domenica 13 gennaio 2013

VUOTA DI TE



Vuota di te

Obnubilato dal vino,
divelgo il coperchio della bara.

Ho vagato fino alla fossa,
bramata,
consunta,
strabordante disio.

Il cimitero m’acceca,
eppure delicato appare,
il tremolio degli scarlatti lumini,
che intorno a me danzano,
come spettri di scherno.

Ma nulla scorgo,
nella fossa con fatica scavata,
solo oscurità
e un miasma gorgogliante
che non è la fragranza del tuo crine.

In ginocchio,
nel fango,
apro le mie ubriache vene,
e di me
irroro la fossa
vuota di te.


                       Davide Giannicolo

mercoledì 2 gennaio 2013

Madrigale, di Davide Giannicolo

Madrigale

"S’arrampica, isterico l’insetto,
sul rosso bacio della Sarracenia;
palpita, frenetico il suo petto.

Ci pare d’udire la sua nenia:
disperazione fra le fronde altere,
verde morte che non chiede venia.


Lotta, inerme l’insetto, e spera,
poi dolcemente cala la sera."


                     Davide Giannicolo


E' un breve componimento, che ebbe molta fortuna dal XIV al XVIII secolo, non solo dal lato poetico ma anche musicale. Consisteva in origine di due o tre strofe di tre endecasillabi con rapporti vari di rima, seguiti da due endecasillabi a rima baciata, oppure da quattro endecasillabi a rima alternata.