sabato 3 ottobre 2020

Evil Rotten Bokken: Vermi

 


Tomba senza nome, triste e dimenticata, notte senza luna, lucciole che sembrano lumini, nel silenzio la marcia trionfale dello strisciare dei vermi. Orde pulsanti, un nugolo palpitante che scava la terra fino in fondo, penetrando nella bara. Stranamente la nidiata immonda dona vita alla putrida carne, un male innominabile che strappa ossa peccaminose alla tomba al fine di restituirle alla psicosi dell’odio di cui in vita erano intrise. Tetra resurrezione, nocche scarne che sfondano a pugni il marcio coperchio della bara per poi scavare nella terra umida. Farsi spazio tra la tenebra infinita del ventre del cimitero, guidato dai vermi che ormai hanno preso possesso delle viscere e della vuota gabbia toracica, consumandovi uno sfrenato, pulsante festino inneggiante alla infausta, trionfante rinascita.

La mano fatta d’ossa sorge lentamente dal terreno umido del cimitero come fosse un bianco fiore in germoglio, come Ecate che vive sia sopra che sotto simile all’erba di cui ignoriamo le profonde radici dimoranti nel sottosuolo, Evil Bokken sorge, mostrando alle stelle brulicanti nel cielo, scintillanti, simili a lame appena sfoderate, lentamente, la propria diabolica rinascita.

Così come la sua lapide è priva di nome, fiori o commemorazioni, il corpo è senza testa, ignota identità sottratta da un colpo di spada. Ricordi, impulsivi e veementi come vomito affiorano fino al collo mutilato da un taglio netto, qualche verme vi fuoriesce, cadendo in un groviglio pulsante, percorrendo il petto fino all’umida terra, dove pare abbia appena piovuto. Falene, pipistrelli e altre creature notturne salutano il nuovo paladino della notte, loro sanno, non sono nuove a questo genere di scene perpetrate nottetempo, è affascinante ciò che accade in un cimitero lontano dagli occhi dei mortali. Un’unica voce impossibile da udire guida quel corpo sottratto alla morte o forse eletto da essa, una voce appartenente al ronzio delle ali di insetti nottivaghi:

“Recupera la tua testa oh cavaliere delle tenebre e compi la tua vendetta!”

Ai cancelli del cimitero lo attendeva però già una sorpresa: una donna, anch’ella in avanzato stato di decomposizione, imbracciava un fucile automatico, spocchiosamente puntato verso di lui. 

I seni parevano sacche vuote, dentro però pendulo il silicone di vecchie protesi arrivava fino al ventre, le costole sporgevano come punte di coltello.

“Miura, finalmente ti vedo nella tua vera natura, la morte ti rivela per quello che sei!”

“Come fai a vedermi senza testa, brutto figlio di puttana, sono qui per la mia vendetta, risorta per farti quello che tu hai fatto a me!”

“Sono i miei amichetti, tutti questi bei vermicelli a vedere al posto mio, come antenne, sono come radar capisci? Dove cazzo hai preso quel mitra piuttosto?”

Una risata agghiacciante fuoriuscì da una gola che non c’era, prodotta da corde vocali recise e inesistenti. 

Innervosita dal solito fare di Evil Bokken, Miura iniziò a sparare. Raffiche impazzite crivellarono il corpo del cadavere appena risorto, adesso era la morta a ridere istericamente mentre pezzi organici marcescenti venivano sparsi sulle lapidi.

Il caricatore era scarico e la risorgente sospirò soddisfatta, la sua serenità durò poco però, poiché in pochi attimi le frattaglie si assemblarono accompagnate da un suono viscoso, era come se i pezzi fossero trasportati dai vermi in un lavoro da officina negromante.

“Credo che adesso toccherebbe a me spappolarti, e lo farei volentieri giusto per sgranchirmi dopo questo sonnellino sottoterra, ma credo anche che potremmo andare avanti così tutta la notte, qualcosa mi dice che ti rimetteresti su anche tu e che qualcosa ci ha voluti qui insieme stanotte per un unico fine, andiamo da Fuocoefiamme, è stato lui a mandarti tra le mie mani perverse e dovevi aspettarti cosa sarebbe successo, lui ti ha ingannata, non io, che sono subito stato sincero con te, andiamo, io riprenderò la mia testa e tu la tua vendetta, e poi sai, ti trovo veramente bella adesso, così decomposta, ora sì che sei attraente nella tua vera natura, truccata dalla morte e non dal silicone.”

Miura sorrise inquietantemente, era orribile, un teschio con un velo di pelle grigia a coprirlo, priva di naso e con una specie di piccolo salvagente di silicone sui denti ghignanti nella smorfia della decomposizione.

“Se tu avessi una testa adesso ti bacerei Evil Bokken, va bene, andiamo, ma voglio vestirmi, attillata e da puttana, come è sempre stato, non mi va di girare così anche se sono morta e faccio schifo, poi rubiamo una macchina, già immagini il modello vero?”

*

Una Lamborghini rombante sfrecciava nel cuore della notte, ospitava una morta decomposta vestita da troia, truccata e tutta in tiro, con al suo fianco un cadavere senza testa, che però parlava e faceva battute maligne. Questa scena si era già vista, quando i due erano in vita, e non era finita affatto bene.

Cosa si aspettavano le forze delle tenebre da quei due? Fermare l’impero di Morte e illegalità di Fuocoefiamme? Dare la possibilità a Evil Bokken di compiere uno scontro alla pari con Asso di Spade? Il cui ricordo era bruciante e silenziosamente fisso nel cuore marcio del redivivo? O semplicemente le forze del male cercavano nuovi Alfieri al fine di disseminare il male nel mondo? Pensieri troppo complicati per quella coppia strampalata.

“Come mi vedi truccata così? Faccio schifo vero?”

“Stai benissimo invece...”

“Oh grazie amore mio!”

“Stai andando troppo in là con questo rapporto, nessuno ha detto che siamo Romeo e Giulietta!”

“Stronzo!”

Andarono prima a casa del vecchio rivale di Evil Bokken, lo odiava, e voleva rompergli il cazzo anche dopo la morte. Furtivamente entrarono in camera del coglione morto da mesi, che in vita abitava ancora coi genitori, rubò il suo Bokken, al cavaliere delle tenebre serviva un arma e gli sembrò questo il modo migliore per procurarsela.

“Miura sputaci sopra, odiavo questo cazzone, era il preferito del mio maestro, modestamente ho ucciso entrambi, non userò mai la sua spada senza prima dissacrarla per bene, come vedi io non ho un cazzo con cui sputare, quindi ti prego, fallo tu per me, sarà ancora più umiliante la saliva di una donna!”

E Miura lo fece di buon grado, due o tre sputazzate grumose piene di catarro verde, Evil Bokken, decapitato, non aveva ghigno in quel momento, ma vi assicuro che c’era, nel profondo di sé, un maligno sorriso soddisfatto c’era eccome.

“Bene adesso ci piscio sopra e il rito è finito!”

Fu allora che il tetro spadaccino si rese conto di non avere più un pene, forse mangiato dai vermi, ma solo un buco marcio simile alla vagina di Miura.

“Oh cazzo, che punizione è questa, porca troia, potevano lasciarmelo almeno quello!”

Espulse comunque una sostanza densa, gialla e maleodorante che impregnò il bokken giacente sul pavimento della stanza che i genitori del morto avevano adibito a una sorta di tenero mausoleo.

“Sei proprio un figlio di puttana, mi piaci sempre di più, posso sputare anche sulla sua foto?”

“Fa pure piccola mia, anzi mi fa piacere, ora la sua spada è mia, pronta a spaccare le ossa di quei cazzoni che ci credono morti.”

*


  

La Lamborghini entrò a tutta velocità nella porta di vetro del palazzo a quindici piani di Fuocoefiamme, fu una carneficina, era quasi l’alba, gli uomini erano pochi e assonnati, una luce grigia cominciava a schiarire le cose mentre mani ossute cominciarono a sembrare corpi, sottrarre pistole e usarle contro i possessori iniziali in maniera perversa, infilandole nei posti più improbabili e facendo fuoco. La spada di legno frantumava crani, spezzava rotule, schiantava in mille pezzi le ossa delle mani, spappolava con colpi di punta bulbi oculari e carotidi, in pieno stile Evil Bokken, come in passato aveva fatto molteplici volte. Ovunque imperavano grida e spari, colpi secchi, cartilagine infranta, rantoli, sussurri di pietà e suono di ossa spezzate da un ligneo corpo contundente.

“Che cazzo sta succedendo? Mi sono addormentato due ore fa dopo il poker del venerdì, chi cazzo si permette di sparare qui sotto?”

Fuocoefiamme a causa dell’immensa mole di lavoro e anche per fare al meglio i cazzi suoi lontano da moglie e figli ormai viveva nell’attico del palazzo amministrativo dell’organizzazione, era ancora rincoglionito dal bourbon della sera prima, ma divenne di colpo lucido quando udì le parole del suo scagnozzo, che gli risvegliarono oscuri, temibili ricordi:

“Sembra che ci siano due cadaveri che camminano, uno di una donna, l’altro senza testa con in mano una spada da samurai fatta di legno, le pallottole non li buttano giù, stanno facendo un macello, salgono a piedi veloci come saette, dovrebbero essere al settimo piano adesso!”

Un cadavere senza testa con in mano una spada di legno da samurai. 

Possibile? Possibile che quel figlio di puttana di Evil Bokken fosse realmente uscito dalla tomba in cerca della sua testa? Cioè ma poi la testa di chi? La propria ovvio, ma anche la sua, la sua nel senso della strafottutissima testa di colui che glie l’aveva fatta strappare. 

Poggiò due revolver e un automatica sul tavolo di vetro nero, lungo due metri, che si opponeva alla porta.

“Le pallottole non li buttano giù!”

Cominciò a sudare, estrasse dall’armadio un fucile a pompa, lo usava quando voleva fare danni seri, un colpo di quello e un corpo va in pezzi, altro che proiettili.

“E poi l’altra chi è? Ha trovato la fidanzata? Non sarà quella zoccola di Miura? Con tutti i soldi che le ho dato, c’è stato anche dell’affetto tra noi, ma no, che cazzo sto dicendo, saranno due coglioni travestiti da zombi, qualcuno mandato da bastardi rivali, questi cazzo di latini amano ste stronzate, le maschere da teschio e puttanate simili, degli emulatori oppure, che vogliono seguire la fine che ha fatto quel figlio di puttana, teppistelli del cazzo strafatti fanatici del vecchio Bokken, ne ho sentito parlare, adesso li fulmino con questo e gli faccio passere il vizio, ma cazzo, senti che casino, possibile che i miei uomini siano tutti dei cocainomani inutili con una pistola sotto il panzone gonfio di gin e acqua tonica?”

Pensieri silenziosi sotto una fronte sudata, un boss pronto alla morte, sapeva che la sua vita un giorno poteva finire in questo modo, forse era per quello che non dormiva più con moglie e figli, in fondo forse, il vecchio Fuocoefiamme, era un tradizionalista attaccato ai vecchi valori, nonostante la sua professione sporca che ti impediva di dormire sereno la notte. Intanto le urla e gli spari si avvicinavano sempre di più, il sudore lo stava rincoglionendo minando la sua lucidità, allora si mise davanti alla porta chiusa puntandovi il fucile a pompa, lo scagnozzo rispettava il silenzio e lo imitò, puntando verso l’ignoto che velocemente incedeva una mitragliatrice Uzi. 

Un gruppo di uomini, le migliori guardie del corpo di Fuocoefiamme si erano raggruppati facendo barriera davanti alla porta del suo ufficio. Improvvisamente il boss dall’interno udì il suono secco di vetro che si schianta e grida strazianti.

“Fuoco, va tutto a fuoco, hanno delle Molotov!”

Presto l’odore del fumo e della carne bruciata si insinuò dalle fessure della porta.

“Aprì e facciamola finita con questi pazzi, prima di bruciare vivo qui dentro voglio vederli in faccia!”

Lo scagnozzo obbedì agli ordini del suo capo, spalanco le imposte di legno massiccio e subito venne rivelato l’inferno che fuori imperversava, un rogo imponente si era impadronito dell’intero piano del palazzo; istintivamente lo scagnozzo sparò una raffica tra le fiamme, vi fu solerte risposta, due proiettili provenienti dal nulla gli frantumarono le ginocchia, stendendolo in una pozza di sangue.

“Non me ne starò qui a fare la fine del topo, venite fuori e fate quello che dovete!”

“L’avresti mai detto che proprio un incendio avrebbe fottuto uno col tuo nome altisonante?”

La sagoma senza testa uscì dalle fiamme, come una figura infernale e sulfurea, la sua sposa decomposta lo raggiunse mettendosi al suo fianco, tetri sposi incedenti verso l’altare della morte.

Il fucile a pompa sparò, una spalla seguita dall’intero braccio esplose dal corpo del cadavere senza testa, era l’arto che impugnava il bokken. Seguirono grottesche risate di scherno e satanica superbia, qualche colpo di risposta sparato da Miura che stringeva tra le mani ossee dure automatiche appena rubate alla camorra. Fuocoefiamme evitò i proiettili rotolando di lato, riuscì a rifugiarsi dietro il divano seguito da piombo e risate. Il costoso pezzo d’arredamento in pelle nera venne crivellato velocemente, i caricatori di entrambe le pistole erano vuoti, allora il boss si scoprì rispondendo al fuoco, fu terrorizzato nel vedere che il braccio e la spada di legno del morto senza testa erano di nuovo al loro posto, perfettamente intatti come lo erano prima del colpo di fucile. Ne sparò un altro, alla gamba della donna, che sparì in mille pezzi facendola cadere come fosse una bambola rotta.

“Non ti ricordi quando mi hai scopata proprio su quel divano dove ora ti nascondi? Non lo rifaresti più adesso vero? Non ti piaccio più Fuocoefiamme? Dai vieni fuori e dai un bacio alla tua Miura, la donna di denari!”

Il cadavere dai seni pendenti era di nuovo in piedi, come se nulla fosse successo rideva malignamente.

I proiettili non li buttano giù.

Era la fine, il rogo si propagava all’interno in una scena dantesca.

“Puoi ancora salvarti Fuocoefiamme”. Disse il morto decapitato.

“Ridammi la mia testa, dimmi dov'è, poi portami da Asso di Spade  ti lascerò andare!” 

Non c’era molta scelta, le fiamme avviluppavano ogni cosa e il fumo cominciava a bruciare i polmoni.

“Alla tua sinistra c’è un armadio nero, il tuo teschio è lì dentro, l’ho tenuto per mostrarlo a chi voleva mettersi contro di me, e ti confesso che mi è stato molto utile!”

Evil Bokken seguì le indicazioni del boss, finalmente si ritrovò innanzi la sua testa perduta, scarnificata, ormai priva di volto e lineamenti. La prese con tutte e due le mani come fosse una corona e in un gesto trionfale se la posizionò lentamente sul collo mutilato, la carne marcia assorbì immediatamente l’innesto ritrovato. Circondato dalle fiamme, teatrale e psicopatico, il cadavere col volto di teschio emise una tonante risata pregna di lirismo.

“Ora sono di nuovo un ragazzo con la testa sulle spalle!”


*



La Lamborghini era esplosa all’entrata del palazzo della camorra, i tre allora sfrecciarono in pieno giorno usando la Mercedes super lusso di Fuocoefiamme. Lui era alla guida, i due cadaveri redivivi dietro ben nascosti dai vetri scuri. Miura puntava la canna di una pistola schiacciata dolorosamente nella nuca del boss. Il palazzo era ormai distrutto, c’era un andirivieni di pompieri, sirene e forze pubbliche, era un casino totale che aveva sconvolto la città; presto però i tre derelitti guadagnarono indisturbati l’autostrada. Come avessero fatto a sfuggire alle fiamme il boss lo ignorava ancora, d’altronde cosa c’era di normale in quella pazzesca faccenda. Un camorrista rapito da due cadaveri di cui aveva gestito la morte si ritrovava a dialogare con loro in pieno giorno sotto il sole di ottobre:

“Ragazzi quell’uomo ha moglie e figli, non possiamo andare a casa sua a fare una strage, nemmeno io potrei essere così vile per salvarmi la buccia, sono sicuro che se lo inviti in un formale duello accetterà, è un uomo d’onore. Inoltre se L’Incappucciato, l’uomo che mi comanda, lo viene a sapere, la buccia non me la salvo lo stesso, erano amici d’infanzia, ammazzavano la gente insieme capito? Quello è un diavolo, se ne fotte di due zombie come voi, a me mi fa bollire vivo in un pentolone di rame e a voi vi fa a pezzi e vi mette in una scatola sigillata, credetemi, quello il modo di ammazzarvi lo trova!”

“Stai zitto e non essere patetico, dovevate pensarci prima di fare gli stronzi con me!”

Il teschio di Evil Bokken parlava senza muovere le tenebrose mascelle, per nulla intento a farsi impietosire.

“E tu Miura, ragiona, questo figlio di puttana ti ha crivellata di coltellate, dovevi vederti, piena di buchi e sfregi, ha proprio pisciato sulla tua bellezza, è stato lui ad ucciderti, non io, e adesso ti ci metti insieme contro di noi, che ti abbiamo dato una carriera dorata!”

La morta truccata da troia spinse ancora di più la bocca della pistola nella carne del suo ostaggio:

“Ma adesso lui è il mio sposo oscuro, fratello di tenebra, unico mio simile, siamo sulla stessa barca insomma, le cose cambiano bello mio, e poi tu mi hai usata senza scrupolo alcuno come esca nelle mani di un simile sociopatico!”

“Cazzo sei diventata come lui, parli come lui, scrupolo alcuno, alla Shakespeare o Torquato Tasso, vendetta, lirismo, non vedi che ti sta manipolando, sei solo una puttana Miura, che cazzo vuoi fare!”

Un colpo esplose e fece saltare l’orecchio di Fuocoefiamme in una nuvola di sangue che imbrattò la macchina.

“Guida e stai zitto” disse Miura “e vedi di non svenire, se no ti faccio rinvenire staccandoti le palle con le mani nude!”

Nessuno fiatò e il viaggio proseguì silenzioso, Evil Bokken cominciò ad ammirare seriamente la sua partner scelta dalla morte.

*


Arrivarono a ora di pranzo alla sontuosa villa di Asso di Spade. Fuocoefiamme era pallidissimo e debole, aveva perso molto sangue lungo il tragitto, ma trovò ugualmente la forza di sussurrare:

“Ci sono telecamere e cani da guardia, credetemi, non sarà così facile entrare!”

Evil Bokken e Miura erano scesi dalla macchina parcheggiata davanti al cancello alto quattro metri.

“Ok Miura adesso puoi uccidere questo bastardo!”

“Ma avevi promesso di lasciarmi andare!”

“Io, certo, io ti lascerò andare, ma non l’incazzatissima fanciulla qui presente!”

L’automatica scarrellò quattro colpi, tutti alla testa, una fredda esecuzione senza troppi fronzoli; il corpo di Fuocoefiamme stramazzò di lato, con il cranio spappolato che vomitava sangue, abbeverando la secca ghiaia, espandendosi in una larga chiazza rubizza. I colpi sparati in pieno giorno in quella zona isolata e tranquilla, oltre a far alzare in un volo di fuga stormi di uccelli poco prima cinguettanti, attirarono l’attenzione della gente di casa. Ben presto un dardo scoccato da una lontana e invisibile balestra si conficcò nella carotide ossea di Evil Bokken, un altro colpo, un attimo dopo, si infilzò nell’orbita cava di Miura. Entrambi i morti viventi caddero, per poi rialzarsi in pochi istanti.

Furono sciolti enormi molossi e fatti uscire da un sentiero secondario laterale al perimetro, i cani straziarono le ossa ormai quasi scarne, spezzandole con brutale foga in secchi suoni simili a quelli del legno infranto. Di nuovo i due si rialzarono, Miura sparò a un cane dritto in mezzo agli occhi, ma gli altri non fuggirono, addestrati a lottare fino alla morte. Il Bokken si abbatté sulle carni dei mastini, spaccando teste e zampe. Dopo circa mezz’ora di lotta estenuante i due si ritrovarono circondati dai cadaveri dei latranti cani da guardia. Orribilmente mutilati i due cadaveri viventi si riattaccarono gli arti guardando con sfida verso le telecamere del cancello. Miura sparò un paio di colpi in aria, come a sottolineare di non temere perdita di munizioni e ostentare abbondanza di piombo a disposizione.

Pochi istanti più tardi un pick up nero dai vetri oscurati raggiunse il cancello, Miura sparò scaricando un caricatore sulla carrozzeria, presto capí che il mezzo era blindato. Una voce parlò da un altoparlante proveniente dal fuoristrada:

“Cosa sta succedendo qui, chi siete e soprattutto perché non andate giù in nessun modo? Sapete a chi state dando fastidio? Avete una minima idea di quali guai state attirando sulle vostre teste?”

Arrogante, tronfio campione, come Achille si credeva invincibile, quel che restava del cuore marcio e scavato dai vermi di Evil Bokken cominciò a bruciare di rabbia funesta.

“Sei Asso di Spade?”

Disse il tetro spadaccino samurai metropolitano.

“Proprio così...e a giudicare dallo stuzzicadenti che stringi in mano credo di capire chi sei tu, anche se non riesco assolutamente a capire cosa ci fai ancora qui in mezzo ai vivi dopo che ti ho mozzato quella testa piena di perversioni.”

“ E non solo quella mi hai mozzato campione, ma anche il mio cazzo insaziabile che serviva ad attuarle quelle perversioni, ma il destino ha voluto darmi un altro round, in cui magari potremmo giocarcela alla pari.”

“Alla pari? Sei appena sopravvissuto a una freccia alla gola e un branco di cani assassini, hai un teschio al posto della faccia che ti ho staccato mesi fa, sei risorto dalla tomba o cosa? Questo non è alla pari!”

“Asso di Spade allora ha paura?”

Seguì un onorevole, pesante silenzio, fu Evil Bokken a spezzarlo puntando la spada di legno verso il vetro scuro della macchina blindata:

“Appare ovvio che potremmo metterci ore a espugnare la tua fortezza medievale piena di trappole, giocattolone distorto di un bambinone troppo cresciuto come te, ma è anche palese che io e la signora qui non possiamo morire, siamo inesorabili e motivati, insomma non possiamo essere fermati dalle tue arguzie Machiavelliche.”

“Che sfoggio di cultura, non me lo spettavo da uno stupratore sadico che arrotonda chiedendo il pizzo nelle botteghe!”

“Hai paura, l’ultima volta eri più sicuro, davi più spazio alle azioni, adesso non scendi neanche dalla macchina, ti stai cacando sotto!”

“Ho già chiamato un po’ di amici che vi riseppelliranno per bene, gente esperta di queste faccende necrofore.”

“Come questo coglione il cui cadavere piscia sangue ai miei piedi?”

Dicendo ciò Evil Bokken diede un calcio alla carcassa ancora calda di Fuocoefiamme.

“Lui era solo un uomo d’affari, un vecchio diavolo che sapeva il fatto suo, ma ti assicuro che quelli che lo comandano, o meglio comandavano, sono esseri che rasentano il diabolico, credimi, voi due in confronto siete dei chierichetti corrotti dal peccato della masturbazione.”

“Va bene, ok, sei un grande, credo che prima che arrivino questi fantomatici demoni dell’inferno faremo in tempo a scavare una via sottoterra, visto che ci sappiamo fare con fosse profanate e cunicoli inaccessibili, sorprenderemo nel sonno i tuoi figli, li tortureremo, stupreremo tua moglie con ferri arrugginiti, legni marci e ossa scheggiate, visto che mi hai tagliato l’uccello mi restano solo questi veicoli di cattiva impotenza, poi Miura qui si scoperà i tuoi ragazzi mordendogli la faccia, dato che da quando è risorta ha tanta voglia di movimento sexy e io non posso soddisfarla, sempre per colpa tua, e poi magari, arriverà la cavalleria e potrete decidere sul come farci fuori, dai può essere costruttivo scoparsi una morta decomposta, io non priverei i tuoi ragazzi di questa irripetibile esperienza...”

“Non dire queste cattiverie su di me...”

Lo interruppe teneramente Miura, Asso di Spade da astuto stratega notò immediatamente questa crepa  nella coppia di morti, una debolezza nel loro gioco di squadra che poteva tornare a suo vantaggio.

“Oppure? Cosa vuoi da me?”

“Oppure fai l’uomo, prendi il tuo grosso spadone, esci fuori e ti batti con me, all’ultimo sangue come la scorsa volta!”

“C’è un Luna Park a tre chilometri da qui, non voglio che la mia famiglia mi veda morire, ci vedremo lì, ma se io muoio tu non li tocchi.”

“E tu come fai a sapere che manterrò la promessa?”

“L’Incappucciato è molto interessato alla negromanzia, amerà il vostro caso, credo proprio che vivrete in uno scantinato la vostra eternità, come pezzi da collezione.”

Per la prima volta Miura, da quando era risorta, provò qualcosa di simile all’angoscia.

“Ne ho sentito parlare, ci sono leggende su quel tipo, nessuno sa chi è o almeno cosa è diventato, per questo tiene celato il suo volto, faremmo meglio a sbrigarci Evil Bokken, questo dice sul serio, L’Incappucciato coi morti ci dorme e ci gioca come fossero bambole.”

“Zitta donna, pensiamo al duello, sono qui per questo, per raddrizzare la mia vecchia offesa, tu se vuoi puoi anche andartene. E sia coglionazzo, ci vediamo al Luna Park, mi piace, sembra di essere in Highlander l’ultimo immortale. Ma sappi, saranno guai, torture e cose folli se non verrai.”

“Questo è totalmente fulminato, Highlander, cioè mamma mia che matto!”

Pensò ciò il grande campione di spada facendo marcia indietro col suo pick-up:

“A mezzanotte sarò lì, all’ultimo sangue Highlander sciroccato!”    

*


Il tetro parco dei divertimenti di periferia era naturalmente deserto a quell’ora, le luci spente, le giostre immote e forse in disuso da tempo, squallide, consumate e sgangherate. Le figure grottesche della casa delle streghe risvegliavano paure infantili, clown sorridenti sortivano effetti contrari carezzati dalla luce spettrale del chiaro di luna. 

La Mercedes aspettava parcheggiata nello spiazzale circondato dalle vecchie, tristi attrazioni, poco dopo giunse il pick-up, i fari di entrambe le macchine illuminavano quella che di comune accordo, senza volere, doveva rivelarsi come un’arena teatro della scontro sanguinoso. Asso di Spade era solo, indossò un elmo di ferro che celava il suo volto, due piccole fessure impenetrabili al posto degli occhi, lo facevano sembrare un fantasma che nottetempo si aggira tra le mura di diroccati castelli. Aveva un  para busto di cuoio e spallacci di ferro, guanti borchiati mitteni che coprivano le dita in un’unica piastra di ferro. La vestizione durò qualche minuto, sapeva che quelle protezioni avrebbero limitato visuale e velocità, ma servivano contro quell’avversario immortale che avrebbe resistito ai suoi attacchi mortali per tutta la notte e anche oltre, fino a che non si sarebbe stancato lasciando sicuramente uno spiraglio letale; per quello si era protetto in tal modo, doveva resistere il più possibile agli attacchi di Evil Bokken, questo era il suo scontro più difficile, tutto incentrato su guardia e difesa. Le gambe però erano libere, punto debole sicuramente, il bokken avrebbe potuto spaccargli le rotule azzoppandolo, ma aveva bisogno almeno di quella libertà nel “passeggio”, così chiamato in gergo dagli schermidori del passato a partire da Achille Marozzo.

“Non ti servirà quell’armatura, ci affogherai dentro bestione!”

L’enorme gigante di ferro non emise fiato, non era nel suo stile, da quel momento in poi vi era spazio solo per la mutilazione e le ossa spezzate. Issò lo spadone in alto verso la luna, una posa d’attesa sfidava Evil Bokken. Questi stizzito caricò in avanti, mirò alle gambe immediatamente, Asso di Spade fece un passo in dietro, rilassato e sapiente. Il colpo andò a vuoto e lo spadone si abbatté sulla testa di Evil Bokken come una ghigliottina. Il peso dell’arma e la potenza di colui che la brandiva aprirono il cranio a metà, vermi in fermento si disseminarono sul terreno sabbioso del Luna Park abbandonato. I clown ghignavano silenziosamente, i cavalli di vetro resina delle giostre sembravano lacrimare tristezza.

Evil Bokken si rialzò barcollando all’indietro, la sua testa di teschio si ricompose pochi istanti dopo.

“Hai provato la carta dei film di zombie, spappolare la testa, ma niente, come vedi non funziona!”

Nessuna risposta, l’avversario di Asso di Spade era veramente indegno, con la testa marcia piena di cazzate, non sapeva niente del corpo a corpo.

Evil Bokken raddoppiò la sua velocità, una tempesta di colpi investì Asso di Spade confondendolo, prima le spalle ben coperte vennero scosse da un inaudita potenza, poi l’elmo rimbombò tartassato dal legno che colpiva ripetutamente facendo vacillare il gigante, che con un maestoso movimento serrò le spalle sbalzando all’indietro l’avversario con il solo spostamento della propria immane massa, poi lo raggiunse con un colpo di pomo nei denti mentre andava all’indietro. La violenza dell’impatto catapultò lo smilzo samurai tre metri lontano mentre i denti spezzati del teschio cadevano in terra sparsi in una pioggia di secchi coriandoli.

“È penetrato nella mia guardia, se non avessi avuto l’elmo mi avrebbe spaccato la testa, uguale per le spalle, con quei colpi non sarei più riuscito a muovere le braccia, questo cadavere è terribilmente veloce, merita la sua rivincita.”

Asso di Spade pensava affannando, già faceva fatica a controllare il proprio respiro, asfissiato dall’elmo, lo scarso allenamento degli ultimi anni e lo scotto da pagare a causa delle spesse protezioni si faceva sentire.

Subito Evil Bokken colpí ancora, sempre alla testa, privo di denti e con il teschio spaccato, ripetutamente, in una sequenza violenta che non lasciava respiro, dal ritmo serratissimo. 

Asso di Spade era stonato dai colpi rimbombanti nel ferro dell’elmo, fece un passo all’indietro e a due mani roteò la lama con tutto il peso del busto, tagliò in due Evil Bokken separando il tronco dalle gambe, allontanandolo di circa due metri.

“Questo mi darà tempo di riprendermi, adesso mi stava  veramente fottendo.”

Il gigante si allontanò di qualche passo e cominciò a respirare, la milza gli faceva male, come fosse stata pugnalata, sputava catarro celato dall’elmo ed era in iper ventilazione.

Ormai il gioco era quello, più lo smontava, più si stancava, più lui aumentava l’intensità dei suoi assalti, sfiancandolo sempre più, era questione di preparazione atletica e contro un morto la cosa diventava abbastanza impossibile.

Il sudore si assestò nella freschezza della notte, il respiro tornò regolare, mentre il cadavere si riappropriava delle gambe rimettendosi in piedi.

“Hai guadagnato tempo con questa mossa, ci ho messo un po’ a riassestarmi, ma rieccoci caro mio bamboccione, più fresco di prima! La tua strategia di difesa per quanto durerà? Sei come la tua roccaforte!”

Attaccare continuamente lo avrebbe spompato, la tecnica della roccaforte era l’unica via, attesa, alba, luce, ma ben presto in Asso di Spade si fece spazio un nuovo schema, bisognava solo giocare d’astuzia e poi avrebbe potuto mettere in atto il suo attacco devastante abbandonando la “porta di ferro” di Achille Marozzo a favore di un attacco in pieno stile tedesco Talhoffer. Resistere a quei leggeri impatti non era un problema, la velocità era certo disumana ma il peso e la potenza sopportabili grazie alle protezioni. Evil Bokken si fece ancora avanti caricando alla testa, due mazzate di robusto legno probabilmente spaccarono una vertebra del collo di Asso di Spade. Provò nausea e dolore, espulse un leggero schizzo di sangue dal naso e di merda dall’ano sconquassato dal colpo, ma non era nulla di non accaduto in duelli passati. Con un pugno brutale coperto da piastra di ferro spaccò nuovamente il cranio del nemico catapultandolo in terra. Ormai non cercava più una vittoria sempre più impossibile, ma semplicemente sopravvivenza.

“Senti come affanni..”

“Parla pure Bokken, donami altri istanti preziosi...” Pensieri al chiaro di luna, sudore, ferro, ruggine e ansimo bestiale.

“ E senti che puzza di merda, ti sei pure spruzzato nelle mutande! Troppe percosse alla testa? Non sei abituato campione? Vedi Miura? Ti avevo detto quella notte in cui ti ho uccisa che avresti assistito alla misera fine di questo stronzone, hai solo dovuto aspettare un pò.”

Un nuovo assalto, nelle ultime schermaglie Evil Bokken aveva sempre colpito alto, alla testa, alle mani protette o alle spalle scheggiando la propria spada di legno in colpi che avevano sconquassato l’avversario. La sua era stata una tecnica studiata, Asso di Spade ormai di riflesso parava in alto, stremato dalla stanchezza e con la testa stonata dai colpi e dal sudore. Fu quello il momento in cui il Bokken si scagliò verso il basso, sorprendendo Asso di Spade completamente privo di difese. La rotula si spappolò facendo cadere in terra il colosso come una torre priva di fondamenta. Seguirono colpi devastanti su tutto il corpo. Molte ossa erano contuse e compromesse ma ugualmente Asso di Spade riuscì a trafiggere il suo aggressore con un colpo di punta e da terra, con la sola forza delle braccia massicce lo scagliò lontano. Il corpo era caldo, nonostante le ossa spezzate riuscì a rialzarsi, fortunatamente le dita grazie ai mitteni non erano coinvolte nella lista delle lussazioni. Dunque Asso Di Spade, anche se per poco, poteva ancora combattere. Evil Bokken furibondo, ormai vicino alla vittoria si scagliò contro l’avversario alla cieca, convinto di averlo in pugno, ma questi mantenne la sua stoica freddezza, afferrò la lama nelle mani e colpí la testa di Evil Bokken usando la spada al contrario, come se la guardia della spada fosse un martello, era quello il colpo più famoso della scuola tedesca di Talhoffer, capace di dare peso e impatto maggiore alla spada e frantumare il ferro di un elmo. L’elsa infatti si conficcò come un piccone nel cranio di Evil Bokken e lo ridusse in mille pezzi; allora Asso di Spade si spinse fino a quasi raggiungere il proprio infarto in una esplosione disgregatrice. Tagliò Evil Bokken in mille pezzi, lo smembrò come fosse un ciclone; colpi potenti dall’alto verso il basso come se ci fosse un muro da abbattere e non un rivale da uccidere. Si liberò dei guanti e velocemente sigillò i pezzetti sezionati in cinque contenitori di metallo pesante e all’apparenza inespugnabile.

Finita la fulminea operazione Asso di Spade appariva come un’unica massa spezzata e dolorante. Non riusciva a stare in piedi e usava lo spadone come bastone.

“Miura, sei una brava ragazza, sta arrivando della gente terribile, stammi a sentire, scappa, scappa via lontano e non dirò niente di te, se vuoi ti darò aiuto, ti nasconderò e ti darò asilo, ma non farti vedere da questi, farebbero di te un uso che non ti piacerebbe!”

Miura avrebbe potuto sparare all’inerme Asso di Spade, che svenne poco dopo martoriato dalle botte prese. Invece la morta sexy montò in macchina senza farsi troppe domande, inseguendo il proprio destino e lasciando lo smembrato Evil Bokken al proprio.

Intanto già un’imponente fila di macchine lussuose si stava avvicinando al Luna Park, illuminando a giorno la tenebra profonda delle tre del mattino.


Fine 

Davide Giannicolo Ottobre 2020

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