domenica 13 settembre 2020

Evil Bokken capitolo settimo: Rompere il mazzo



 Evil Bokken sfrecciava sull’asfalto nero da qualche ora, il brutto di una Lamborghini è certamente l’eccessivo consumo di carburante. La macchina si fermò in mezzo alle campagne, gli sgherri erano stati seminati ma certamente vicini.

La vettura fu abbandonata accanto al guard rail, aperto il cofano Evil Bokken trovò la donna svenuta, ancora i grossi seni cosparsi di crema costosa sussultavano in un tenue respiro. L’uomo la caricò in spalla portandola nella campagna inghiottita dalla notte, nella mano libera stringeva l’inseparabile Bokken .

A qualche metro si stagliava la struttura fatiscente di un capannone in disuso, colonne di cemento crepate e imbrattate da murales di cattivo gusto, vegetazione selvaggia e malsana, siringhe e preservativi usati erano il tappeto di benvenuto di quella oasi maligna.

“Ho parlato con te per tutto il viaggio credendo che mi ascoltassi puttanella, invece dormivi, sei proprio una compagnia di merda, adesso ti sveglio io!”

Il colosso si rifugió nella struttura fatiscente, gettò la donna in terra come fosse un sacco dei rifiuti, senza il minimo riguardo, emettendo un tonfo che fece scappare i ratti in un tramestio generale.

La donna fu denudata, legata con del filo spinato che l’uomo portava al posto della cinta dei jeans logori. Ben assicurata a una delle colonne il cui intonaco cadeva come la pelle di una mummia. Il dolore degli aculei di ferro, l’aria fredda della notte, il sangue, tutto contribuì a destare la giovane prostituta abituata a cene di lusso e trattamenti da principessa.

“Ben svegliata puttana, non dicevi di voler giocare con me? Adesso lo faremo, mentre aspettiamo i tuoi amici, le loro pistole contro la mia scherma, sarà una notte meravigliosa, ma prima ti sventro, come una scrofa al macello!”

Non perse tempo e già una piccola lama affondata a tradimento penetrò con un secco suono nel ventre muscoloso di lei. Il sangue si allargò sui suoi indumenti in un cerchio sempre più ampio.

“Ci mettono tanto ad arrivare vero gli stronzi? Non hanno tanto a cuore il tuo destino!”

Miura non riusciva a parlare, affannava sopraffatta dal dolore e dal senso di disagio, ma riuscì a bisbigliare:

“Porteranno con loro un campione, uno che con quella spada del cazzo ci sa fare meglio di te, arriveranno presto, e io mi divertirò a vederti umiliato a terra, massacrato, come tu fai con me adesso!”

Un brivido percorse Evil Bokken, il suo onore era stato intaccato dalle parole della donna, una sfida era in atto. Quei vili volevano competere con la sua maestria, con lui che aveva ucciso il suo maestro e distrutto la sua scuola col miglior allievo dentro in un solo giono. Il suo corpo fremeva, le sue mani tremavano.

“Allora ti lascerò in vita, così vedrai, ammirerai coi tuoi occhi da troia chi è il migliore in Italia e nel mondo con in mano un arma da taglio, vedrai questa sfida tra spadaccini fuori controllo, e dirai col tuo ultimo respiro che sono io il più forte! Sì te lo farò dire, stanne certa, ti farò sputare queste parole piene di sangue mentre ti sfregherò sui loro cadaveri, lurida trangugia sborra!”

Colpito nel vivo Evil Bokken si sentiva a disagio adesso, sudava, pieno di ansia da prestazione aveva smarrito ogni sensazione di psicopatica serenità o padronanza di sé. Solo un malvagio narcisismo ora imperava nei suoi occhi spalancati dalla follia.

Poi dei fari affondarono nella tenebra la loro luce bianca che ruppe l’attesa, il suono di motori affaticati avvolse l’edificio cadente, la polvere issata in un turbine dagli pneumatici che sfilavano in curve aggressive arrivò ai polmoni del pazzo in attesa fervente:

“Bene troia, è ora di questa cazzo di sfida, sono arrivati i tuoi amichetti!”

Il sorriso di Evil Bokken sembrava una ferita in quel volto pallido e sudato, follemente pronto alla più atroce delle morti, così come la sua era stata tra le più atroci delle vite.

Davide Giannicolo

Continua...Forse...

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