sabato 29 gennaio 2022

Il castello nottetempo

 


Il castello era semi diroccato, a nessuno piaceva andarci, fu per quello che quando ci si svegliò all’interno, al buio, circondata da antichi candelabri accesi, il cui bagliore faceva tremolare le ombre su ogni muro, Laura fu colta da una ingestibile inquietudine. Si alzò in piedi accorgendosi di non avere biancheria intima, se ne rese conto dal fruscio della gonna sulle natiche nude e lungo il crespo pube. La paura raddoppiava a questa consapevolezza. Chi l’aveva prelevata dalle coltri del letto? Chi l’aveva denudata e poi rivestita con abiti non suoi per poi condurla nel vetusto castello coperto d’edera appartenuto secoli prima a una dimenticata stirpe?

Presto ci fu una risposta a questi suoi tetri quesiti, una donna austera fu illuminata dalle candele mostrando lineamenti aristocratici e crudeli.

-Carmilla, tu mi hai condotto qui?-

Le due si conoscevano, Carmilla era misteriosamente entrata nella sua vita qualche mese prima, viveva con lei, ad affidarla a suo padre era stata una donna enigmatica, dopo un incidente in carrozza, con la promessa di venirla presto a recuperare. Da quella volta si erano molto unite. Carmilla era capace di indurre in lei un forte torpore, un languore capace di soggiacerla quasi sempre in uno stato simile al sonno e in quei momenti le due si toccavano inumidendosi le dita tra le reciproche gambe, le loro lingue si intrecciavano, così come le fessure rosse del loro sesso strusciavano l’un l’altra fino a un orgasmo spossante. Era questo che facevano le due quando non erano viste da nessuno.

-Si sono stata io a portarti qui, ti avevo detto che saresti stata mia per sempre, anche dopo la morte, ed è arrivato il momento-

Giunse una nuova donna, completamente nuda, alta, dal sesso peloso e nero come la pelliccia di un lupo. Laura riconobbe la contessa, madre di Carmilla.

-Ma lei non doveva partire per un lungo viaggio? Non era questo il motivo per il quale sei rimasta con noi?-

Carmilla rise sguaiatamente, sembrava un demone sghignazzante, poi strappò le vesti di Laura graffiandole un seno, il sangue serpeggiò in rivoli sottili lungo quella carne candida come la neve.

-Lei è sempre stata qui, è lei che ti ha voluto....

La contessa, senza emettere sillaba, affondò canini aguzzi e famelici nel collo di Laura, Carmilla la imitò mordendole il seno graffiato e cominciò a succhiare avidamente. Fu un estasi, un orgia, anche la vulva di Laura subì il suo morso, la suzione la fece impazzire dal piacere. Il vampirismo aveva accolto Laura nelle sue braccia carnali, la sensualità dei Karnstein aveva sottomesso Laura, giovane e innocente, a un’indimenticabile eternità di lussuria e ricerca di sangue, da consumarsi nel gotico castello nottetempo.

Davide Giannicolo 


Vuoi Saperne di più? Questo racconto si ispira al capolavoro gotico Carmilla, di Joseph Sheridan Le Fanu, classico del vampirismo erotico lesbico. 

La storia potrebbe continuare, se finalmente cacci i soldi.

martedì 18 gennaio 2022

Re

 


Sudditanza di reietti privi di sbocco alcuno.

Concupiscenza eterna, nero fiore di carne nella bocca del tiranno.

Inveterate regine nere s’affollano in ginocchio intorno alla verga austera del sovrano, spalancano le labbra in attesa di suggere il potere.

Talmente maestoso, onusto di calma violenza, il Re Oscuro vive in un incantesimo di ghiaccio le sue notti solinghe.

Il sangue sulla sua mazza, depone una tetra promessa.

Poiché solo l’icore irruente d’un desiderio negato, potrà sciogliere il gelido cristallo che attanaglia ogni sua passione.

L’oscuro sovrano sogna, mentre i suoi sudditi, ammirati, frementi, si prostrano a lui sognando a loro volta un attimo incastonato in una gemma.


Davide Giannicolo


venerdì 7 gennaio 2022

Scolopendra Flagellatio




 Sarebbe sublime flagellarti con una grossa scolopendra caraibica.

Morso avvelenato che penetra la pelle, dozzine di delittuose zampe lascive su di te.

Sì mi piacerebbe frustarti con una scolopendra, anziché fecondarti con le larve d’un oscuro desiderio come faccio ogni notte.

Anemoni di mare celano il mio rosso peccato nel profondo dell’oceano di tutte le passioni.

Però sogno, in macabra catalessi, di macinare le tue carni fino alle budella.

Flagellandoti con una scolopendra, riscoprirei me stesso, impregnando di spore irte d’aculei, il rosso fulgore delle tue luccicanti ferite.

Davide Giannicolo