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lunedì 24 marzo 2025

Trauma



Il trauma spadroneggia nel mio inconscio,

banchetta con le scorie della mente.

Cose che avrei potuto fare. Immobili ad aspettarmi in un ghiaccio malefico.

Parole che non ho mai detto, cucite come lepidotteri nella mia bocca ormai priva di fiato.

Paure malamente sopite.

Oltraggi mai lavati col sangue, la cui onta impunita m’addenta le costole.

Ferite lasciate a imputridire senza sanarsi.

Nostalgie consunte dal tempo come vecchie foto.

Sensazioni svanite in un deserto di nulla eterno, irrecuperabili.

Dormo,

ricercando una piccola morte,

poiché la vita m'è avversa.

Ma il trauma s’impadronisce anche del sogno.

È scaltro, si beffa di me, conosce ogni disarmo e colpo di punta.

Come un crossdresser si palesa disgustandomi ogni volta.

Altre volte appare come una baldracca di carne tremolante che scoppia d’opulenza, disfacendosi al mio tocco in un groviglio di vermi che rovina sul piancito della mia corteccia cerebrale.

Si veste di rabbia, rancore, lussuria, malinconia e suicidio itinerante.

Pregno di invisibilità, mai sazio di ricordo incompiuto e fallimento ancor rovente.

Muore e immantinente risorge, non ha voce.

Il trauma, giorno e notte, fustiga i miei neuroni.

Davide Giannicolo



mercoledì 11 dicembre 2024

Cuore di Tenebra

 

Improvvisamente il mio cuore si è chiuso.

Nero, come una notte senza luna.

Ricoperto da una crosta carbonizzata, arsa da fiamme infernali.

Non comporrò elegie su nessuna tomba.

Non scenderò a patti con gufi anglicani.

Non mi perderò in lamenti notturni e cimiteriali.

Non mediterò nella sorda eco d’alcun sepolcro.

Ho semplicemente una lama confitta nel petto.

Il mio cuore nero, di carbone gelido, sanguina, cinabro sinuoso scorre lungo le sue crepe vulcaniche, come fosse lava incandescente.

Una profonda ferita ha scalfito la sua corazza.

Il mio cuore s’era chiuso, colmo di violento rancore.

Serrato, pregno di disincanto e delusione.

Inabissato in gorghi densi di tristezza e abbandono.

Nessuna emozione era capace di percorrerlo, solo pipistrelli e scolopendre dimoravano nei suoi anfratti.

Ma il sangue ha sciolto l’incantesimo, vivo, in scarlatti zampilli.

E non so cosa sia peggio.

Il dolore, la battaglia, il vino rosso l’hanno disseppellito.

Il mio cuore era morto, ma è tornato in vita grazie allo strazio e all’intensa sofferenza. 

Solo la tenebra del mio sterno ferito però, può contemplarlo mentre sanguina, come fosse un Vampiro, austero e vetusto, nascosto agli occhi dei vivi.

Testo e immagini di Davide Giannicolo



giovedì 6 luglio 2023

Frantumare il dolore

  



Carnivoro e carnale, il sogno mattutino di un’aggressione.

Corteo di Disciplinanti dai volti incappucciati, niveo, eburneo candore, maculato da zampilli di sangue scarlatto.

Indugiano sul crinale d’un talismano infranto, tra la luce delle fiaccole ed il tetro silenzio, supplizio auto inferto, sangue che gronda in rivoli lenti.

Solo la violenza può frantumare il dolore; seppellirlo nella carne, come fosse anima nascosta.

Davide Giannicolo



sabato 19 novembre 2022

Inferno sulla Terra


Dalle viscere sorge e infetta gli arti, gonfia il sesso nefasto, si arma di ferro. La purulenta anima s’agghinda di morte e cerca la tortura, con l’unico scopo di mortificare la carne. Si bea degli inermi in ginocchio, di dolore e seme incandescente li abbevera. Spezza le ossa, sputa veleno negli occhi, martirizza con la lama scavando fino agli organi. Inferno sulla terra, ieri come oggi, maschera chiodata, ruggine e carne spappolata. Coppa di sangue disseta dal rogo delle case intorno. Inferno sulla terra, urla strozzate, dominio, anima marcescente senza requie. Tormento interiore, lama che affonda, bocca che strazia, mazza che scempia, prole di morte.

Davide Giannicolo
 

martedì 8 novembre 2022

Il Catasterismo del Dolore

  



Vi è un dolore sordo.

Cosmico e in egual modo spastico, come una bestia che non è di questa terra.

Opprime le viscere.

Ha un solo, gigantesco occhio, che perfora l’anima.

Vi è un dolore cieco.

Eppure cela gemme di consolazione, tra scaglie taglienti come cristallo infranto.

V’è un dolore immobile.

Lo nascondo dietro il velo di una stella senza nome.

Davide Giannicolo




mercoledì 20 aprile 2022

Disfatta

 



Il giorno è impregnato 

dall’afrore disgustoso della disfatta.

I ricordi non hanno più sapore

e non mi resta che la morte.

Davide Giannicolo

mercoledì 11 dicembre 2019

Amore



L'amore è una lacrima d'angelo,
puro, diafano;
cangevole nel suo serpeggiare.
Sublime
eppure 
intriso di dolore.

Davide Giannicolo

mercoledì 16 ottobre 2019

Sole d'ottobre

A cosa serve un'albero 
se non ti ci stendi ai piedi?

A cosa serve avere un cuore
se non lo fai sanguinare?
 
Davide Giannicolo

giovedì 1 dicembre 2011

Purezza o desiderio




 PUREZZA O DESIDERIO
DI DAVIDE GIANNICOLO.


Non si scorgeva cosa in giro più bella di lei, se alzavi gli occhi al cielo, oppure giù verso i fatati fluttui del mare, ti rendevi conto che nulla osava infrangersi contro quella pelle, l’armonia delle cose veniva spezzata, letteralmente infranta dalla sola esistenza fisica di lei a frapporsi metafisica con il paesaggio.
Era innaturale si, innaturale e fulgida nei colori dei suoi indumenti intimi e le palesi trasparenze, troia agli occhi dei più, ma lui la vedeva come un angelo che brandisce una bomba incendiaria, l’angelo che dissacra il potere del suo splendore ornandosi dell’ordigno, questo era lei, un angelo di psicosi in intimo rosa.
Lui le stava dietro, sul ponte della nave, pareva un latrato, e nerovestito al sole era la sua ombra. Ma se guardavi meglio distogliendo lo sguardo da lei angelotroia, capivi che lui non era l’ombra, notavi uno sguardo infame, largo, e il padrone dello sguardo era un gigante con le braccia segnate da tagli e cicatrici, al di la degli occhiali da sole di lui lo sentivi lo stesso il suo sguardo che t’aggrediva, t’abbaiava contro come un Pit bull che compone versi di violenza. Poi si fermava e guardava oltre, intanto lei non aveva notato nulla, infima e dolorosa stella del mattino magari ricambiava il tuo sguardo pavido.
Questa scena la potevi notare spesso.
“Chi è lui?” Si chiedevano i più.
“Lei lo si sa, sarà una troia.”

                                                                  *******


Sulla nave le cose andavano lente, ormai tutti bramavano lei, e molti magari già credevano di sapere come distogliere la specie di orso che la seguiva.
Ci fu una festa quella sera, sia lui che lei bevvero molto, ma lei diede più spettacolo, avvampando con movenze artefatte con maestria gli ammiranti sguardi infingardi.
Un giovane le si avvicinò, si baciarono, l’orso non mosse un dito, e tutti si voltarono a guardarlo in cerca d’un presunto segreto svelato, così lui accennò un mesto sorriso.

“Cos’è lei per te?”
Udì la voce della donna grassoccia e insignificante invidiosa della di lei perfezione, l’aveva notata avvicinarsi, lui odiava spiegare cos’era lei per lui a tipi così, odiava spiegarlo in generale.
“Lei è l’imperatrice che io servo devotamente, o forse la donna che più mi ha fatto effetto nella vita, o quella che mi a dato più amore.”
“E ti fa male vederla così?”
Tremende pugnalate all’anima e al sistema nervoso, ogni volta, ma questo non lo disse, non le disse di quel sottile gioco vampiresco che quando sembrava essere meno doloroso improvvisamente abbrancava, non le disse dei baci rubati, del sangue versato, giovane, fiammeggiante sangue fulgido d’amore, quel suo sangue di quand’erano bimbi, lei lentigginosa e con il seno opulento appena sbocciato, lui grosso e sensibile il doppio di tutti da sempre.
Così si erano scelti vivendo in quel gioco, c’era voluto molto per ammansirlo, ma non era ancora domato, un animale selvaggio non si domina mai, ma un uomo selvaggio può divenire un guerriero, e allora sceglie di percorrere pericolosi sentieri di devozione.
Lei dal suo canto lo amava, o almeno amava la mente e lo spirito di lui, la sua devozione forse, ma mai la sua forza, lei non era donna che potesse amare la forza, lei aveva la psiche in frantumi, se non avesse avuto la stupenda maschera di quella bellezza sarebbe spiccata palese la sua confusione da bimba smarrita, bimba violata, in lacrime.
Si, al di là della maschera lei era una lacrimante, fragile espressione di purezza in frantumi, e lui tentava follemente di assorbire quel dolore unendolo ai baci da lei incoscientemente donati sulla loro strada, ma in fondo lei era una dolce, ingenua bambina, di quelle che non puoi proprio sgridare.
Dov’era la sua vendetta irreale?
Chi aveva violato la purezza del suo amore?
“No anzi”, Infine rispose, “mi fa sorridere, non si stanca di farlo, mai, non ha imparato i principi che forgiano un vero uomo.”
“E tu aspetti che se ne accorga? Come puoi? Cioè tu mi stai dicendo che sei innamorato di lei e la segui come un cane aspettando che ti noti mentre troieggia con l’equipaggio?”
“Vedi piccola pustola, esistono uomini che attendono che qualcuno li aggredisca per poi uccidere placando la sete di sangue che li avvampa, esistono uomini che difendono il tempio con la vita
anche quando è in fiamme, e altri che amano con fervore pur non ficcando la cappella fra le gambe di voi troie.”
“Ma come ti senti di fronte a scene come questa?”
Lei portava via il giovane con cui stava ballando mentre l’interlocutrice dell’orso le rivolgeva la domanda, forse lo portava in cabina, o forse a farsi possedere per terra, sul ponte, sotto il cielo maligno borchiato di stelle.
“Non capisci che lei è una bambina smarrita, non lo senti ora il suo pianto? Non odi il tormento? Io lo sento, e dico che nessuno di voi può capire nè vedere realmente.”
Così si versò un nuovo Jack e guardò i seni grassocci e tondi dell’interlocutrice, forse anche lui, celato sotto il grosso corpo di orso, nascondeva un bambino piangente, sconcertato dalla vista del mondo e della purezza violata.

©Davide Giannicolo