domenica 27 settembre 2020

Come se fossi ombra soffusa


L'altalena penzolava in modo sinistro, il cigolio delle catene evocava un poema che narrava di martirio e tortura, ma una stravagante delicatezza arginava quel segreto, una delicatezza innocente di lene petalo fluttuante.
Il crepuscolo s'accingeva a imbrunire le cose, e in quell'attimo il piccolo, spoglio parco giochi fu lambito da una fosca magia.
Un grosso uomo ammantato da un lungo cappotto incedeva nella strada deserta, il parco scorreva di lato lungo la sua lenta marcia, un enorme cane grigio accompagnava l'uomo in quella gelida sera deserta, il cane era sciolto e seguiva i suoi passi.
Con la coda dell'occhio l'uomo notò una sfumata, bianca figura, sembrava stare sull'altalena in impercettibile oscillazione. Intanto il cane si era allontanato dall'oscuro padrone, e ora annusava isterico la sabbia del luogo.
"Volcidor!" disse il padrone imperativo.
"E' tardi, andiamo".
Ma ancora quella soffusa movenza attirò il suo sguardo, sull'altalena infatti vi era una bambina, boccoli corvini cascavano lungo il suo volto di porcellana, un sorriso seducente, reso inquietante da chi lo generava, poiché quasi lascivo, s'allargava attorniato da labbra vermiglie.
Gli occhi striati di vene sanguigne dell'uomo si spalancarono, un occulto desiderio s'accese in lui, chiunque si sarebbe inquietato, lui invece sorrise e avanzò flemmatico come un orso, accarezzò quel viso pur riconoscendo in quegli occhi e nella vellutata voluttà del tocco di quella pelle la seduzione malvagia di un male sottile.

"Sei stato così brutale Vichelas, hai davvero esagerato" disse lei con voce fatata "Il male a volte si diverte a divenire nemesi mio dolce cucciolo sgozzatore, guardami, chinati e attingi un sorso delle mie piccole labbra profumate".
Vichelas folle si chinò, egli gestiva la notte di quel piccolo paesino, nessuna creatura della notte poteva spaventarlo, avrebbe scopato quello spirito insomma.
Così la baciò e sentì il sapore d'un languido aroma, un aroma dolce e cattivo che sapeva d'amore morboso.
"Io ti gestisco Vichelas, io ti nutro mio stupido trastullo, voltati".
Ed egli si voltò, una bambina che aveva ucciso tre giorni prima tra gli aghi di pino ora gli mostrava la testa mozzata del cane, le labbra ed il volto di lei erano impiastricciati di sangue.
Vichelas pianse di un pianto isterico, non vi era nulla che amasse più di quel cane.
"Morirai di nuovo!" A mascelle serrate egli proferì.
S'avventò sulla bimba di circa otto anni sollevandola dalla sabbia mentre lei lo mordeva selvaggia come un ratto sagace, ma Vichelas le schiacciò la testa sulla sabbia e il cervello fuoriuscì mescolandosi ad essa come fosse farina che si appiccica ad un truculento impasto.
Osservò soddisfatto il cadavere, poi pianse sui resti scempiati del mastino; si voltò verso la bimba sorridente sull'altalena e con il volto in lacrime le disse:
"Hai ridestato tu quel cadavere?"
"Sì Vichelas, poiché mi eccita punire voi psicopatici bestioni, e non ti ucciderò, nonostante posso, ti giuro che posso in centotredici modi o forse più, potrei scoparti fino ad ucciderti, ma per te dolce Vichelas, non vi è tormento più grande che quello di vivere nel tuo grottesco incubo, ascoltami quando riderò di te, mi scorgerai vagare nuda per i camposanti nottetempo, o sentirai le mie carezze nel sonno cullare la tua pazzia, aspettami Vichelas, come se fossi ombra soffusa.


Davide Giannnicolo

sabato 26 settembre 2020

Evil Bokken Capitolo Ottavo: Una Morte violenta

 


Delle sagome scure entrarono nell’edificio cadente, avevano delle torce elettriche e armi da fuoco puntate nella direzione in cui facevano luce. Illuminarono dopo poco il corpo di Miura straziato, accoltellato a morte prima del loro avvento, la ragazza non era riuscita a sopravvivere come sperava il suo aguzzino, allora preso dal rancore l’aveva pugnalata più e più volte fino a renderla irriconoscibile.

Evil Bokken uscì immediatamente allo scoperto, incedendo lentamente dall’oscurità verso le luci elettriche che puntavano tutte verso il corpo della donna ormai spirata.

“Spero non sia stata la ragazza di nessuno di voi, in fondo è stato un vostro regalo, e io ne ho fatto l’uso che più ritenevo giusto, d’altronde, se qualcuno ha qualcosa da ridire...”

Nessuno fiatò mentre il folle ghignava soddisfatto cercando provocazione, un attimo dopo le torce furono offuscate da una sagoma enorme che entrava nella stanza fatiscente, un uomo gigantesco con in mano una spada lunghissima sulla cui lama spiccavano due punte laterali, uno spadone spezzalance, di mole immensa come colui che lo portava, il famigerato Asso Di Spade.

Filippo Vadi in un suo manuale di scherma diceva di tale arma che andava usata o in battaglia o in strada, nel medioevo, da solo contro tanti, come una grande galea contro piccole, fastidiose imbarcazioni. Nella battaglia di Lepanto Antonio Canale con quest’arma fece strage di turchi sul ponte di una nave Veneziana mutilandone a frotte con movimenti sapienti e tenendogli testa da solo. Era questa l’arma destinata a sopprimere un cane randagio come Evil Bokken. Un’esecuzione maestosa, come se egli fosse un orda e non un uomo solo, dunque onorevole, destinata a dargli un nome anche da morto. Un arma che doveva sottolineare la potenza della sapienza marziale italiana contro le stronzate giapponesi dei cartoni animati; principalmente, divertente a pensarsi, era proprio quella la premura del tradizionalista boss Fuocoefiamme.

“Avete portato un gigante e un enorme pezzo di ferro, bene, niente pallottole, volete un incontro.”

Non ci fu risposta, la massa enorme scattò in avanti, travolgente come la corsa di un rinoceronte, falciò un colpo dal basso verso l’alto, un sottano, in gergo schermistico medievale. Evil Bokken provò a parare ma la spada di legno si frantumò in mille pagliuzze e il suo corpo travolto dall’impatto venne catapultato all’indietro. Si schiantò con la schiena contro il muro con in mano solo il manico del Bokken disintegrato, sentì presto un calore disagevole all’inguine. La lama gli aveva reciso i testicoli, che già stavano sanguinando copiosamente, quando se ne rese conto avvertì nausea e stordimento, il cuore accelerò le sue pulsazioni, la testa faceva un gran male.

“Direi che sei finito, con un solo colpo, coglione!”

Fuocoefiamme si accese una sigaretta avvicinandosi al gigante che impugnava lo spadone, immobile, in una postura tramandata nei secoli.

“Decapitalo Asso Di Spade, e andiamocene tutti a casa, domani questo deficiente sarà solo una macchia  su questa parete di merda!”

Fuocoefiamme accennò una risata che venne immediatamente messa a tacere, in un istante fulmineo Evil Bokken era scattato e gli aveva piantato un coltello tra le costole.

Seguirono un paio di spari, che colpirono l’aggressore alle spalle.

“Voi mi fraintendete, credete che abbia uno stile o una disciplina da difendere, state facendo un gran casino...vedete...ho perso il duello ma ho spappolato il fegato del vostro stronzetto che vi paga lo stipendio.”

Evil Bokken e Fuocoefiamme erano a terra, il sangue scuro di entrambi, mal illuminato, si mescolava sul pavimento pieno di polvere e detriti in una scena dal lirico squallore.

“Questo figlio di puttana ha ancora la forza di parlare, e voi stronzi, vi ho detto che non volevo sparatorie né pallottole...”

Con un filo di voce, Evil Bokken sussurrò in risposta all’uomo a cui aveva appena pugnalato il costato:

“Anche tu come me, a quanto pare, sei caduto con un colpo solo, c’è sempre quindi un figlio di puttana più forte di te in giro da qualche parte, vero grande capo?”

La lama oblunga dello spadone si abbatté sul collo del farneticante Evil Bokken azzittendo prepotentemente il suo delirio, la testa venne recisa di netto rotolando accanto a Fuocoefiamme, che sveniva soddisfatto e sorridente.

Asso di Spade aveva compiuto il suo dovere, come al solito, era stata una lotta facile ed impari, forse un giorno avrebbe trovato anche lui un degno avversario, uno in grado di fargli sputare sangue, ma ormai, la ruggine cominciava a disseminare saggezza sulla sua lama.

Fuocoefiamme sputava materia organica:

“Sbrigatevi, portatemi dal dottor Azzeccagarbugli, se no nessuno pagherà questa cazzo di serata di merda, seppellite la puttana e mettete la testa di questo figlio di puttana su un palo fuori al tribunale, che tutti vedano che giustizia é stata fatta, in quanto a te Asso di Spade, potevi coprirmi meglio, i riflessi ti si stanno rallentando, ma è uguale, fa parte del mestiere, ti darò talmente tanti soldi che la spada te la fai d’oro...ora...da Azzeccagarbugli a farmi ricucire...presto...prestoooooo....”

Le schegge del Bokken infranto dall’acciaio di Asso Di Spade rimasero a marcire in quel posto dimenticato. Miura fu seppellita poco distante e la sua macchina bruciata. Fuocoefiamme rischiò la morte come già successo altre volte, ma sopravvisse e malconcio, pochi giorni dopo, rimirò la testa del teppista marcire in pieno centro senza che nessuno la toccasse, non riuscendo a impedire che questi però, pur essendo morto, diventasse una leggenda. Tutti in città, maneggiando un coltello o un arma da taglio, non potevano fare a meno di pensare al grande, unico, folle e senza scrupoli Evil Bokken.

Davide Giannicolo

Fine



domenica 13 settembre 2020

Evil Bokken capitolo settimo: Rompere il mazzo



 Evil Bokken sfrecciava sull’asfalto nero da qualche ora, il brutto di una Lamborghini è certamente l’eccessivo consumo di carburante. La macchina si fermò in mezzo alle campagne, gli sgherri erano stati seminati ma certamente vicini.

La vettura fu abbandonata accanto al guard rail, aperto il cofano Evil Bokken trovò la donna svenuta, ancora i grossi seni cosparsi di crema costosa sussultavano in un tenue respiro. L’uomo la caricò in spalla portandola nella campagna inghiottita dalla notte, nella mano libera stringeva l’inseparabile Bokken .

A qualche metro si stagliava la struttura fatiscente di un capannone in disuso, colonne di cemento crepate e imbrattate da murales di cattivo gusto, vegetazione selvaggia e malsana, siringhe e preservativi usati erano il tappeto di benvenuto di quella oasi maligna.

“Ho parlato con te per tutto il viaggio credendo che mi ascoltassi puttanella, invece dormivi, sei proprio una compagnia di merda, adesso ti sveglio io!”

Il colosso si rifugió nella struttura fatiscente, gettò la donna in terra come fosse un sacco dei rifiuti, senza il minimo riguardo, emettendo un tonfo che fece scappare i ratti in un tramestio generale.

La donna fu denudata, legata con del filo spinato che l’uomo portava al posto della cinta dei jeans logori. Ben assicurata a una delle colonne il cui intonaco cadeva come la pelle di una mummia. Il dolore degli aculei di ferro, l’aria fredda della notte, il sangue, tutto contribuì a destare la giovane prostituta abituata a cene di lusso e trattamenti da principessa.

“Ben svegliata puttana, non dicevi di voler giocare con me? Adesso lo faremo, mentre aspettiamo i tuoi amici, le loro pistole contro la mia scherma, sarà una notte meravigliosa, ma prima ti sventro, come una scrofa al macello!”

Non perse tempo e già una piccola lama affondata a tradimento penetrò con un secco suono nel ventre muscoloso di lei. Il sangue si allargò sui suoi indumenti in un cerchio sempre più ampio.

“Ci mettono tanto ad arrivare vero gli stronzi? Non hanno tanto a cuore il tuo destino!”

Miura non riusciva a parlare, affannava sopraffatta dal dolore e dal senso di disagio, ma riuscì a bisbigliare:

“Porteranno con loro un campione, uno che con quella spada del cazzo ci sa fare meglio di te, arriveranno presto, e io mi divertirò a vederti umiliato a terra, massacrato, come tu fai con me adesso!”

Un brivido percorse Evil Bokken, il suo onore era stato intaccato dalle parole della donna, una sfida era in atto. Quei vili volevano competere con la sua maestria, con lui che aveva ucciso il suo maestro e distrutto la sua scuola col miglior allievo dentro in un solo giono. Il suo corpo fremeva, le sue mani tremavano.

“Allora ti lascerò in vita, così vedrai, ammirerai coi tuoi occhi da troia chi è il migliore in Italia e nel mondo con in mano un arma da taglio, vedrai questa sfida tra spadaccini fuori controllo, e dirai col tuo ultimo respiro che sono io il più forte! Sì te lo farò dire, stanne certa, ti farò sputare queste parole piene di sangue mentre ti sfregherò sui loro cadaveri, lurida trangugia sborra!”

Colpito nel vivo Evil Bokken si sentiva a disagio adesso, sudava, pieno di ansia da prestazione aveva smarrito ogni sensazione di psicopatica serenità o padronanza di sé. Solo un malvagio narcisismo ora imperava nei suoi occhi spalancati dalla follia.

Poi dei fari affondarono nella tenebra la loro luce bianca che ruppe l’attesa, il suono di motori affaticati avvolse l’edificio cadente, la polvere issata in un turbine dagli pneumatici che sfilavano in curve aggressive arrivò ai polmoni del pazzo in attesa fervente:

“Bene troia, è ora di questa cazzo di sfida, sono arrivati i tuoi amichetti!”

Il sorriso di Evil Bokken sembrava una ferita in quel volto pallido e sudato, follemente pronto alla più atroce delle morti, così come la sua era stata tra le più atroci delle vite.

Davide Giannicolo

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giovedì 10 settembre 2020

Evil Bokken capitolo sesto : Re di Bastoni e Donna di Denari



 Lo adescheremo con una bella donna, una di quelle che non ha mai visto o quanto meno non ha mai nemmeno rivolto la parola a uno come lui!”

Disse ciò Fuocoefiamme al suo leccapiedi organizzando la caccia a Evil Bokken. Asso di Spade era già su una Mercedes a poche ore dalla città, pronto all’esecuzione finale.

“Hai ragione capo, non credo sia tipo da raccogliere una sfida, che so un biglietto di invito a un duello, come si faceva una volta!”

“Non ho chiesto il tuo parere cazzone, ti sto semplicemente dando degli ordini, e vedi di capire bene quel che porca troia ti dico! Useremo Miura, la nostra fuori serie, non la Lamborghini ma la puttana d’alto livello, anche se adesso le chiamano escort, sempre una succhiacazzi è, nemmeno il presidente col suo stipendio del cazzo riuscirebbe a chiavarsela, cazzo mi sembra di stare in un film di Moana anni 80! Lei è la nostra Donna di Denari, il coglione ci cadrà subito e Asso di Spade gli romperà il culo!”

“Ma il duello onorevole? Asso di Spade non ci starà mai! Non stiamo mica giocando a scopa!”

“Ancora mi rompi i coglioni? Non hai capito che devi stare zitto e basta? Diciamo che sarà lì che verrà lanciata la sfida!”

Arrivò a breve, in tarda sera la Donna di Denari, Miura, con la vettura scintillante di cui portava il nome. Era sesso con scarpe costose e abiti succinti, pelle profumata e luminosa al chiaro di luna, glutei di piombo, seno esplosivo che straboccava dalla scollatura, capezzoli turgidi che potevano accecarti come ditate negli occhi.

“Secondo me non abbocca!” Disse il leccapiedi. “A quello piacciono quelle più terra terra, tipo le zoccole da supermercato, a mio parere qui si sta sopravvalutando il personaggio!”

Fuocoefiamme non lo sentì, se no gli avrebbe sparato personalmente sul posto, era troppo impegnato a toccarsi i genitali da sopra i calzoni mentre la dea del sesso scendeva dalla macchina.

“Quanto è bona, questa con  tutto quello che gli diamo me la faccio prima io!”

E così fu, patteggiando un forfait sul compenso di Miura, Fuocoefiamme se la inchiodò sul divano del suo ufficio, proprio come in un film di Moana anni 80. 

Concordati prezzi e dinamiche, circa un ora dopo, la Lamborghini  Miura azzurro cielo dell’adescatrice si aggirava a bassa velocità lungo i luoghi frequentati da Evil Bokken. Fu sotto casa sua che la macchina si accostò al losco figuro, appena sceso, spada di legno alla mano, in cerca di qualche soldo e facili prede.

“Mi piacciono i tipi piazzati come te, andiamo a bere qualcosa?” Disse la dea della pornografia confezionata nella sua macchina di lusso.

“Non credo possa pagare la tua tariffa bella!”

“Non farfugliare così, cosa sei annoiato? Forse non hai capito, tu mi piaci proprio, ho bisogno di uno bello tosto che mi sgranchisca le ossa, per te il giro è gratis!”

Così dicendo la zoccola fece rombare un paio di volte a vuoto il potente motore e aprì la portiera.

Evil Bokken salì in macchina di fianco alla donna, immediatamente un profumo di fica soprannaturale, condito con lozioni da centinaia di euro, lo tramortì quasi stordendolo.

“Dove andiamo amore, ti va un locale? O andiamo dritti a casa mia? Ho una bella vasca piena di luci e bollicine!”

“Non offenderti piccola, sei tanto carina, ma non sei il mio tipo, sembri quasi una bambolina triste e finta, a me invece piace la carne vera, la roba sporca, livida e realistica, la pelle rovinata e adiposa, e poi dimmi, quelli che ti mandano mi credono davvero così stupido? Credo proprio che mi fotterò il tuo cadavere, dopo che ti avrò percossa e strangolata!”

La macchina sbandò, poi si arrestò di colpo, Evil Bokken scese, strattonò la donna trascinandola giù dalla vettura a sua volta, la picchiò su schiena, volto e gambe col bastone di legno, le sfilò il tanga filiforme e con quello le legò le mani saldamente, poi la rinchiuse nel bagagliaio. Si mise alla guida e sfrecciò a gran velocità inghiottito dalla notte asfaltata.

Naturalmente una macchina li stava seguendo, il solito tirapiedi chiamò Fuocoefiamme al cellulare:

“È successo un casino, niente sesso e notte folle, in un batter d’occhio l’ha riempita di bastonate e rinchiusa nel baule, che poi è minuscolo e non so come fa a starci dentro  una cavallina così con tanto di tacchi, adesso c’è lui alla guida della Lamborghini, lo stiamo seguendo, ma va veloce, cazzo, troppo veloce!”

“Cazzone eravate lì a posta, perché non avete fatto niente?”

“Pensavamo avessero già cominciato a scaldarsi un po’, ha fatto in un lampo, credevo stessero facendo qualcosa di perverso, ha appena preso l’autostrada, facciamo fatica a stargli dietro.”

Il bokken aveva frantumato la bella faccia della donna di denari. Il re di bastoni, Evil Bokken, con la sua spada di legno, l’aveva inghiottita in una tetra giocata senza farsi ingannare nemmeno un istante.

Le macchine di Fuocoefiamme, coi motori incandescenti e quasi fusi, portati allo stremo delle loro prestazioni, stentavano a seguire la rombante Lamborghini in quella amara partita.

Davide Giannicolo

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lunedì 7 settembre 2020

Evil Bokken capitolo quinto: Asso di Spade




 Fottimi, nel bel mezzo dei palazzoni, sotto la calura asfissiante, qui non c’è ombra tranne che sotto i garage, fottimi, nell’asfissia della canicola, alla luce accecante del sole rovente, qui non c’è nemmeno un alberello dove nascondersi, cemento, solo cemento e solitudine coi balconi che sembrano deserti a guardarci dall’alto. Nessuno farà caso a noi, mi sono vestita così a posta, nella mia cameretta dozzinale, unico dono dei miei genitori, presa in mezzo ad altre rotonde di cemento e cielo finto di un azzurro colorato a pastello. Stai tranquillo, nessuno ti giudicherà, anche se sembro piccola mi sono comunque vestita da puttana solo per te!

Evil Bokken si svegliò di soprassalto nel suo monolocale senza finestre, l’aria era asfissiante, faceva un caldo innaturale tra quelle mura perennemente battute dal sole della zona industriale. Scolò una birra dieci gradi nera col vichingo in copertina, poi riappiccicò le palpebre livide:

Scopami, qui al supermercato, anche se sono incinta, ho messo a posta questo vestito rosso trasparente. Vedi il mio culo come si è ingrossato? E che mutandine piccole che ho messo? Si vedono chiaramente mentre passo col carrello, minuscole mentre la carne dei miei fianchi bovini ne ingloba i bordi filiformi. Ti aspetto nel parcheggio sotterraneo, poi ognuno dimenticherà la propria identità.

Si svegliò di nuovo, madido di sudore, la realtà, i desideri e i ricordi si confondevano in un unico blocco cerebrale. Non pensava minimamente di essere pazzo, solo ubriaco forse, allora si fece un altra birra nera col vichingo provando a sedarsi. La città era diventata ostile per lui, meglio stare un po’ rintanato, non era così stupido da ignorarlo, ma certo era che aveva bisogno di un po’ d’aria.



I principali possessori della città erano naturalmente italiani, lasciavano spazio agli stranieri per faccende di poco conto, quindi stava a loro risolvere il problema crescente di Evil Bokken.

La storia arrivò direttamente alle orecchie suscettibili di Pasqualino Fuocoefiamme, figura quasi invisibile che gestiva locali, prostituzione e droga in quella zona.

“Cosa ha fatto insomma questo pagliaccio? Ha  messo su un po’ di casino in un negozio di pupazzi? Ha pestato qualche ragazzino? Fa un po’ il rattuso qua e là? E a noi che ce ne fotte? Mi prendete per il culo? Mi spiegate che problema rappresenta?”

“Signor Fuocoefiamme mi permetta, questo chiede il pizzo e massacra la gente, noi che figura ci facciamo?”

“Lo paghiamo e lo prendiamo con noi, cazzi di quei neri e gli spagnoli se non riescono a tenergli testa, noi prendiamo questo cane randagio e gli mettiamo un bel guinzaglio!”

“Ha già ucciso Totore a bestia, in pieno giorno, nel nostro territorio, davanti a una folla di scommettitori accaniti, tutti già parlano di lui come si faceva al tempo con Gesù!”

Il boss sospirò, era troppo vecchio per questo genere di cose, queste parabole bibliche e sti giovani strafatti in cerca di nomea. Era alla ricerca di una soluzione classica, elegante, vecchia maniera. C’era un clown che proprio non voleva stare nel suo circo.

“Chiamatemi Asso di Spade, subito, qui serve una soluzione all’italiana!”

“Non risponde mai a telefono da anni e lo sapete!”

“ Allora per amore della madonna che non vi dà fuoco a tutti quanti in questo istante trovatemelo, e andiamo noi da lui!”

Tutti in quella stanza tacquero, si era mosso qualcosa di immenso e molto pericoloso, il teppista uscito fuori controllo era divenuto troppo adulto e pretenzioso per essere tollerato oltre nelle sue scelleratezze.

Asso di Spade era un uomo molto particolare, sempre stato ai margini dell’organizzazione. Era amico d’infanzia del boss principale a capo anche di Fuocoefiamme. Campione di scherma, persona elegante e di buon senso. Poteva fare a un uomo con una lama tutto quello che la fantasia può suggerire e oltre. Spesso si era prestato a esecuzioni speciali servendosi solo di spada e pugnale, o al massimo ascia, alabarda, mazza o catena. Insomma non era persona da arma da fuoco. Aveva sempre manifestato lealtà ma mai però affiliazione o sottomissione, specificando il suo amore per la disciplina della lama  senza mai asservirsi all’organizzazione. In questo era molto simile a Evil Bokken, un outsider, un cane sciolto. Mentre Evil Bokken però era un cane randagio, Asso di Spade era un mastino, ligio alla disciplina, ferreo nell’allenamento, almeno un tempo. Il problema principale era proprio questo. Lo spadaccino adesso aveva barba argentea dove prima spiccava il nero corvino, viveva in campagna, con moglie devota e fiorente prole. Oltre che arrugginita la sua spada poteva quindi rivelarsi ostile alla violenza.

Fuocoefiamme ci provò lo stesso e lo raggiunse alla bella casa di campagna. Lo trovò in giardino, decisamente ingrassato ma potente nella muscolatura; oltre ai suoi figli aveva adottato altri bambini, ragazzi deboli, emaciati, da curare con pazienza, come era nel suo stile.

Il boss fu accolto in memoria dei vecchi tempi e per lui e i suoi uomini fu servito un ricco pranzo; ragazzi e ragazzine ridevano intorno ai criminali e giocavano spensierati, tutto era serenità in quel luogo, nulla suggeriva che il vecchio Asso di Spade potesse impugnare di nuovo le vecchie lame.

Allo scrosciare di una fontana rinascimentale, in un chiostro mirabilmente ristrutturato nella maniera italiana del tardo medioevo, finalmente Fuocoefiamme espresse la sua richiesta. Sapeva di non poter dare ordini a quell’uomo, che poteva permettersi tranquillamente di rispondergli con un rifiuto e tagliargli la testa; allora usò l’astuzia.

Guardando quei ragazzi indifesi protetti dal gigantesco e forte padre putativo, spiegò le malefatte di Evil Bokken così com’erano state perpetrate:

“Non voglio che venga sparato come un cane randagio capisci? Potrei farlo in qualsiasi momento, voglio che muoia di spada, come piace a lui, voglio dimostrare che noi siamo forti e possiamo fare tutto, capisci? Quei suoi modi giapponesi non li sopporto, tu hai passato la vita a studiare la scherma storica italiana ed europea, tu più di tutti dovresti sentirti offeso, spezzare quella spada di legno asiatica e farlo a pezzi con quello spadone scintillante che tante volte ti ho visto usare per mozzare teste!”

“Guardati intorno, sai che non sono più quell’uomo, ho dei figli, una moglie che ha bisogno di me!”

Fu in quell’istante che Fuocoefiamme giocò tutta la sua scienza di stratega, estrasse una foto dalla giacca e chiamò:

“Lucia, so che hai sentito tutto, solo tu puoi convincere tuo marito, solo lui, onorevole, imbattuto campione può fermare questo scempio, guarda l’uomo di cui parlo cosa ha fatto a questa povera creatura.”

La donna guardò la foto, impallidì, poi si rivolse a suo marito e annuì col capo.

“Va bene lo faccio, spadone a due mani, come ai vecchi tempi!”

Furono gli occhi indignati di sua moglie a risvegliare la vecchia fiamma di punizione e violenza che fievole ardeva in fondo al cuore del temutissimo Asso di Spade.

Davide Giannicolo 

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sabato 5 settembre 2020

Evil Bokken capitolo quarto: illustri nemici



 Evil Bokken aveva preso una bella automobile come tangente, nera, scintillante, dal motore potente. Un luminoso impianto stereo pompava musica elettronica, roba da asfalto e solitudine, quartieri popolari e droga da poco.

Dei ragazzini erano fermi alla fermata del bus, in mezzo al deserto di cemento, squallore urbano tartassato da un sole innaturale e quasi antisociale. Uno dei piccoli selvaggi lo prese in giro, con l’innocenza dei giovani animali che si credono forti e  divulgano arroganza senza sapere a cosa vanno incontro. Evil Bokken fece segno con mano e bocca di succhiargli il cazzo, poi fece inversione e li raggiunse. Scese dalla macchina, massacrò il ragazzino senza spiegazioni, con lui c’erano altri amici, anche loro subirono l’ira del Bokken nella schiena e nelle gambe. All’unica ragazzina sfilò a forza le mutandine, le sfregò il pube con le mani grezze, poi la lasciò così sulla panca della fermata, in mezzo ai ragazzini pestati a sangue, senza mutande, con l’indumento sfilato tra le mani rimontò in macchina e sgommò sull’asfalto rovente, gettò le mutandine un chilometro più lontano.

Tutti quelli che dovevano saperlo sapevano in città e nella sordida periferia che Evil Bokken stava esagerando, non era affiliato a nessun gruppo criminale, protetto da nessuna etnia, nessun boss lo conosceva o riceveva parti del suo ricavato. Si sapeva solo che non toccava droga e che faceva racket per conto suo. Nessuno voleva fare la prima mossa e lo lasciavano fare. Un giorno però ad una gara di motocross illegale sotto un ponte dimenticato in mezzo alla sabbia di un cantiere, qualcuno rubò la sua macchina per lanciargli un messaggio.

Tutti erano d’accordo, in quella terra di nessuno, russi, africani, latino americani, italiani.

Evil Bokken era solo contro tutti.

Fu umiliante tornare a casa a piedi, come la ragazzina a cui aveva rubato le mutande. Sotto casa fu pestato duramente, da uno dei migliori di tutte le gang della città.

Un latino, uno dell’est, uno del sud Italia, un nero africano, Evil Bokken ricordava tutte le facce, indolenzito, mentre sputava sangue sull’asfalto ancora caldo nonostante fosse notte.

Quando un uomo che non ha niente da perdere ha la faccia indolenzita dalle botte, sente il calore di ogni percossa, il suo onore brucia più dei lividi, e pensa, pensa nonostante la testa faccia male a causa dei colpi, pensa alla vendetta sopra ogni cosa. Fu così che fece Evil Bokken.

Non aspettò neanche l’alba, bastò chiedere e pestare. Allora Ramon, il più tosto esattore dei latini, che faceva tremare cileni, peruviani e colombiani, fu trovato con la testa spaccata insieme alla sua puttana morta a causa di gravi percosse anch’ella. Alle dieci di mattina il russo Vitaly fu trovato strangolato nella sua Mercedes. A mezzogiorno toccò all’enorme senegalese campione di lotta clandestina Bombanoir, che venne accoltellato a morte mentre andava in palestra. In ultimo venne sorpreso Salvatore a bestia, noto napoletano addetto al recupero crediti e buttafuori dalla mano pesante, sorpreso in una sala scommesse da una mazza di legno dritta al centro della testa che ne causò un trauma cranico mortale.

Tutti i testimoni, dicevano che a compiere questi atti efferati era stato un personaggio truce e trasandato direttamente riconducibile alla persona di un certo Evil Bokken.

Davide Giannicolo 

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mercoledì 2 settembre 2020

Stupro tentacolare: metafora svelata



 Al largo di un mare calmo, sotto  il sole di luglio, un uomo attempato: pelo argenteo sul petto, catena, anello e bracciale d’oro lucente, scintillanti sul riverbero delle onde turchesi, sottrae alle attenzioni del padre una ragazza minorenne. Piccolo corpo, seni acerbi, possessione carnale, sale, affanni, gemiti, consenziente la giovane ragazza si prostra alle fauci e i tentacoli del mostruoso, metaforico animale marino. Il mostro tentacolare non è altri che un grosso uomo abbronzato, ella è viva e gode, morta solo la sua purezza, la tana del mostro non è altro che un pedalò nascosto dagli scogli, punto bianco e tranquillo sulla linea immota dell’orizzonte. Il mare quieto maschera il tumulto della verità?

Davide Giannicolo

Se vuoi saperne di più oh ignaro lettore leggi Stupro Tentacolare sullo stesso blog.