domenica 4 dicembre 2022

Aggressione Futanari al veglione di Capodanno

 


Gabriel aveva fatto sei ore di macchina, in pieno inverno, per festeggiare coi suoi amici il veglione di Capodanno in un club(così lo chiamava lui) di Castel Volturno. Il ventenne nigeriano aveva lavorato duramente tutto l’anno in una fabbrica della costa adriatica e adesso non vedeva l’ora di svagarsi e lasciarsi l’estenuante fatica alle spalle.

Il locale era colmo da scoppiare, pieno di tipi strani eccitati da alcool e pasticche. Gente vestita in maniera assurda, anche chi non lo era appariva venuta da un altro mondo sotto le luci fluorescenti e gli stroboscopi che mitragliavano flash. La musica potente dai bassi nevrotici rimbalzava nel petto e faceva tremare i denti. Gabriel bevve un paio di cocktail, non sapeva assolutamente cosa ci fosse dentro e si lasciò andare. Era un ragazzo esile, dalle membra fini e allungate, l’alcol ci mise poco a fare effetto, completamente vestito di bianco spiccava nella pista, l’odore pungente del sudore cominciava a impregnare quella sorta di altare della carne dove la gente si ammassava l’un l’altra strusciando i propri corpi in un’unica massa palpitante. I ragazzi, per lo più neri erano scatenati, ballavano senza sosta. Improvvisamente si avvicinò però a Gabriel un donnone dalla pelle bianca, era più alta di lui, massiccia e muscolosa,  un volto bellissimo e magnetico. Gabriel iniziò a danzare con lei, intontito, quasi ipnotizzato, sentì quelle carni sode su di lui, enormi seni, morbidi e profumati nonostante quel carnaio, premevano contro il suo petto.

“E se fosse un uomo?” Pensò Gabriel, “Qui è pieno di trans, devo farla parlare, li riconosco dalla voce, anche se non è la prima volta che per arrangiarmi me ne faccio uno, stasera ho voglia di una donna vera!”

Come se la gigantessa bianca leggesse i suoi pensieri gli sussurrò all’orecchio parole umide e sensuali, quasi gli imperlò i lobi di saliva dicendogli con un alito fresco che sapeva di caramella alla fragola:

“Dai andiamo a prendere un pò d’aria fuori, qui si soffoca!”

Nonostante la musica alta non c’era dubbio, quella era la voce di una donna, niente toni gutturali e spiacevoli da transessuale, nessuna cazzo di T-girl o Shemale a fargli la buccia.

Si baciarono, lì in pista, aveva una lingua calda e grassa come quella di una mucca, sembrava volesse scavargli fin dentro le viscere con quell’appendice umida, sentì meglio quel sapore di caramella alla fragola e mentre la lingua gli violentava la bocca gli venne duro e lo premette contro la gamba d’acciaio di lei, che tanto era alta doveva piegarsi leggermente al fine di baciarlo.

Furono fuori e la musica si affievolì, si appartarono in un parcheggio, dietro il rudere di una casa vecchia, cominciarono a esplorarsi con le mani, lei divenne più aggressiva, spinse Gabriel contro il muro e limonandolo violentemente gli calò i pantaloni con un forte strattone liberando il suo membro duro, fine e lungo come le sue membra. Lei iniziò a frizionarlo, ma qualcosa non andava, quelle grosse mani sembravano appartenere a un muratore.

Eppure aveva due seni enormi e soffici, li liberò dal tessuto strettissimo ed elastico che li fasciava e ci fece giocare il ragazzo per un po’, poi si tirò su la gonna cortissima, e Gabriel fu preso da un irrefrenabile terrore. Arrotolato in un minuscolo perizoma filiforme c’era un mostruoso cazzo gigantesco, che ricordava il membro possente di un asino.

La tipa iniziò a ridere, eppure quella risata da ragazzina adolescente non aveva nulla di maschile.

“Adesso me lo succhi frocetto, o ti spezzo il collo!l”

Gabriel con uno scatto, coi pantaloni calati, tentò la fuga, ma la gigantessa lo afferrò e lo sbatté contro il muro, con una potenza decisa da buttafuori, il cazzone era duro e sobbalzava nel vuoto della penombra mentre la possente amazzone sballottava il  gracile negretto. Gli infilò un dito nel ano e gli morse  il labbro inferiore a sangue spingendolo contro il muro, assaggiò il suo sangue imbrattandosi la bocca di rosso carminio, mentre lo maltrattava e il membro mostruoso premeva contro il ventre di lui quasi a volerlo accoltellare con il glande rovente nella parete addominale, tesissima e palpitante a causa della paura.

Lo mise in ginocchio costringendolo con le sue enormi braccia piene di muscoli guizzanti e senza troppi complimenti lo strozzò col suo pezzettone di carne asinino, il ragazzo con la bocca piena e gli occhi lacrimanti non poteva fare altro che poppare in silenzio quella mostruosità che gli era stata ficcata in bocca, tenendosi con le mani supplicanti artigliate ai glutei di marmo di lei, al fine di non farsi trafiggere la carotide. Fu sodomizzato, schiaffeggiato, il culo dilatato oltre ogni dire sanguinò. Fu inondato da fiotti innaturali di seme, tutto il suo corpo si ritrovò appiccicato in una pozza animalesca, sembrava un incubo. Poi arrivarono altre gigantesse, sentiva risate da troie ragazzine troneggiare su di lui. Lo attorniavano coi cazzi svettanti, duri e sobbalzanti come randelli di gomma. Lo circondarono, severe, con le mani ai fianchi a mostrare la loro imponenza e le chiappe nude, dure e scintillanti come il marmo.




Lui nudo e supplichevole, implorante come una preda sul pavimento sudicio, le osservava sottomesso.

“Adesso ci farai divertire cazzetto moscio!”

Spaccarono ogni suo buco, lo soffocarono con carne venosa e pulsante, scoppiarono getti feroci di sperma nella sua gola e fra le piccole natiche sfiancate. Lo distrussero, le tettute culturiste dai culi di pietra. Lo picchiarono coi propri membri come fossero fruste o mazze nerborute e flessibili. Fu una gang bang in piena regola dove fu sfruttata ogni posizione e fantasia. Fino all’alba si consumò l’aggressione Futanari di Capodanno che annegò Gabriel nella più violenta e animalesca lussuria sottomissiva.

Davide Giannicolo 



Nessun commento:

Posta un commento