lunedì 25 novembre 2024

Narciso Sfregiato

 


Non so più chi sono, in questo tetro labirinto di specchi infranti. 

Narciso sfregiato, senz’anima, a cui è stato sottratto il proprio volto.

Il canto del cigno,

 un suicidio sontuoso di ogni emozione, 

Narciso dallo specchio vuoto.

Sensazioni morte

cadono come petali

 sul pavimento marcio.

 Sepolta, 

l’anima dilaniata, 

cerca un ultimo palpito.

Ma non sono più lo stesso, 

mai più.

Di vermi e locuste,

di zampe rostrate, 

ogni mio sentimento conduce alla morte.

Narciso sfregiato dallo specchio infranto, vuoto di desiderio e illusione.

La mano sottile mi illividisce le braccia ma sono ormai morto,

persino il dolore non ha effetto su di me,

tanto che ne sono ebbro.

Cadavere gonfio che affiora dalle acque di un lago nero.

Nessun sentore di vita sana il taglio profondo che mi percorre la faccia,

nessuna forza sorregge le mie ginocchia spezzate, costrette a genuflettersi.

Solo la spada del suicidio può tenermi in piedi un’ultima volta.

Eppure un tempo fui illuso e illuminato da una fulgida forza.

Eppure un tempo ruscelli d’aspirazione e desiderio irroravano i miei occhi fieri.

Ora non più.

Il Narciso non ha più il suo specchio,

Non ha più nemmeno, 

addirittura,

il suo volto.

Dunque,

Il canto del cigno, 

Nella stanza abbandonata, 

Consunta dal tempo che non è più,

Può anche perire,

Decomporsi, 

Appassire,

Svanire.

Come i cocci infranti che furono un tempo.


Testi e Immagini di Davide Giannicolo 

25 Novembre 2024

In vortici di tormento

A Majakovskij



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