lunedì 8 maggio 2017

Faville nella Notte



Faville rinchiuse in un lebbrosario
sognano il cielo
per tener testa alle stelle.
Invece si spengono su facce devastate dall’ignavia,
in una pioggia morente
che a mala pena illumina
i funebri stanzoni impregnati di dolore.

Il rombo delle onde marine è lontano,
silfidi mutilate
al massimo appaiono in sonno
ai cadaveri umani
che non dormono mai
e tendono le mani
affinché
tutto ciò che vi sia di nobile
in me svanisca
e segua la loro vacillante andatura
che conduce a un purgatorio di colpa e perdizione ambivalente.

Con me ho una lama
grossa e ben bilanciata
così da impedire ogni tocco delle empie creature,
nuove faville,
la lama si schianta sul pavimento lercio di piscio,
non ha timore
chi brama la salvezza
e impugna l’acciaio
che non ammette mescolanza.

Non ammette purgatorio
chi sa d’esser nel giusto.

Davide Giannicolo

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