Davide Giannicolo
Sangue
Cagna
Mi scodinzoli davanti
e sei piccola
mentre io sono un grosso cane.
Mi guardi,
il bene e il male si confondono
nel languore dei tuoi occhi.
Piccola cagna,
stai supplicando
col languore dei tuoi occhi.
Non so se è estasi
o dolore
ciò che cerchi da me.
Certo è che vuoi guaire,
e improvvisamente mi ricordo
che noi cani
non facciamo certe differenze.
Grilli in Frak
Sono un gigante gentile,
ma la mia vescica
è gravida di sogni d'avorio,
ho visto noiosi diagrammi
disgregarsi sotto il mio sbadiglio,
eppure la notte mi solletica
con grilli in frak....
Desiderio
Un candito frutto,
cinto di carnale disio,
sulla terrazza arsa dal sole
indugia.
Allungo le mani,
deciso
nell’atto di coglierlo.
Soavemente le mie dita
all’apparenza brutali,
carezzano la superficie liscia e sinuosa
che sembra carne ardente.
Fremono le foglie
al mio tocco leggero
che man mano
di desiderio è impregnato.
Un mango succoso
o qualcosa di simile,
poiché in terra
mai ho scorto
qualcosa ad esso affine.
Si agita,
spasmodico,
il mio desiderio,
ed è più forte di qualsiasi moto interiore
l’impulso di posarvi le labbra.
La mia bramosia,
diviene ossessione,
assaggio avidamente
la vellutata scorza
che racchiude in sé
sapori riconducibili ad un metafisico incanto.
Ed eccomi ubriaco
del succo divino,
stordito,
ormai totalmente assoggettato
a quella malia delicata
dal vivido sapore.
Sento quasi dei gemiti soffusi
innalzarsi,
mentre il sole ardente
infiamma questo singolare amplesso,
poiché io sono carne
che s’unisce sempre più con vigore
a qualcosa che è composta
dell’essenza di un fiore.
Maggiormente si dischiude,
aprendosi completamente alle mie labbra
ormai avide,
polpa sublime,
rossa,
intrisa d’effluvio divino.
Chiari sono i gemiti adesso,
di entrambi,
il frutto e la carne,
si mescolano divenendo un'unica cosa,
era forse intriso di un narcotico elemento
quel succo vermiglio
che ora cola dalla mia bocca mai sazia?
Poiché mi sembra d’entrare totalmente
in quella densa,
inumana porta,
che la buccia mi ha aperto
concedendomi l’estasi.
Fremo,
e pare che anche il frutto lo faccia,
s’innalza l’incanto,
unendoci in questo banchetto surreale.
Cos’ho realmente fra le mani
Se non desiderio?
Casa
Il sole,
in tiepidi sospiri,
si posa come uno spettro
anche negli angoli più bui
della mia essenza.
Silenzio
il battito d’ali
d’un doloroso sentimento:
l’assenza;
si dipana ora languendo
fra le pieghe stropicciate
del mio non esserci.
L’assenza
mi lacera.
La zoppa
Camilla è zoppa
ma ha un gran culo
e io la voglio.
Camilla è zoppa
e quelle chiappe
morbosamente fa ondeggiare.
Camilla è zoppa
ma è arrogante
chissà da chi si fa scopare.
Camilla è zoppa,
cammina strascicandosi
e io
l’osservo.
Le adolescenti del mio tempo
Quanta ostinata pornografia
nelle grosse,
dure tette
delle adolescenti del mio tempo.
Nei loro stretti,
minuscoli vestimenti
che mostrano gambe tornite
ricoperte di bionda peluria
simile alla vellutata buccia di una pesca.
Quanto carnale desiderio,
represso,
genera follia.
Il silenzio
Il silenzio logora le rocce
uccidendole.
Lembo di stoffa
Quel minuscolo, azzurro lembo di stoffa,
inghiottito dall’opulenza delle tue carni
rese succose, salate dall’acqua marina,
che non posso assaporare.
Occhi d’amore
Occhi d’amore,
leggiadre lame,
tessono l’arazzo di sangue
d’una cupa percezione.
Il castello d’avorio
della bellezza
si staglia lontano.
Ma vi sono le rupi,
la selva,
le nubi della furia
fanno sì che non lo veda,
luna cinta di spettri.
Le mie armi:
le braccia.
Lo spirito è labile,
incline al tormento,
poiché dal sogno mi desto,
a frantumare il sorriso,
il ghigno del magnate
alla giovane puttana.
Locuste di cristallo
Locuste di cristallo giganteggiano
innevando di spore
il volto sfregiato
del guerriero impazzito.
Poi il destriero divenne
mostruoso uccello,
meravigliosa furia alata
nitrente fuoco e furore.
Allora tutte le cose
del mondo
si frantumarono,
compresa la bellezza.
Davide Giannicolo
Nessun commento:
Posta un commento