sabato 5 settembre 2020

Evil Bokken capitolo quarto: illustri nemici



 Evil Bokken aveva preso una bella automobile come tangente, nera, scintillante, dal motore potente. Un luminoso impianto stereo pompava musica elettronica, roba da asfalto e solitudine, quartieri popolari e droga da poco.

Dei ragazzini erano fermi alla fermata del bus, in mezzo al deserto di cemento, squallore urbano tartassato da un sole innaturale e quasi antisociale. Uno dei piccoli selvaggi lo prese in giro, con l’innocenza dei giovani animali che si credono forti e  divulgano arroganza senza sapere a cosa vanno incontro. Evil Bokken fece segno con mano e bocca di succhiargli il cazzo, poi fece inversione e li raggiunse. Scese dalla macchina, massacrò il ragazzino senza spiegazioni, con lui c’erano altri amici, anche loro subirono l’ira del Bokken nella schiena e nelle gambe. All’unica ragazzina sfilò a forza le mutandine, le sfregò il pube con le mani grezze, poi la lasciò così sulla panca della fermata, in mezzo ai ragazzini pestati a sangue, senza mutande, con l’indumento sfilato tra le mani rimontò in macchina e sgommò sull’asfalto rovente, gettò le mutandine un chilometro più lontano.

Tutti quelli che dovevano saperlo sapevano in città e nella sordida periferia che Evil Bokken stava esagerando, non era affiliato a nessun gruppo criminale, protetto da nessuna etnia, nessun boss lo conosceva o riceveva parti del suo ricavato. Si sapeva solo che non toccava droga e che faceva racket per conto suo. Nessuno voleva fare la prima mossa e lo lasciavano fare. Un giorno però ad una gara di motocross illegale sotto un ponte dimenticato in mezzo alla sabbia di un cantiere, qualcuno rubò la sua macchina per lanciargli un messaggio.

Tutti erano d’accordo, in quella terra di nessuno, russi, africani, latino americani, italiani.

Evil Bokken era solo contro tutti.

Fu umiliante tornare a casa a piedi, come la ragazzina a cui aveva rubato le mutande. Sotto casa fu pestato duramente, da uno dei migliori di tutte le gang della città.

Un latino, uno dell’est, uno del sud Italia, un nero africano, Evil Bokken ricordava tutte le facce, indolenzito, mentre sputava sangue sull’asfalto ancora caldo nonostante fosse notte.

Quando un uomo che non ha niente da perdere ha la faccia indolenzita dalle botte, sente il calore di ogni percossa, il suo onore brucia più dei lividi, e pensa, pensa nonostante la testa faccia male a causa dei colpi, pensa alla vendetta sopra ogni cosa. Fu così che fece Evil Bokken.

Non aspettò neanche l’alba, bastò chiedere e pestare. Allora Ramon, il più tosto esattore dei latini, che faceva tremare cileni, peruviani e colombiani, fu trovato con la testa spaccata insieme alla sua puttana morta a causa di gravi percosse anch’ella. Alle dieci di mattina il russo Vitaly fu trovato strangolato nella sua Mercedes. A mezzogiorno toccò all’enorme senegalese campione di lotta clandestina Bombanoir, che venne accoltellato a morte mentre andava in palestra. In ultimo venne sorpreso Salvatore a bestia, noto napoletano addetto al recupero crediti e buttafuori dalla mano pesante, sorpreso in una sala scommesse da una mazza di legno dritta al centro della testa che ne causò un trauma cranico mortale.

Tutti i testimoni, dicevano che a compiere questi atti efferati era stato un personaggio truce e trasandato direttamente riconducibile alla persona di un certo Evil Bokken.

Davide Giannicolo 

Continua...forse...

Nessun commento:

Posta un commento