Piante palustri,
gonfie di siero purulento,
suggono vampire
dalle carcasse adagiate
sul fondale della mia anima sfinita.
Non penetra luce
attraverso il muschio immoto.
Non v'è suono
né sentimento alcuno.
S'allarga nel petto
un sipario decomposto
fatto di fronde velenose
rivelando maschere di morte.
I tetri liquami
giungono alla testa diroccata dai traumi,
non senza prima passare
attraverso la grotta nefasta della carotide,
causando conati di vomito malsano.
Non v'è forza
nella mano che tappa inutilmente la bocca,
schiuma nera,
nutrimento d'avide radici di delirio,
sgorga erompendo fino agli occhi,
annegando cervello e cellule ivi brulicanti.
Sarà il mio
l'ultimo cadavere
a giacere sul fondo fangoso della palude?
Davide Giannicolo
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