse profanate e cunicoli inaccessibili, sorprenderemo nel sonno i tuoi figli, li tortureremo, stupreremo tua moglie con ferri arrugginiti, legni marci e ossa scheggiate, visto che mi hai tagliato l’uccello mi restano solo questi veicoli di cattiva impotenza, poi Miura qui si scoperà i tuoi ragazzi mordendogli la faccia, dato che da quando è risorta ha tanta voglia di movimento sexy e io non posso soddisfarla, sempre per colpa tua, e poi magari, arriverà la cavalleria e potrete decidere sul come farci fuori, dai può essere costruttivo scoparsi una morta decomposta, io non priverei i tuoi ragazzi di questa irripetibile esperienza...”

“Non dire queste cattiverie su di me...”

Lo interruppe teneramente Miura, Asso di Spade da astuto stratega notò immediatamente questa crepa  nella coppia di morti, una debolezza nel loro gioco di squadra che poteva tornare a suo vantaggio.

“Oppure? Cosa vuoi da me?”

“Oppure fai l’uomo, prendi il tuo grosso spadone, esci fuori e ti batti con me, all’ultimo sangue come la scorsa volta!”

“C’è un Luna Park a tre chilometri da qui, non voglio che la mia famiglia mi veda morire, ci vedremo lì, ma se io muoio tu non li tocchi.”

“E tu come fai a sapere che manterrò la promessa?”

“L’Incappucciato è molto interessato alla negromanzia, amerà il vostro caso, credo proprio che vivrete in uno scantinato la vostra eternità, come pezzi da collezione.”

Per la prima volta Miura, da quando era risorta, provò qualcosa di simile all’angoscia.

“Ne ho sentito parlare, ci sono leggende su quel tipo, nessuno sa chi è o almeno cosa è diventato, per questo tiene celato il suo volto, faremmo meglio a sbrigarci Evil Bokken, questo dice sul serio, L’Incappucciato coi morti ci dorme e ci gioca come fossero bambole.”

“Zitta donna, pensiamo al duello, sono qui per questo, per raddrizzare la mia vecchia offesa, tu se vuoi puoi anche andartene. E sia coglionazzo, ci vediamo al Luna Park, mi piace, sembra di essere in Highlander l’ultimo immortale. Ma sappi, saranno guai, torture e cose folli se non verrai.”

“Questo è totalmente fulminato, Highlander, cioè mamma mia che matto!”

Pensò ciò il grande campione di spada facendo marcia indietro col suo pick-up:

“A mezzanotte sarò lì, all’ultimo sangue Highlander sciroccato!”    

*


Il tetro parco dei divertimenti di periferia era naturalmente deserto a quell’ora, le luci spente, le giostre immote e forse in disuso da tempo, squallide, consumate e sgangherate. Le figure grottesche della casa delle streghe risvegliavano paure infantili, clown sorridenti sortivano effetti contrari carezzati dalla luce spettrale del chiaro di luna. 

La Mercedes aspettava parcheggiata nello spiazzale circondato dalle vecchie, tristi attrazioni, poco dopo giunse il pick-up, i fari di entrambe le macchine illuminavano quella che di comune accordo, senza volere, doveva rivelarsi come un’arena teatro della scontro sanguinoso. Asso di Spade era solo, indossò un elmo di ferro che celava il suo volto, due piccole fessure impenetrabili al posto degli occhi, lo facevano sembrare un fantasma che nottetempo si aggira tra le mura di diroccati castelli. Aveva un  para busto di cuoio e spallacci di ferro, guanti borchiati mitteni che coprivano le dita in un’unica piastra di ferro. La vestizione durò qualche minuto, sapeva che quelle protezioni avrebbero limitato visuale e velocità, ma servivano contro quell’avversario immortale che avrebbe resistito ai suoi attacchi mortali per tutta la notte e anche oltre, fino a che non si sarebbe stancato lasciando sicuramente uno spiraglio letale; per quello si era protetto in tal modo, doveva resistere il più possibile agli attacchi di Evil Bokken, questo era il suo scontro più difficile, tutto incentrato su guardia e difesa. Le gambe però erano libere, punto debole sicuramente, il bokken avrebbe potuto spaccargli le rotule azzoppandolo, ma aveva bisogno almeno di quella libertà nel “passeggio”, così chiamato in gergo dagli schermidori del passato a partire da Achille Marozzo.

“Non ti servirà quell’armatura, ci affogherai dentro bestione!”

L’enorme gigante di ferro non emise fiato, non era nel suo stile, da quel momento in poi vi era spazio solo per la mutilazione e le ossa spezzate. Issò lo spadone in alto verso la luna, una posa d’attesa sfidava Evil Bokken. Questi stizzito caricò in avanti, mirò alle gambe immediatamente, Asso di Spade fece un passo in dietro, rilassato e sapiente. Il colpo andò a vuoto e lo spadone si abbatté sulla testa di Evil Bokken come una ghigliottina. Il peso dell’arma e la potenza di colui che la brandiva aprirono il cranio a metà, vermi in fermento si disseminarono sul terreno sabbioso del Luna Park abbandonato. I clown ghignavano silenziosamente, i cavalli di vetro resina delle giostre sembravano lacrimare tristezza.

Evil Bokken si rialzò barcollando all’indietro, la sua testa di teschio si ricompose pochi istanti dopo.

“Hai provato la carta dei film di zombie, spappolare la testa, ma niente, come vedi non funziona!”

Nessuna risposta, l’avversario di Asso di Spade era veramente indegno, con la testa marcia piena di cazzate, non sapeva niente del corpo a corpo.

Evil Bokken raddoppiò la sua velocità, una tempesta di colpi investì Asso di Spade confondendolo, prima le spalle ben coperte vennero scosse da un inaudita potenza, poi l’elmo rimbombò tartassato dal legno che colpiva ripetutamente facendo vacillare il gigante, che con un maestoso movimento serrò le spalle sbalzando all’indietro l’avversario con il solo spostamento della propria immane massa, poi lo raggiunse con un colpo di pomo nei denti mentre andava all’indietro. La violenza dell’impatto catapultò lo smilzo samurai tre metri lontano mentre i denti spezzati del teschio cadevano in terra sparsi in una pioggia di secchi coriandoli.

“È penetrato nella mia guardia, se non avessi avuto l’elmo mi avrebbe spaccato la testa, uguale per le spalle, con quei colpi non sarei più riuscito a muovere le braccia, questo cadavere è terribilmente veloce, merita la sua rivincita.”

Asso di Spade pensava affannando, già faceva fatica a controllare il proprio respiro, asfissiato dall’elmo, lo scarso allenamento degli ultimi anni e lo scotto da pagare a causa delle spesse protezioni si faceva sentire.

Subito Evil Bokken colpí ancora, sempre alla testa, privo di denti e con il teschio spaccato, ripetutamente, in una sequenza violenta che non lasciava respiro, dal ritmo serratissimo. 

Asso di Spade era stonato dai colpi rimbombanti nel ferro dell’elmo, fece un passo all’indietro e a due mani roteò la lama con tutto il peso del busto, tagliò in due Evil Bokken separando il tronco dalle gambe, allontanandolo di circa due metri.

“Questo mi darà tempo di riprendermi, adesso mi stava  veramente fottendo.”

Il gigante si allontanò di qualche passo e cominciò a respirare, la milza gli faceva male, come fosse stata pugnalata, sputava catarro celato dall’elmo ed era in iper ventilazione.

Ormai il gioco era quello, più lo smontava, più si stancava, più lui aumentava l’intensità dei suoi assalti, sfiancandolo sempre più, era questione di preparazione atletica e contro un morto la cosa diventava abbastanza impossibile.

Il sudore si assestò nella freschezza della notte, il respiro tornò regolare, mentre il cadavere si riappropriava delle gambe rimettendosi in piedi.

“Hai guadagnato tempo con questa mossa, ci ho messo un po’ a riassestarmi, ma rieccoci caro mio bamboccione, più fresco di prima! La tua strategia di difesa per quanto durerà? Sei come la tua roccaforte!”

Attaccare continuamente lo avrebbe spompato, la tecnica della roccaforte era l’unica via, attesa, alba, luce, ma ben presto in Asso di Spade si fece spazio un nuovo schema, bisognava solo giocare d’astuzia e poi avrebbe potuto mettere in atto il suo attacco devastante abbandonando la “porta di ferro” di Achille Marozzo a favore di un attacco in pieno stile tedesco Talhoffer. Resistere a quei leggeri impatti non era un problema, la velocità era certo disumana ma il peso e la potenza sopportabili grazie alle protezioni. Evil Bokken si fece ancora avanti caricando alla testa, due mazzate di robusto legno probabilmente spaccarono una vertebra del collo di Asso di Spade. Provò nausea e dolore, espulse un leggero schizzo di sangue dal naso e di merda dall’ano sconquassato dal colpo, ma non era nulla di non accaduto in duelli passati. Con un pugno brutale coperto da piastra di ferro spaccò nuovamente il cranio del nemico catapultandolo in terra. Ormai non cercava più una vittoria sempre più impossibile, ma semplicemente sopravvivenza.

“Senti come affanni..”

“Parla pure Bokken, donami altri istanti preziosi...” Pensieri al chiaro di luna, sudore, ferro, ruggine e ansimo bestiale.

“ E senti che puzza di merda, ti sei pure spruzzato nelle mutande! Troppe percosse alla testa? Non sei abituato campione? Vedi Miura? Ti avevo detto quella notte in cui ti ho uccisa che avresti assistito alla misera fine di questo stronzone, hai solo dovuto aspettare un pò.”

Un nuovo assalto, nelle ultime schermaglie Evil Bokken aveva sempre colpito alto, alla testa, alle mani protette o alle spalle scheggiando la propria spada di legno in colpi che avevano sconquassato l’avversario. La sua era stata una tecnica studiata, Asso di Spade ormai di riflesso parava in alto, stremato dalla stanchezza e con la testa stonata dai colpi e dal sudore. Fu quello il momento in cui il Bokken si scagliò verso il basso, sorprendendo Asso di Spade completamente privo di difese. La rotula si spappolò facendo cadere in terra il colosso come una torre priva di fondamenta. Seguirono colpi devastanti su tutto il corpo. Molte ossa erano contuse e compromesse ma ugualmente Asso di Spade riuscì a trafiggere il suo aggressore con un colpo di punta e da terra, con la sola forza delle braccia massicce lo scagliò lontano. Il corpo era caldo, nonostante le ossa spezzate riuscì a rialzarsi, fortunatamente le dita grazie ai mitteni non erano coinvolte nella lista delle lussazioni. Dunque Asso Di Spade, anche se per poco, poteva ancora combattere. Evil Bokken furibondo, ormai vicino alla vittoria si scagliò contro l’avversario alla cieca, convinto di averlo in pugno, ma questi mantenne la sua stoica freddezza, afferrò la lama nelle mani e colpí la testa di Evil Bokken usando la spada al contrario, come se la guardia della spada fosse un martello, era quello il colpo più famoso della scuola tedesca di Talhoffer, capace di dare peso e impatto maggiore alla spada e frantumare il ferro di un elmo. L’elsa infatti si conficcò come un piccone nel cranio di Evil Bokken e lo ridusse in mille pezzi; allora Asso di Spade si spinse fino a quasi raggiungere il proprio infarto in una esplosione disgregatrice. Tagliò Evil Bokken in mille pezzi, lo smembrò come fosse un ciclone; colpi potenti dall’alto verso il basso come se ci fosse un muro da abbattere e non un rivale da uccidere. Si liberò dei guanti e velocemente sigillò i pezzetti sezionati in cinque contenitori di metallo pesante e all’apparenza inespugnabile.

Finita la fulminea operazione Asso di Spade appariva come un’unica massa spezzata e dolorante. Non riusciva a stare in piedi e usava lo spadone come bastone.

“Miura, sei una brava ragazza, sta arrivando della gente terribile, stammi a sentire, scappa, scappa via lontano e non dirò niente di te, se vuoi ti darò aiuto, ti nasconderò e ti darò asilo, ma non farti vedere da questi, farebbero di te un uso che non ti piacerebbe!”

Miura avrebbe potuto sparare all’inerme Asso di Spade, che svenne poco dopo martoriato dalle botte prese. Invece la morta sexy montò in macchina senza farsi troppe domande, inseguendo il proprio destino e lasciando lo smembrato Evil Bokken al proprio.

Intanto già un’imponente fila di macchine lussuose si stava avvicinando al Luna Park, illuminando a giorno la tenebra profonda delle tre del mattino.


Fine 

Davide Giannicolo Ottobre 2020

domenica 27 settembre 2020

Come se fossi ombra soffusa


L'altalena penzolava in modo sinistro, il cigolio delle catene evocava un poema che narrava di martirio e tortura, ma una stravagante delicatezza arginava quel segreto, una delicatezza innocente di lene petalo fluttuante.
Il crepuscolo s'accingeva a imbrunire le cose, e in quell'attimo il piccolo, spoglio parco giochi fu lambito da una fosca magia.
Un grosso uomo ammantato da un lungo cappotto incedeva nella strada deserta, il parco scorreva di lato lungo la sua lenta marcia, un enorme cane grigio accompagnava l'uomo in quella gelida sera deserta, il cane era sciolto e seguiva i suoi passi.
Con la coda dell'occhio l'uomo notò una sfumata, bianca figura, sembrava stare sull'altalena in impercettibile oscillazione. Intanto il cane si era allontanato dall'oscuro padrone, e ora annusava isterico la sabbia del luogo.
"Volcidor!" disse il padrone imperativo.
"E' tardi, andiamo".
Ma ancora quella soffusa movenza attirò il suo sguardo, sull'altalena infatti vi era una bambina, boccoli corvini cascavano lungo il suo volto di porcellana, un sorriso seducente, reso inquietante da chi lo generava, poiché quasi lascivo, s'allargava attorniato da labbra vermiglie.
Gli occhi striati di vene sanguigne dell'uomo si spalancarono, un occulto desiderio s'accese in lui, chiunque si sarebbe inquietato, lui invece sorrise e avanzò flemmatico come un orso, accarezzò quel viso pur riconoscendo in quegli occhi e nella vellutata voluttà del tocco di quella pelle la seduzione malvagia di un male sottile.

"Sei stato così brutale Vichelas, hai davvero esagerato" disse lei con voce fatata "Il male a volte si diverte a divenire nemesi mio dolce cucciolo sgozzatore, guardami, chinati e attingi un sorso delle mie piccole labbra profumate".
Vichelas folle si chinò, egli gestiva la notte di quel piccolo paesino, nessuna creatura della notte poteva spaventarlo, avrebbe scopato quello spirito insomma.
Così la baciò e sentì il sapore d'un languido aroma, un aroma dolce e cattivo che sapeva d'amore morboso.
"Io ti gestisco Vichelas, io ti nutro mio stupido trastullo, voltati".
Ed egli si voltò, una bambina che aveva ucciso tre giorni prima tra gli aghi di pino ora gli mostrava la testa mozzata del cane, le labbra ed il volto di lei erano impiastricciati di sangue.
Vichelas pianse di un pianto isterico, non vi era nulla che amasse più di quel cane.
"Morirai di nuovo!" A mascelle serrate egli proferì.
S'avventò sulla bimba di circa otto anni sollevandola dalla sabbia mentre lei lo mordeva selvaggia come un ratto sagace, ma Vichelas le schiacciò la testa sulla sabbia e il cervello fuoriuscì mescolandosi ad essa come fosse farina che si appiccica ad un truculento impasto.
Osservò soddisfatto il cadavere, poi pianse sui resti scempiati del mastino; si voltò verso la bimba sorridente sull'altalena e con il volto in lacrime le disse:
"Hai ridestato tu quel cadavere?"
"Sì Vichelas, poiché mi eccita punire voi psicopatici bestioni, e non ti ucciderò, nonostante posso, ti giuro che posso in centotredici modi o forse più, potrei scoparti fino ad ucciderti, ma per te dolce Vichelas, non vi è tormento più grande che quello di vivere nel tuo grottesco incubo, ascoltami quando riderò di te, mi scorgerai vagare nuda per i camposanti nottetempo, o sentirai le mie carezze nel sonno cullare la tua pazzia, aspettami Vichelas, come se fossi ombra soffusa.


Davide Giannnicolo

sabato 26 settembre 2020

Evil Bokken Capitolo Ottavo: Una Morte violenta

 


Delle sagome scure entrarono nell’edificio cadente, avevano delle torce elettriche e armi da fuoco puntate nella direzione in cui facevano luce. Illuminarono dopo poco il corpo di Miura straziato, accoltellato a morte prima del loro avvento, la ragazza non era riuscita a sopravvivere come sperava il suo aguzzino, allora preso dal rancore l’aveva pugnalata più e più volte fino a renderla irriconoscibile.

Evil Bokken uscì immediatamente allo scoperto, incedendo lentamente dall’oscurità verso le luci elettriche che puntavano tutte verso il corpo della donna ormai spirata.

“Spero non sia stata la ragazza di nessuno di voi, in fondo è stato un vostro regalo, e io ne ho fatto l’uso che più ritenevo giusto, d’altronde, se qualcuno ha qualcosa da ridire...”

Nessuno fiatò mentre il folle ghignava soddisfatto cercando provocazione, un attimo dopo le torce furono offuscate da una sagoma enorme che entrava nella stanza fatiscente, un uomo gigantesco con in mano una spada lunghissima sulla cui lama spiccavano due punte laterali, uno spadone spezzalance, di mole immensa come colui che lo portava, il famigerato Asso Di Spade.

Filippo Vadi in un suo manuale di scherma diceva di tale arma che andava usata o in battaglia o in strada, nel medioevo, da solo contro tanti, come una grande galea contro piccole, fastidiose imbarcazioni. Nella battaglia di Lepanto Antonio Canale con quest’arma fece strage di turchi sul ponte di una nave Veneziana mutilandone a frotte con movimenti sapienti e tenendogli testa da solo. Era questa l’arma destinata a sopprimere un cane randagio come Evil Bokken. Un’esecuzione maestosa, come se egli fosse un orda e non un uomo solo, dunque onorevole, destinata a dargli un nome anche da morto. Un arma che doveva sottolineare la potenza della sapienza marziale italiana contro le stronzate giapponesi dei cartoni animati; principalmente, divertente a pensarsi, era proprio quella la premura del tradizionalista boss Fuocoefiamme.

“Avete portato un gigante e un enorme pezzo di ferro, bene, niente pallottole, volete un incontro.”

Non ci fu risposta, la massa enorme scattò in avanti, travolgente come la corsa di un rinoceronte, falciò un colpo dal basso verso l’alto, un sottano, in gergo schermistico medievale. Evil Bokken provò a parare ma la spada di legno si frantumò in mille pagliuzze e il suo corpo travolto dall’impatto venne catapultato all’indietro. Si schiantò con la schiena contro il muro con in mano solo il manico del Bokken disintegrato, sentì presto un calore disagevole all’inguine. La lama gli aveva reciso i testicoli, che già stavano sanguinando copiosamente, quando se ne rese conto avvertì nausea e stordimento, il cuore accelerò le sue pulsazioni, la testa faceva un gran male.

“Direi che sei finito, con un solo colpo, coglione!”

Fuocoefiamme si accese una sigaretta avvicinandosi al gigante che impugnava lo spadone, immobile, in una postura tramandata nei secoli.

“Decapitalo Asso Di Spade, e andiamocene tutti a casa, domani questo deficiente sarà solo una macchia  su questa parete di merda!”

Fuocoefiamme accennò una risata che venne immediatamente messa a tacere, in un istante fulmineo Evil Bokken era scattato e gli aveva piantato un coltello tra le costole.

Seguirono un paio di spari, che colpirono l’aggressore alle spalle.

“Voi mi fraintendete, credete che abbia uno stile o una disciplina da difendere, state facendo un gran casino...vedete...ho perso il duello ma ho spappolato il fegato del vostro stronzetto che vi paga lo stipendio.”

Evil Bokken e Fuocoefiamme erano a terra, il sangue scuro di entrambi, mal illuminato, si mescolava sul pavimento pieno di polvere e detriti in una scena dal lirico squallore.

“Questo figlio di puttana ha ancora la forza di parlare, e voi stronzi, vi ho detto che non volevo sparatorie né pallottole...”

Con un filo di voce, Evil Bokken sussurrò in risposta all’uomo a cui aveva appena pugnalato il costato:

“Anche tu come me, a quanto pare, sei caduto con un colpo solo, c’è sempre quindi un figlio di puttana più forte di te in giro da qualche parte, vero grande capo?”

La lama oblunga dello spadone si abbatté sul collo del farneticante Evil Bokken azzittendo prepotentemente il suo delirio, la testa venne recisa di netto rotolando accanto a Fuocoefiamme, che sveniva soddisfatto e sorridente.

Asso di Spade aveva compiuto il suo dovere, come al solito, era stata una lotta facile ed impari, forse un giorno avrebbe trovato anche lui un degno avversario, uno in grado di fargli sputare sangue, ma ormai, la ruggine cominciava a disseminare saggezza sulla sua lama.

Fuocoefiamme sputava materia organica:

“Sbrigatevi, portatemi dal dottor Azzeccagarbugli, se no nessuno pagherà questa cazzo di serata di merda, seppellite la puttana e mettete la testa di questo figlio di puttana su un palo fuori al tribunale, che tutti vedano che giustizia é stata fatta, in quanto a te Asso di Spade, potevi coprirmi meglio, i riflessi ti si stanno rallentando, ma è uguale, fa parte del mestiere, ti darò talmente tanti soldi che la spada te la fai d’oro...ora...da Azzeccagarbugli a farmi ricucire...presto...prestoooooo....”

Le schegge del Bokken infranto dall’acciaio di Asso Di Spade rimasero a marcire in quel posto dimenticato. Miura fu seppellita poco distante e la sua macchina bruciata. Fuocoefiamme rischiò la morte come già successo altre volte, ma sopravvisse e malconcio, pochi giorni dopo, rimirò la testa del teppista marcire in pieno centro senza che nessuno la toccasse, non riuscendo a impedire che questi però, pur essendo morto, diventasse una leggenda. Tutti in città, maneggiando un coltello o un arma da taglio, non potevano fare a meno di pensare al grande, unico, folle e senza scrupoli Evil Bokken.

Davide Giannicolo

Fine



domenica 13 settembre 2020

Evil Bokken capitolo settimo: Rompere il mazzo



 Evil Bokken sfrecciava sull’asfalto nero da qualche ora, il brutto di una Lamborghini è certamente l’eccessivo consumo di carburante. La macchina si fermò in mezzo alle campagne, gli sgherri erano stati seminati ma certamente vicini.

La vettura fu abbandonata accanto al guard rail, aperto il cofano Evil Bokken trovò la donna svenuta, ancora i grossi seni cosparsi di crema costosa sussultavano in un tenue respiro. L’uomo la caricò in spalla portandola nella campagna inghiottita dalla notte, nella mano libera stringeva l’inseparabile Bokken .

A qualche metro si stagliava la struttura fatiscente di un capannone in disuso, colonne di cemento crepate e imbrattate da murales di cattivo gusto, vegetazione selvaggia e malsana, siringhe e preservativi usati erano il tappeto di benvenuto di quella oasi maligna.

“Ho parlato con te per tutto il viaggio credendo che mi ascoltassi puttanella, invece dormivi, sei proprio una compagnia di merda, adesso ti sveglio io!”

Il colosso si rifugió nella struttura fatiscente, gettò la donna in terra come fosse un sacco dei rifiuti, senza il minimo riguardo, emettendo un tonfo che fece scappare i ratti in un tramestio generale.

La donna fu denudata, legata con del filo spinato che l’uomo portava al posto della cinta dei jeans logori. Ben assicurata a una delle colonne il cui intonaco cadeva come la pelle di una mummia. Il dolore degli aculei di ferro, l’aria fredda della notte, il sangue, tutto contribuì a destare la giovane prostituta abituata a cene di lusso e trattamenti da principessa.

“Ben svegliata puttana, non dicevi di voler giocare con me? Adesso lo faremo, mentre aspettiamo i tuoi amici, le loro pistole contro la mia scherma, sarà una notte meravigliosa, ma prima ti sventro, come una scrofa al macello!”

Non perse tempo e già una piccola lama affondata a tradimento penetrò con un secco suono nel ventre muscoloso di lei. Il sangue si allargò sui suoi indumenti in un cerchio sempre più ampio.

“Ci mettono tanto ad arrivare vero gli stronzi? Non hanno tanto a cuore il tuo destino!”

Miura non riusciva a parlare, affannava sopraffatta dal dolore e dal senso di disagio, ma riuscì a bisbigliare:

“Porteranno con loro un campione, uno che con quella spada del cazzo ci sa fare meglio di te, arriveranno presto, e io mi divertirò a vederti umiliato a terra, massacrato, come tu fai con me adesso!”

Un brivido percorse Evil Bokken, il suo onore era stato intaccato dalle parole della donna, una sfida era in atto. Quei vili volevano competere con la sua maestria, con lui che aveva ucciso il suo maestro e distrutto la sua scuola col miglior allievo dentro in un solo giono. Il suo corpo fremeva, le sue mani tremavano.

“Allora ti lascerò in vita, così vedrai, ammirerai coi tuoi occhi da troia chi è il migliore in Italia e nel mondo con in mano un arma da taglio, vedrai questa sfida tra spadaccini fuori controllo, e dirai col tuo ultimo respiro che sono io il più forte! Sì te lo farò dire, stanne certa, ti farò sputare queste parole piene di sangue mentre ti sfregherò sui loro cadaveri, lurida trangugia sborra!”

Colpito nel vivo Evil Bokken si sentiva a disagio adesso, sudava, pieno di ansia da prestazione aveva smarrito ogni sensazione di psicopatica serenità o padronanza di sé. Solo un malvagio narcisismo ora imperava nei suoi occhi spalancati dalla follia.

Poi dei fari affondarono nella tenebra la loro luce bianca che ruppe l’attesa, il suono di motori affaticati avvolse l’edificio cadente, la polvere issata in un turbine dagli pneumatici che sfilavano in curve aggressive arrivò ai polmoni del pazzo in attesa fervente:

“Bene troia, è ora di questa cazzo di sfida, sono arrivati i tuoi amichetti!”

Il sorriso di Evil Bokken sembrava una ferita in quel volto pallido e sudato, follemente pronto alla più atroce delle morti, così come la sua era stata tra le più atroci delle vite.

Davide Giannicolo

Continua...Forse...

giovedì 10 settembre 2020

Evil Bokken capitolo sesto : Re di Bastoni e Donna di Denari



 Lo adescheremo con una bella donna, una di quelle che non ha mai visto o quanto meno non ha mai nemmeno rivolto la parola a uno come lui!”

Disse ciò Fuocoefiamme al suo leccapiedi organizzando la caccia a Evil Bokken. Asso di Spade era già su una Mercedes a poche ore dalla città, pronto all’esecuzione finale.

“Hai ragione capo, non credo sia tipo da raccogliere una sfida, che so un biglietto di invito a un duello, come si faceva una volta!”

“Non ho chiesto il tuo parere cazzone, ti sto semplicemente dando degli ordini, e vedi di capire bene quel che porca troia ti dico! Useremo Miura, la nostra fuori serie, non la Lamborghini ma la puttana d’alto livello, anche se adesso le chiamano escort, sempre una succhiacazzi è, nemmeno il presidente col suo stipendio del cazzo riuscirebbe a chiavarsela, cazzo mi sembra di stare in un film di Moana anni 80! Lei è la nostra Donna di Denari, il coglione ci cadrà subito e Asso di Spade gli romperà il culo!”

“Ma il duello onorevole? Asso di Spade non ci starà mai! Non stiamo mica giocando a scopa!”

“Ancora mi rompi i coglioni? Non hai capito che devi stare zitto e basta? Diciamo che sarà lì che verrà lanciata la sfida!”

Arrivò a breve, in tarda sera la Donna di Denari, Miura, con la vettura scintillante di cui portava il nome. Era sesso con scarpe costose e abiti succinti, pelle profumata e luminosa al chiaro di luna, glutei di piombo, seno esplosivo che straboccava dalla scollatura, capezzoli turgidi che potevano accecarti come ditate negli occhi.

“Secondo me non abbocca!” Disse il leccapiedi. “A quello piacciono quelle più terra terra, tipo le zoccole da supermercato, a mio parere qui si sta sopravvalutando il personaggio!”

Fuocoefiamme non lo sentì, se no gli avrebbe sparato personalmente sul posto, era troppo impegnato a toccarsi i genitali da sopra i calzoni mentre la dea del sesso scendeva dalla macchina.

“Quanto è bona, questa con  tutto quello che gli diamo me la faccio prima io!”

E così fu, patteggiando un forfait sul compenso di Miura, Fuocoefiamme se la inchiodò sul divano del suo ufficio, proprio come in un film di Moana anni 80. 

Concordati prezzi e dinamiche, circa un ora dopo, la Lamborghini  Miura azzurro cielo dell’adescatrice si aggirava a bassa velocità lungo i luoghi frequentati da Evil Bokken. Fu sotto casa sua che la macchina si accostò al losco figuro, appena sceso, spada di legno alla mano, in cerca di qualche soldo e facili prede.

“Mi piacciono i tipi piazzati come te, andiamo a bere qualcosa?” Disse la dea della pornografia confezionata nella sua macchina di lusso.

“Non credo possa pagare la tua tariffa bella!”

“Non farfugliare così, cosa sei annoiato? Forse non hai capito, tu mi piaci proprio, ho bisogno di uno bello tosto che mi sgranchisca le ossa, per te il giro è gratis!”

Così dicendo la zoccola fece rombare un paio di volte a vuoto il potente motore e aprì la portiera.

Evil Bokken salì in macchina di fianco alla donna, immediatamente un profumo di fica soprannaturale, condito con lozioni da centinaia di euro, lo tramortì quasi stordendolo.

“Dove andiamo amore, ti va un locale? O andiamo dritti a casa mia? Ho una bella vasca piena di luci e bollicine!”

“Non offenderti piccola, sei tanto carina, ma non sei il mio tipo, sembri quasi una bambolina triste e finta, a me invece piace la carne vera, la roba sporca, livida e realistica, la pelle rovinata e adiposa, e poi dimmi, quelli che ti mandano mi credono davvero così stupido? Credo proprio che mi fotterò il tuo cadavere, dopo che ti avrò percossa e strangolata!”

La macchina sbandò, poi si arrestò di colpo, Evil Bokken scese, strattonò la donna trascinandola giù dalla vettura a sua volta, la picchiò su schiena, volto e gambe col bastone di legno, le sfilò il tanga filiforme e con quello le legò le mani saldamente, poi la rinchiuse nel bagagliaio. Si mise alla guida e sfrecciò a gran velocità inghiottito dalla notte asfaltata.

Naturalmente una macchina li stava seguendo, il solito tirapiedi chiamò Fuocoefiamme al cellulare:

“È successo un casino, niente sesso e notte folle, in un batter d’occhio l’ha riempita di bastonate e rinchiusa nel baule, che poi è minuscolo e non so come fa a starci dentro  una cavallina così con tanto di tacchi, adesso c’è lui alla guida della Lamborghini, lo stiamo seguendo, ma va veloce, cazzo, troppo veloce!”

“Cazzone eravate lì a posta, perché non avete fatto niente?”

“Pensavamo avessero già cominciato a scaldarsi un po’, ha fatto in un lampo, credevo stessero facendo qualcosa di perverso, ha appena preso l’autostrada, facciamo fatica a stargli dietro.”

Il bokken aveva frantumato la bella faccia della donna di denari. Il re di bastoni, Evil Bokken, con la sua spada di legno, l’aveva inghiottita in una tetra giocata senza farsi ingannare nemmeno un istante.

Le macchine di Fuocoefiamme, coi motori incandescenti e quasi fusi, portati allo stremo delle loro prestazioni, stentavano a seguire la rombante Lamborghini in quella amara partita.

Davide Giannicolo

Continua...forse...


lunedì 7 settembre 2020

Evil Bokken capitolo quinto: Asso di Spade




 Fottimi, nel bel mezzo dei palazzoni, sotto la calura asfissiante, qui non c’è ombra tranne che sotto i garage, fottimi, nell’asfissia della canicola, alla luce accecante del sole rovente, qui non c’è nemmeno un alberello dove nascondersi, cemento, solo cemento e solitudine coi balconi che sembrano deserti a guardarci dall’alto. Nessuno farà caso a noi, mi sono vestita così a posta, nella mia cameretta dozzinale, unico dono dei miei genitori, presa in mezzo ad altre rotonde di cemento e cielo finto di un azzurro colorato a pastello. Stai tranquillo, nessuno ti giudicherà, anche se sembro piccola mi sono comunque vestita da puttana solo per te!

Evil Bokken si svegliò di soprassalto nel suo monolocale senza finestre, l’aria era asfissiante, faceva un caldo innaturale tra quelle mura perennemente battute dal sole della zona industriale. Scolò una birra dieci gradi nera col vichingo in copertina, poi riappiccicò le palpebre livide:

Scopami, qui al supermercato, anche se sono incinta, ho messo a posta questo vestito rosso trasparente. Vedi il mio culo come si è ingrossato? E che mutandine piccole che ho messo? Si vedono chiaramente mentre passo col carrello, minuscole mentre la carne dei miei fianchi bovini ne ingloba i bordi filiformi. Ti aspetto nel parcheggio sotterraneo, poi ognuno dimenticherà la propria identità.

Si svegliò di nuovo, madido di sudore, la realtà, i desideri e i ricordi si confondevano in un unico blocco cerebrale. Non pensava minimamente di essere pazzo, solo ubriaco forse, allora si fece un altra birra nera col vichingo provando a sedarsi. La città era diventata ostile per lui, meglio stare un po’ rintanato, non era così stupido da ignorarlo, ma certo era che aveva bisogno di un po’ d’aria.



I principali possessori della città erano naturalmente italiani, lasciavano spazio agli stranieri per faccende di poco conto, quindi stava a loro risolvere il problema crescente di Evil Bokken.

La storia arrivò direttamente alle orecchie suscettibili di Pasqualino Fuocoefiamme, figura quasi invisibile che gestiva locali, prostituzione e droga in quella zona.

“Cosa ha fatto insomma questo pagliaccio? Ha  messo su un po’ di casino in un negozio di pupazzi? Ha pestato qualche ragazzino? Fa un po’ il rattuso qua e là? E a noi che ce ne fotte? Mi prendete per il culo? Mi spiegate che problema rappresenta?”

“Signor Fuocoefiamme mi permetta, questo chiede il pizzo e massacra la gente, noi che figura ci facciamo?”

“Lo paghiamo e lo prendiamo con noi, cazzi di quei neri e gli spagnoli se non riescono a tenergli testa, noi prendiamo questo cane randagio e gli mettiamo un bel guinzaglio!”

“Ha già ucciso Totore a bestia, in pieno giorno, nel nostro territorio, davanti a una folla di scommettitori accaniti, tutti già parlano di lui come si faceva al tempo con Gesù!”

Il boss sospirò, era troppo vecchio per questo genere di cose, queste parabole bibliche e sti giovani strafatti in cerca di nomea. Era alla ricerca di una soluzione classica, elegante, vecchia maniera. C’era un clown che proprio non voleva stare nel suo circo.

“Chiamatemi Asso di Spade, subito, qui serve una soluzione all’italiana!”

“Non risponde mai a telefono da anni e lo sapete!”

“ Allora per amore della madonna che non vi dà fuoco a tutti quanti in questo istante trovatemelo, e andiamo noi da lui!”

Tutti in quella stanza tacquero, si era mosso qualcosa di immenso e molto pericoloso, il teppista uscito fuori controllo era divenuto troppo adulto e pretenzioso per essere tollerato oltre nelle sue scelleratezze.

Asso di Spade era un uomo molto particolare, sempre stato ai margini dell’organizzazione. Era amico d’infanzia del boss principale a capo anche di Fuocoefiamme. Campione di scherma, persona elegante e di buon senso. Poteva fare a un uomo con una lama tutto quello che la fantasia può suggerire e oltre. Spesso si era prestato a esecuzioni speciali servendosi solo di spada e pugnale, o al massimo ascia, alabarda, mazza o catena. Insomma non era persona da arma da fuoco. Aveva sempre manifestato lealtà ma mai però affiliazione o sottomissione, specificando il suo amore per la disciplina della lama  senza mai asservirsi all’organizzazione. In questo era molto simile a Evil Bokken, un outsider, un cane sciolto. Mentre Evil Bokken però era un cane randagio, Asso di Spade era un mastino, ligio alla disciplina, ferreo nell’allenamento, almeno un tempo. Il problema principale era proprio questo. Lo spadaccino adesso aveva barba argentea dove prima spiccava il nero corvino, viveva in campagna, con moglie devota e fiorente prole. Oltre che arrugginita la sua spada poteva quindi rivelarsi ostile alla violenza.

Fuocoefiamme ci provò lo stesso e lo raggiunse alla bella casa di campagna. Lo trovò in giardino, decisamente ingrassato ma potente nella muscolatura; oltre ai suoi figli aveva adottato altri bambini, ragazzi deboli, emaciati, da curare con pazienza, come era nel suo stile.

Il boss fu accolto in memoria dei vecchi tempi e per lui e i suoi uomini fu servito un ricco pranzo; ragazzi e ragazzine ridevano intorno ai criminali e giocavano spensierati, tutto era serenità in quel luogo, nulla suggeriva che il vecchio Asso di Spade potesse impugnare di nuovo le vecchie lame.

Allo scrosciare di una fontana rinascimentale, in un chiostro mirabilmente ristrutturato nella maniera italiana del tardo medioevo, finalmente Fuocoefiamme espresse la sua richiesta. Sapeva di non poter dare ordini a quell’uomo, che poteva permettersi tranquillamente di rispondergli con un rifiuto e tagliargli la testa; allora usò l’astuzia.

Guardando quei ragazzi indifesi protetti dal gigantesco e forte padre putativo, spiegò le malefatte di Evil Bokken così com’erano state perpetrate:

“Non voglio che venga sparato come un cane randagio capisci? Potrei farlo in qualsiasi momento, voglio che muoia di spada, come piace a lui, voglio dimostrare che noi siamo forti e possiamo fare tutto, capisci? Quei suoi modi giapponesi non li sopporto, tu hai passato la vita a studiare la scherma storica italiana ed europea, tu più di tutti dovresti sentirti offeso, spezzare quella spada di legno asiatica e farlo a pezzi con quello spadone scintillante che tante volte ti ho visto usare per mozzare teste!”

“Guardati intorno, sai che non sono più quell’uomo, ho dei figli, una moglie che ha bisogno di me!”

Fu in quell’istante che Fuocoefiamme giocò tutta la sua scienza di stratega, estrasse una foto dalla giacca e chiamò:

“Lucia, so che hai sentito tutto, solo tu puoi convincere tuo marito, solo lui, onorevole, imbattuto campione può fermare questo scempio, guarda l’uomo di cui parlo cosa ha fatto a questa povera creatura.”

La donna guardò la foto, impallidì, poi si rivolse a suo marito e annuì col capo.

“Va bene lo faccio, spadone a due mani, come ai vecchi tempi!”

Furono gli occhi indignati di sua moglie a risvegliare la vecchia fiamma di punizione e violenza che fievole ardeva in fondo al cuore del temutissimo Asso di Spade.

Davide Giannicolo 

Continua....Forse...