martedì 13 dicembre 2011

I Borgia, Manara e Jodorowsky, recensione


Non sono mai stato un’amante dei disegni di Milo Manara, le sue donne mi sono sempre sembrate tutte uguali, i suoi disegni sempre troppo chiari e privi di ombre.
Ora però che stringo tra le mani gli ultimi due capitoli della saga dei Borgia, sono costretto a ricredermi; Manara ha superato se stesso dando vita a un vero e proprio capolavoro.
Questo è successo grazie a uno sceneggiatore che ho sempre amato, sia per i suoi fumetti(i Tecno padri, la casta dei Meta Baroni e l’Incaal con Moebius). Sia per i suoi film(La montagna sacra, El topo, Santa sangre). Sto parlando del grande Alejandro Jodorowsky; un artista eclettico, sapiente e assolutamente fuori dalle righe.
A questo si aggiunge il soggetto, tra i più intriganti e realmente esistiti della nostra storia italiana, parlo della famiglia Borgia, con il sadico e corrotto Alessandro(che fu papa), il folle e bellissimo Cesare, l’incestuosa e seducente Lucrezia e l’omosessualissimo Giovanni.

Intrighi, suore stuprate, bambini sgozzati, sesso di ogni tipo, tra orge vaticane, incesti e rapporti omosessuali.
Incontreremo Savonarola, Machiavelli, e addirittura il geniale Leonardo Da Vinci metterà al servizio di Cesare Borgia le proprie distruttive macchine da guerra in cambio di un rapporto sodomita.
Tra macabre mutilazioni, uccisioni sconsiderate e guerre per il potere, i due autori ci catapulteranno in uno scorcio della nostra storia “reale”; assolutamente riconducibile alle documentazioni storiche.
Un’unica pecca a questi quattro volumi, al di là del titanico tempo che ci hanno messo ad uscire, a me appaiono troppo sintetici e riassuntivi, per quella che a mio avviso poteva rivelarsi un’opera monumentale, capolavoro assoluto del fumetto mondiale.

Grazie ai disegni di Manara, che ha padroneggiato soprattutto nei magnificenti colori e nella sua sapienza architettonica(molte magioni d’Italia sono perfettamente riprodotte tre le pagine di questi volumi) e alle geniali trovate di Jodorowsky che ahimè mi lascia un po’ di amaro in bocca, visto che a mio avviso, una storia del genere, doveva raccontarla un italiano!!

Davide Giannicolo

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