Pallori diafani sul suo corpo,
porcellana gotica.
Ali d’ebano nere,
mio malato angelo.
Corvine le chiome
fluttuano librate
nel turbine della sua bellezza.
Incede,
languida, nera duchessa decaduta.
Ai polsi profondi tagli,
la bellezza del suicidio
aleggia nei sublimi lineamenti suoi.
Nel nero velluto delle consunte vesti,
scorgo tracce di lutto che accarezzano
il lugubre pallore delle membra.
Poi le sottili dita adunche e fragili e
il cremisi, rubicondo, eterno bacio
dell’affilato stiletto sui suoi polsi.
Gemelle fiamme di tormento i suoi occhi,
incantano di malinconia straziante.
Vaga mesta per cimiteri d’autunno,
celebra la morte,
divina d’orrore ella muore e risorge ogni notte,
e nemmeno la fiamma del mio peccaminoso amore
riscalda le sue membra gelide.
Testo di: Davide Giannicolo