giovedì 1 dicembre 2011

Purezza o desiderio

 PUREZZA O DESIDERIO
DI DAVIDE GIANNICOLO.

katsuni


Non si scorgeva cosa in giro più bella di lei, se alzavi gli occhi al cielo, oppure giù verso i fatati fluttui del mare, ti rendevi conto che nulla osava infrangersi contro quella pelle, l’armonia delle cose veniva spezzata, letteralmente infranta dalla sola esistenza fisica di lei a frapporsi metafisica con il paesaggio.
Era innaturale si, innaturale e fulgida nei colori dei suoi indumenti intimi e le palesi trasparenze, troia agli occhi dei più, ma lui la vedeva come un angelo che brandisce una bomba incendiaria, l’angelo che dissacra il potere del suo splendore ornandosi dell’ordigno, questo era lei, un angelo di psicosi in intimo rosa.
Lui le stava dietro, sul ponte della nave, pareva un latrato, e nerovestito al sole era la sua ombra. Ma se guardavi meglio distogliendo lo sguardo da lei angelotroia, capivi che lui non era l’ombra, notavi uno sguardo infame, largo, e il padrone dello sguardo era un gigante con le braccia segnate da tagli e cicatrici, al di la degli occhiali da sole di lui lo sentivi lo stesso il suo sguardo che t’aggrediva, t’abbaiava contro come un Pit bull che compone versi di violenza. Poi si fermava e guardava oltre, intanto lei non aveva notato nulla, infima e dolorosa stella del mattino magari ricambiava il tuo sguardo pavido.
Questa scena la potevi notare spesso.
“Chi è lui?” Si chiedevano i più.
“Lei lo si sa, sarà una troia.”

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Sulla nave le cose andavano lente, ormai tutti bramavano lei, e molti magari già credevano di sapere come distogliere la specie di orso che la seguiva.
Ci fu una festa quella sera, sia lui che lei bevvero molto, ma lei diede più spettacolo, avvampando con movenze artefatte con maestria gli ammiranti sguardi infingardi.
Un giovane le si avvicinò, si baciarono, l’orso non mosse un dito, e tutti si voltarono a guardarlo in cerca d’un presunto segreto svelato, così lui accennò un mesto sorriso.
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“Cos’è lei per te?”
Udì la voce della donna grassoccia e insignificante invidiosa della di lei perfezione, l’aveva notata avvicinarsi, lui odiava spiegare cos’era lei per lui a tipi così, odiava spiegarlo in generale.
“Lei è l’imperatrice che io servo devotamente, o forse la donna che più mi ha fatto effetto nella vita, o quella che mi a dato più amore.”
“E ti fa male vederla così?”
Tremende pugnalate all’anima e al sistema nervoso, ogni volta, ma questo non lo disse, non le disse di quel sottile gioco vampiresco che quando sembrava essere meno doloroso improvvisamente abbrancava, non le disse dei baci rubati, del sangue versato, giovane, fiammeggiante sangue fulgido d’amore, quel suo sangue di quand’erano bimbi, lei lentigginosa e con il seno opulento appena sbocciato, lui grosso e sensibile il doppio di tutti da sempre.
Così si erano scelti vivendo in quel gioco, c’era voluto molto per ammansirlo, ma non era ancora domato, un animale selvaggio non si domina mai, ma un uomo selvaggio può divenire un guerriero, e allora sceglie di percorrere pericolosi sentieri di devozione.
Lei dal suo canto lo amava, o almeno amava la mente e lo spirito di lui, la sua devozione forse, ma mai la sua forza, lei non era donna che potesse amare la forza, lei aveva la psiche in frantumi, se non avesse avuto la stupenda maschera di quella bellezza sarebbe spiccata palese la sua confusione da bimba smarrita, bimba violata, in lacrime.
Si, al di là della maschera lei era una lacrimante, fragile espressione di purezza in frantumi, e lui tentava follemente di assorbire quel dolore unendolo ai baci da lei incoscientemente donati sulla loro strada, ma in fondo lei era una dolce, ingenua bambina, di quelle che non puoi proprio sgridare.
Dov’era la sua vendetta irreale?
Chi aveva violato la purezza del suo amore?
“No anzi”, Infine rispose, “mi fa sorridere, non si stanca di farlo, mai, non ha imparato i principi che forgiano un vero uomo.”
“E tu aspetti che se ne accorga? Come puoi? Cioè tu mi stai dicendo che sei innamorato di lei e la segui come un cane aspettando che ti noti mentre troieggia con l’equipaggio?”
“Vedi piccola pustola, esistono uomini che attendono che qualcuno li aggredisca per poi uccidere placando la sete di sangue che li avvampa, esistono uomini che difendono il tempio con la vita
anche quando è in fiamme, e altri che amano con fervore pur non ficcando la cappella fra le gambe di voi troie.”
“Ma come ti senti di fronte a scene come questa?”
Lei portava via il giovane con cui stava ballando mentre l’interlocutrice dell’orso le rivolgeva la domanda, forse lo portava in cabina, o forse a farsi possedere per terra, sul ponte, sotto il cielo maligno borchiato di stelle.
“Non capisci che lei è una bambina smarrita, non lo senti ora il suo pianto? Non odi il tormento? Io lo sento, e dico che nessuno di voi può capire nè vedere realmente.”
Così si versò un nuovo Jack e guardò i seni grassocci e tondi dell’interlocutrice, forse anche lui, celato sotto il grosso corpo di orso, nascondeva un bambino piangente, sconcertato dalla vista del mondo e della purezza violata.

©Davide Giannicolo

 

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