Ondeggia sinuoso
il respiro della lacrima
sul fondo dell’oceano
degli smarriti miei sentori.
Diviene tenebra,
persino il più fulgido dei raggi di sole
nell’inespugnabile bosco dell’anima mia.
Ho perforato così i sogni,
rubato le parole alla bocca dell’essenza,
ho disprezzato il gelo degli altri
fino a divenire tuono.
Ma s’estingue,
vorticosamente,
come l’ombra della scure il mio dolore.
Pur che io sempre riposi,
nel bosco fatato
mio
interiore.
Davide Giannicolo
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