L’immane ombra della
bestia
So che sei lì,
accovacciata nel buio
attendi.
Sento il tuo affanno
paziente,
incalza però
come a volermi incitare.
Non mi metti fretta,
sai che sono fragile,
che compirò il mio errore,
resti muta,
m’osservi.
Eppure io credo
che ti fidi troppo di te stessa,
bestia ansimante.
E’ vero sei enorme,
la tua mole è spaventosa,
non riesco a stabilire i tuoi contorni;
mi affascini,
mi affascini sì,
poiché so che mi vuoi,
sei l’unica cosa
che sin da quando sono nato
mi ha sempre desiderato.
Hai annusato nell’aria nottetempo
cercando il mio effluvio
fino a trovarlo
accanto al mio giaciglio natale,
mi hai visto crescere,
seguendo il mio passo,
e io sapevo che eri lì
già in attesa di me,
come una madre condiscendente
aspetta che il suo infante
smetta di giocare.
Non vedi l’ora di uscire dall’ombra,
mia bestia dalle fattezze non definite,
non vedi l’ora di mostrarti a me
e cessare di far sì che io supponga soltanto
di quale natura sia il tuo ferino volto.
Attendi oh bestia insonne,
desiderando le mie carni,
mi seduci,
ancora,
poiché sei l’unica che crede
che io abbia un buon sapore.
Vuoi recidere i fiori di gentilezza
che ho fatto spargere sul mio corpo
affinché tu non mi scorga.
L’hai visto tu stessa
non è servito a molto,
ti ho sentita
mentre ridevi dei miei vani tentativi di raggiro,
ho udito il tuo ghigno gutturale di iena-orso.
Non ti odio bestia,
ti amo,
visceralmente,
e non vedo l’ora che tu giunga.
Il punto è che non amo essere dominato,
e credo proprio
che sarò io a uccidere te;
ma forse
nell’attimo stesso in cui divellerò le tue mascelle,
noi ci abbracceremo,
e sogneremo
e bramiremo
e
sarò perduto.
Giannicolo Davide