Sul lago di sangue cuore tormentato, dilaniato, straziato da tetro incantesimo.
Un principe spastico cerca il suicidio mediante la spada dello stregone che si tramuta in civetta.
Forze maligne si increspano sulle acque tinte di spume scarlatte, scie di delirio, di angoscia, di morte.
Le ali volteggiano in danza elegante sullo specchio immoto, grigio, torbido, eppure venusto.
La bellezza del dolore, le carezze del suicidio.
Sono rasoi affilati le piume della regina dei cigni, cristalli di delirio gocciolano in ricami di vetro e sinfonie di ghiaccio.
L’orrore natante del cigno nero si tramuta in fanciulla.
L’amore spezza l’incantesimo rivelando l’inganno, per poi trasformarsi repente in lama.
Sul lago rosso sorge una tomba, la spada non ne intacca la muta stregoneria.
Porta sentore di morte l’aggraziato battito d’ali d’ogni cigno.
Solenne il silenzio ammanta la scena mentre la nebbia di novembre s’innalza su ogni leggiadria.
In quell’ora non precisamente scandita la morte regna incontrastata, in ogni tempo, in ogni luogo.
Esangue il cadavere della regina dei cigni giace sulla gelida riva, i polsi tagliati, il pallore eburneo simile al suo piumaggio prima che mutasse di venustà in venustà.
La nebbia di novembre si innalza dalle acque, spettro maestoso che ogni cosa accarezza, così come la morte, in quel sogno di cupo delirio.
Il suicidio danza con la bellezza e l’amore, come sempre e sempre sarà, con la morte.
Nessun suono ora giunge in questo novembre maturo sul lago dei cigni;
Solo lo scroscio delicato delle lente onde sulla riva oscura.
Davide Giannicolo
Immagini e testo di Davide Giannicolo