Improvvisamente il mio cuore si è chiuso.
Nero, come una notte senza luna.
Ricoperto da una crosta carbonizzata, arsa da fiamme infernali.
Non comporrò elegie su nessuna tomba.
Non scenderò a patti con gufi anglicani.
Non mi perderò in lamenti notturni e cimiteriali.
Non mediterò nella sorda eco d’alcun sepolcro.
Ho semplicemente una lama confitta nel petto.
Il mio cuore nero, di carbone gelido, sanguina, cinabro sinuoso scorre lungo le sue crepe vulcaniche, come fosse lava incandescente.
Una profonda ferita ha scalfito la sua corazza.
Il mio cuore s’era chiuso, colmo di violento rancore.
Serrato, pregno di disincanto e delusione.
Inabissato in gorghi densi di tristezza e abbandono.
Nessuna emozione era capace di percorrerlo, solo pipistrelli e scolopendre dimoravano nei suoi anfratti.
Ma il sangue ha sciolto l’incantesimo, vivo, in scarlatti zampilli.
E non so cosa sia peggio.
Il dolore, la battaglia, il vino rosso l’hanno disseppellito.
Il mio cuore era morto, ma è tornato in vita grazie allo strazio e all’intensa sofferenza.
Solo la tenebra del mio sterno ferito però, può contemplarlo mentre sanguina, come fosse un Vampiro, austero e vetusto, nascosto agli occhi dei vivi.
Testo e immagini di Davide Giannicolo
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