La Truvatura
Erano in tre, truci e dagli occhi stanchi, gli ultimi soldi dilapidati in quella bottiglia di malvasia oramai svuotata; moderni pirati dagli sbiaditi tatuaggi, seduti a quel tavolo reso appiccicaticcio dall’alcool, tra i fumi delle quasi duecento sigarette fumate quella sera.
“Allora che ne dite? Io penso che valga la pena provare!” Disse il capitano Marphin scolandosi d’un fiato l’ultimo bicchiere di dolce nettare.
Guameiro era scettico, lui lo era sempre, soprattutto perché nel loro ultimo colpo si era fatto tre anni di galera, ed era cominciato tutto così, come in quella sera, intorno a quel tavolo a casa della sua vecchia e pazza madre.
Big D. però impedì a Guameiro di replicare, si accese la pipa e aspirò una densa boccata espellendola dal naso, rendendo l’aria della stanza ancor più pesante.
“Soprattutto dove li troviamo un prete e una vergine disposti a seguirci?” Disse il colosso fumando la pipa.Marphin strabuzzò gli occhi, era alle strette:
“Guameiro, tu hai una nipote, ci portiamo lei!”
“E a mia sorella cosa le dico?”
“Tua sorella sarà contenta e non fiaterà quando gli sbatterai sul tavolo le monete e quei fottuti pulcini d’oro!”
Marphin aveva sempre la risposta pronta.
Big D. intanto sghignazzava, era stato lui lo scorso natale a prendere la verginità della ragazzina, la nipote quattordicenne di Guameiro, sapeva che la cosa non era possibile, cioè non serviva più ormai portarla con loro, ma non poteva parlarne a quel tavolo, soprattutto perché la ragazza non era stata tanto consenziente.
“E il prete? Dove lo prendiamo il prete?” Disse Big D. cercando una scusa.
“Va bene ho capito, troverò altri con cui andare, voi non avete le palle!” Disse Marphin alzandosi dalla sedia.
“Lo rapiamo, lo rapiamo il prete, abita qua dietro, so che ha un sacco di soldi in casa, li useremo per pagarci il viaggio fino in Sicilia!”
Guameiro aveva improvvisamente trovato il coraggio, non gli interessava se questo gli sarebbe costato altri anni di galera, lui era un moderno corsaro, e avrebbe rapito quel prete al fine di trovare il tesoro che gli avrebbe risolto la vita.
A questo punto Big D. era nei guai, doveva trovare un'altra ragazzina, perché la nipote di Guameiro non era più casta e pura, no, per niente, e lui lo sapeva bene.
“Sentite però la ragazzina la rimedio io, la nipote di Guameiro è troppo carina, a qualcuno potrebbero venire strane voglie durante il viaggio, soprattutto al prete! Non vorrei che tua sorella poi ci denunci!”
Marphin rideva come una iena, aveva convinto i loschi individui in quella riunione notturna, bastava un manipolo di uomini a organizzare la spedizione, e li aveva trovati in un colpo solo, i più truci e violenti pirati metropolitani mai visti prima d’ora, poiché per quella missione ci voleva gente di quella risma, bisognava fare in fretta però, poiché altri individui, folli e assetati di denaro come loro, erano già a caccia del tesoro.
*
Il Giorno dopo Marphin e Guameiro rapirono il prete, lo tramortirono e sgraffignarono tutto il denaro attuo alla spedizione. Big D. intanto aveva procurato la ragazzina; aveva dieci anni, assolutamente casta e pura: Melinda, figlia di una tossica e di un condannato all’ergastolo; al grosso pirata metropolitano bastò dire a sua madre che la portava in vacanza in Sicilia per l’estate, e che al suo ritorno le avrebbero portato della buona eroina, ma la donna resistette, allora Big D. fu costretto a tagliarle la gola e a lasciarla lì sgozzata sul pavimento, poi prese per mano la bambina che giocava in cortile e la portò con sé con ancora addosso il puzzo del sangue di sua madre. Era buffo vedere quell’orso barbuto vestito in pelle nera condurre per mano la piccola giovinetta che era la chiave della spedizione.“Allora che ne dite? Io penso che valga la pena provare!” Disse il capitano Marphin scolandosi d’un fiato l’ultimo bicchiere di dolce nettare.
Guameiro era scettico, lui lo era sempre, soprattutto perché nel loro ultimo colpo si era fatto tre anni di galera, ed era cominciato tutto così, come in quella sera, intorno a quel tavolo a casa della sua vecchia e pazza madre.
Big D. però impedì a Guameiro di replicare, si accese la pipa e aspirò una densa boccata espellendola dal naso, rendendo l’aria della stanza ancor più pesante.
“Soprattutto dove li troviamo un prete e una vergine disposti a seguirci?” Disse il colosso fumando la pipa.Marphin strabuzzò gli occhi, era alle strette:
“Guameiro, tu hai una nipote, ci portiamo lei!”
“E a mia sorella cosa le dico?”
“Tua sorella sarà contenta e non fiaterà quando gli sbatterai sul tavolo le monete e quei fottuti pulcini d’oro!”
Marphin aveva sempre la risposta pronta.
Big D. intanto sghignazzava, era stato lui lo scorso natale a prendere la verginità della ragazzina, la nipote quattordicenne di Guameiro, sapeva che la cosa non era possibile, cioè non serviva più ormai portarla con loro, ma non poteva parlarne a quel tavolo, soprattutto perché la ragazza non era stata tanto consenziente.
“E il prete? Dove lo prendiamo il prete?” Disse Big D. cercando una scusa.
“Va bene ho capito, troverò altri con cui andare, voi non avete le palle!” Disse Marphin alzandosi dalla sedia.
“Lo rapiamo, lo rapiamo il prete, abita qua dietro, so che ha un sacco di soldi in casa, li useremo per pagarci il viaggio fino in Sicilia!”
Guameiro aveva improvvisamente trovato il coraggio, non gli interessava se questo gli sarebbe costato altri anni di galera, lui era un moderno corsaro, e avrebbe rapito quel prete al fine di trovare il tesoro che gli avrebbe risolto la vita.
A questo punto Big D. era nei guai, doveva trovare un'altra ragazzina, perché la nipote di Guameiro non era più casta e pura, no, per niente, e lui lo sapeva bene.
“Sentite però la ragazzina la rimedio io, la nipote di Guameiro è troppo carina, a qualcuno potrebbero venire strane voglie durante il viaggio, soprattutto al prete! Non vorrei che tua sorella poi ci denunci!”
Marphin rideva come una iena, aveva convinto i loschi individui in quella riunione notturna, bastava un manipolo di uomini a organizzare la spedizione, e li aveva trovati in un colpo solo, i più truci e violenti pirati metropolitani mai visti prima d’ora, poiché per quella missione ci voleva gente di quella risma, bisognava fare in fretta però, poiché altri individui, folli e assetati di denaro come loro, erano già a caccia del tesoro.
*
“Meglio così” Pensò Big D. “Se Guameiro scopre che mi sono fatto sua nipote succede un putiferio! In fondo quella troia tossica non poteva dare un futuro a quest’angioletto, noi invece la renderemo ricca e ribalteremo la sua sorte!”
Big D. era sempre così, cercava di giustificare con pensieri altruisti le sue turpitudini.
La fiat uno di Guameiro era pronta e rombante, il prete era legato nel bagagliaio, con lui c’erano un fucile e delle provviste; il capitano Marphin era di fianco al conducente, rollava erba di Torre del Greco nell’attesa; finalmente Big D. e la ragazzina spuntarono da lontano, avanzavano lentamente; erano due figure surreali all’orizzonte di via Sant’Anna, l’antica strada dove viveva Guameiro.
“Salite dai, non abbiamo tempo da perdere, ci aspettano dieci ore di viaggio!” Disse Marphin fumando erba a grandi boccate, i suoi tatuaggi da galeotto erano illuminati dal sole delle due del pomeriggio.
“Non è meglio partire di notte?” Asserì Big D.
“Hai detto a qualcuno della nostra partenza?” Continuò Guameiro.
Marphin strabuzzò gli occhi come fanno i pazzi, era infastidito da quelle domande.
“Loro si aspettano che partiamo di notte, invece noi partiamo adesso, sotto il sole che picchia, e li anticiperemo tutti!”
Il gigantesco Big D. tacque, fece salire delicatamente la bambina in macchina come fosse sua figlia, già si stava affezionando alla piccola, poi salì anche lui e gli ammortizzatori cigolarono sotto il suo peso colossale. Tutti e tre i corsari indossavano occhiali da sole e tutti e tre portavano pistole di grosso calibro non registrate. Marphin sputò dal finestrino e quella fu l’ultima traccia della sua esistenza che lasciò a via Sant’Anna, poiché la fiat uno sgommò in quel pomeriggio di fine primavera e si incamminò verso l’autostrada, con un prete imbavagliato nel baule.
*
Era notte fonda quando arrivarono in Sicilia, Guameiro guidava con gli occhi gonfi, con una sigaretta accesa pendente fra le labbra, ormai composta unicamente di cenere fino al filtro giallo.
La ragazzina dormiva sul sedile posteriore accanto a Big D. che guardava fuori dal finestrino con malinconia, anche il capitano Marphin sonnecchiava con la mano destra nella giacca che stringeva in maniera malfida l’impugnatura della pistola automatica.
Improvvisamente però la macchina fu speronata, tutti riacquistarono la propria lucidità capendo immediatamente ciò che stava succedendo; erano gli altri pirati in cerca del tesoro, e li avevano rintracciati non appena avevano messo piede a Messina; come avevano fatto nessuno lo sapeva.
“Ci hanno già trovati!” Urlò Guameiro in preda ad una assoluta paranoia.
Big D. estrasse un lungo cannone brunito, abbassò nervosamente il finestrino e cominciò a sparare alla cieca, la macchina che li seguiva sbandò colpita dai proiettili, poi andò a schiantarsi violentemente contro il guardrail; Marphin continuò a inveire sparando contro l’automobile, fino a che questa non esplose in una vistosa apocalisse di fiamme nella notte.
“Ci hanno trovati e hanno capito che è meglio non farlo!” Disse Big D. con voce priva di emozioni.
Il capitano Marphin sorrise a quest’affermazione del gigante, che adesso riboccava le coperte alla piccola che era scoppiata in lacrime stringendo il grosso braccio del colosso sul sedile posteriore.
“Big D. ha ragione, nessuno ci fermerà, questi sono solo corsari da due soldi!”
*
“Abbiamo bisogno di dormire!” Disse Guameiro improvvisamente, erano vicini alla meta.
“Dormirai quando saremo arrivati, è troppo pericoloso fermarsi adesso!” Replicò Marphin indispettito.
“Io non ne posso più, non vado avanti senza dormire! Tra pochi chilometri c’è un Motel, e poi anche il prete sarà morto a quest’ora, avrà bisogno di un po’ d’aria!” Continuò Guameiro fermamente intenzionato a non retrocedere sulla propria decisione.
Così la fiat uno si fermò accanto a un motel circondato da buia vegetazione, poco distante dalla strada statale. La prima cosa che fece Marphin fu aprire il cofano, dove il prete boccheggiava sfinito dalle esigue riserve di aria. La ragazzina restava silenziosa, nessuno dei pirati aparte Big D. conosceva ancora il suo nome, e li osservava trafficare senza emettere fiato, fino a che Big D. la notò alzare una manina e indicare un punto nell’oscurità.
“Lì c’è un uomo!” Disse lei con un esile filo di voce.
Subito Big D. spianò la pistola e sparò a vista, senza curarsi se si trattava di un innocente o meno.
Ma quando si girò già un corsaro calabrese stava puntando il suo ferro contro la tempia di Guameiro e un altro premeva la canna di una lupara contro le viscere del capitano Marphin.
“Dov’è la mappa capitano?” Disse in tono aggressivo il calabrese, ma già Marphin aveva estratto la sua pistola sparando in testa a quello con la lupara, intanto Guameiro fece scintillare un enorme coltello sgozzando quello che lo teneva sotto tiro.
“Come vedi non abbiamo tempo di dormire!” Annunciò Marphin rinfoderando la pistola.
Guameiro annuì e i tre pirati si misero nuovamente in marcia.
*
La macchina procedette a fari spenti seguendo strade secondarie, molte volte i tre corsari si persero seguendo la mappa risalente a tre secoli antecedenti all’avventura, le strade che non erano sterrate causarono non pochi problemi ai tre, i rami della fitta vegetazione si schiantavano violentemente contro il parabrezza dell’automobile di Guameiro che non voleva saperne di ridurre la velocità nonostante il terreno impervio su cui si erano ritrovati a viaggiare.
Finalmente giunsero a una casetta che si trovava quasi sulla vetta del monte Scuderi, lì c’era il contatto del capitano Marphin: La Sarta, ovvero la vecchia madre di un suo compagno di galera.
La Sarta però era tutt’altro che vecchia, o meglio lo era, ma nonostante la sua età possedeva ancora carni sode, capelli nerissimi, e un grande fascino.
Era seminuda, attraverso una sottile veste trasparente i pirati erano in grado di vedere il suo folto e corvino crine pubico; tutti e tre furono visibilmente eccitati dalla sua vista.
“Sei tu quella che deve farci il tovagliolo?” Ringhiò il capitano.
“E voi siete quelli che mi daranno una parte del bottino, ovvero la chioccia e i pulcini d’oro!”
“Per chi ci prendi bella, noi siamo gentiluomini, io sono stato dentro con quel pazzo di tuo figlio, e se solo non si fosse impiccato in prigione ora sarebbe qui con noi, spero che potremmo conoscerci più approfonditamente io e te! Mi aspettavo una vecchiaccia e invece guarda che tette!”
Marphin le si fece più vicino dicendo ciò ma lei lo spinse via.
“Questa è la notte giusta per filare e comporre il tovagliolo, la luna è alta è tonda, deve aiutarci anche la bambina, spero che voi porci l’abbiate lasciata vergine!”
Marphin lanciò un’occhiata truce a Big D. sapendo benissimo che era capacissimo di averla violata a loro insaputa.
“E’ vergine! Parola mia!” Disse il gigante con voce gutturale.
Così il gruppo con l’aiuto della sarta confezionò il tovagliolo, quella stessa notte discesero dal monte e si misero a pescare presso Itala Marina i pesci che poi avrebbero dovuto portare velocemente sul monte, poiché la mappa diceva esplicitamente che i pesci dovevano essere ancora vivi e cotti sulla cima dinnanzi alla grotta del tesoro.
Guameiro era molto abile nella pesca, e ne pescò velocemente più di cinque.
“Sei sicuro che la grotta è quella Marphin?” Chiese Guameiro al capitano mentre liberava i pesci dagli ami.“E’l’unica grotta del monte, e poi cos’hai da perdere?”
I pesci vennero caricati in macchina e portati ancora vivi, a tutta velocità sul monte; poi vennero cotti sul fuoco di eriche del monte, così come diceva ancora la mappa e sempre seguendo le sue istruzioni furono mangiati sul tovagliolo della Sarta davanti all’ingresso della grotta. L’operazione doveva essere compiuta prima che il sole sorgesse dalle montagne calabresi, che si trovavano dall’altra parte del mare su cui si specchiava il monte; e proprio mentre il sole sorgeva e il gruppo entrava nella grotta, una losca figura, avvolta in un cappotto nero, seguita da un manipolo di uomini armati fino ai denti, osservava i nostri da un altura poco distante.
L’uomo col cappotto aveva il volto percorso da una vistosa cicatrice, si trattava del capitano Franchetiello, ed era pronto a vendicarsi di Guameiro per un antico torto dovuto a un duello col coltello, e in più, naturalmente, era attratto dal bottino che i tre pirati avrebbero preso rischiando la vita al suo posto.
Il pappagallo sulla sua spalla gli passo una pillola di Tavor, sperando che ciò lo calmasse momentaneamente, e così fu, nessuno conosceva quel brutto ceffo meglio del suo stesso pappagallo.
IL CAPITANO FRANCHETIELLO
*
Giunti in fondo alla grotta incontrarono il serpente, anche di questo parlava la mappa, l’animale si sarebbe attorcigliato intorno ai corpi di ciascun componente della spedizione, nessuno di loro avrebbe dovuto mostrare il seppur minimo segno di paura, né tantomeno invocare i santi.
Era per questo che il capitano Marphin aveva scelto per l’occasione i più impavidi e pazzi pirati che conosceva, ma non poteva garantire per la Sarta, il prete e la ragazzina.
Il prete non fece una piega perché era stato abbondantemente sedato, la Sarta mostrò nervi d’acciaio, in effetti era la madre di una sfilza innumerevole di fuorilegge assassini senza scrupoli, neanche la bambina fiatò standosene sulla spalla del gigantesco Big D. come fosse una scimmietta.
“Sono orgoglioso di te!” Le disse il colosso con fare paterno.
“E’ perché mi fido Big D.” Replicò lei, e il gigante fu commosso, nessuno avrebbe toccato quel giglio, prima o dopo la spedizione, o li avrebbe uccisi tutti, furono questi i suoi pensieri mentre il serpente andava via aprendo loro la strada.
*
Improvvisamente, nel bel mezzo dell’oscurità rischiarata dalle torce comparve una donna bellissima, era completamente nuda, il bruno crine cinto da una corona di diamanti, era la principessa imprigionata insieme al tesoro; in quel momento Big D. smise di credere che quelle del capitano erano solo favole, la principessa esisteva davvero, quello non era un tesoro nascosto da Marphin anni prima dovuto alle sue mille scorribande per mare e per terra, Marphin non aveva semplicemente bisogno di semplici guardie del corpo come Big D. aveva pensato all’inizio; la leggenda era vera, dunque esisteva anche la chioccia d’oro e i suoi pulcini, e stranamente il grosso, barbuto corsaro pensò che con quei soldi avrebbe dato un futuro alla bambina, le avrebbe pagato gli studi, una casa vera, dei giochi, già se la immaginava in tailleur quando la terra iniziò a tremare; un terremoto titanico imperversava nella grotta.
Guameiro era incantato dinnanzi alla principessa incapace di muoversi:
“Io la amo, io voglio lei, me ne fotto del tesoro!”Ma il capitano Marphin spezzò l’incantesimo sparando alla principessa dritto in mezzo agli occhi:
“Al massimo dopo ti farai il suo cadavere coglione!”
Guameiro perse la testa e tentò di sparare a Marphin, ma in quell’istante apparve dinnanzi ai pirati un immenso lago, le acque erano scosse da enormi ondate dovute al terremoto; l’acqua arrivava fino a loro, ma al di là delle onde era possibile vedere mucchi di monete luminose, molte, moltissime monete che avevano tutta l’aria di essere d’oro.
Era adesso che subentrava il prete, il guaio era che era completamente fatto di morfina, droga a cui il capitano Marphin era molto affezionato.
“Sveglialo cazzo!” Urlò Guameiro abbassando la pistola ed evitando di sparare al capitano.
Ci pensò la Sarta, estrasse dei sali sconosciuti e li fece annusare al prete, dopodiché gli piazzò un antichissima pergamena sotto agli occhi e ordinò al prete di leggerla.
“Leggi le liturgie e spezza l’incantesimo! La vergine deve stargli accanto mentre recita le formule!”
Detto ciò la Sarta guardò dritto negli occhi Big D., che si tolse la bambina dalla spalla e la posò delicatamente sul pavimento scosso dal terremoto.
“Vai, e non deludermi piccola, sei la migliore bambina che abbia mai conosciuto!”
Il gigante disse ciò sorridendo mentre la ragazzina già si incamminava coraggiosamente verso il prete.
“E’ tua figlia?” Chiese la Sarta a Big D.
“No, non ancora, ma lo sarà presto, ho ucciso sua madre, ma è stato meglio così, dopo questa storia la terrò con me!”
*
Il prete lesse le parole; non appena ebbe finito sulle sponde del lago apparve una barchetta, il terremoto però continuava a impazzare e le onde scuotevano il lago le cui acque oscure guizzavano come giganti di vetro rendendone impossibile la navigazione.
Eppure l’impavido Marphin, facendosi beffa del pericolo e della morte salì sull’imbarcazione, il suo sguardo era folle, impugnava la pistola, non si sa bene perché, visto che non vi era nessuno a cui sparare, forse semplicemente gli infondeva coraggio mentre le ondate titaniche scuotevano la barchetta.
Il pirata furioso navigò sulle acque mentre gli altri attendevano a riva, ricordava i suoi antichi predecessori, Francis Drake, Barba nera, Carico Jack, il suo stesso volto appariva come una Jolly Roger sventolante nella pura oscurità della grotta; il capitano Marphin, moderno pirata, a denti stretti solcava le onde del lago mentre le acque spumeggianti gli flagellavano il volto, rendendo impossibile la sua traversata suicida.
“Io piscio sulla morte, quelle monete sono mie! Me le merito!”
Per ogni impavido corsaro vi è un tesoro, solo che è molto difficile tenerselo stretto.
*
Il Capitano Marphin aveva perso la pistola nel lago ma era riuscito a raggiungere l’latra sponda, era a un passo dalle monete quando già un'altra barchetta si stava materializzando sull’altra riva del lago così da permettere a un Guameiro folle di riso di imbarcarvisi.
Proprio nell’istante in cui Marphin stava allungando le grinfie sui dobloni comparve un cavallo gigantesco, grosso come un veliero cominciò a girare in tondo intorno ai mucchi di monete, impedendo al capitano di avvicinarsi.
Il cavallo era la cosa più spaventosa che i pirati avessero mai visto, fu proprio questo a far fremere Big D. facendogli desiderare di essere al fianco di Marphin, così si imbarcò insieme a Guameiro gridando:
“Mangeremo fottuta carne di cavallo stanotte!”
Dicendo ciò cominciò a sparare all’impazzata rendendo il cavallo ancora più furioso; i colpi di Big D. raggiunsero l’aorta dell’enorme animale, anche Guameiro cominciò a sparare colpendolo alle zampe; il quadrupede furioso nella sua folle corsa circolare aumentò il proprio afflusso sanguineo, il sangue fluiva dalla carotide lacerata dai proiettili, perdeva sempre più flusso vitale, l’enorme cuore pompava getti di sangue che non alimentavano le vene, bensì schizzavano all’esterno investendo il capitano Marphin e imbrattandolo di sangue.
Presto il cavallo crollò al suolo dissanguato, terminando tragicamente la sua corsa; nel cadere le monete sobbalzarono investendo Marphin che esplose in una risata di pura gioia.
“Ottimo miei prodi! Siamo ricchi, siamo fottutamente ricchi!”
*
La sarta costrinse il gruppo, compreso il prete che ancora non capiva perfettamente ciò che stava accadendo, a contare per tredici volte tredici, così come volevano le formule magiche scarabocchiate sulla mappa di Marphin e del figlio deceduto della Sarta.
Allora nella grotta si aprì un varco, era la sorgente Itala che avrebbe consentito ai bucanieri di scendere nuovamente a valle, visto che l’entrata alle loro spalle era stata chiusa dalle macerie del terremoto.
Mentre il gruppo caricava le monete in robusti borsoni però esplose un colpo di pistola che fece esplodere la testa del prete; la grotta fu invasa da una sonora e irritante risata che ai tre pirati napoletani suonava più che familiare, si trattava del Capitano Franchetiello e dei suoi uomini eroinomani che avevano sparato dall’alto di una parete rocciosa.
“Grazie per aver fatto tutto il lavoro al posto mio idioti!”
Franchetiello sghignazzò mostrando tutti i suoi denti marci mentre il pappagallo gli porgeva un nuovo Tavor.
Guameiro però con le restanti pallottole gli sparò dritto in fronte; morto il capitano, il gruppo di tossici che lo accompagnavano si ritrovò allo sbaraglio, fu un triste tiro a bersaglio quello che seguì, perpetrato dal capitano Marphin e dai suoi pirati. In breve l’intera grotta fu intasata dai cadaveri.
Come promesso alla Sarta spettarono la chioccia d’oro e i suoi pulcini, che entro breve iniziarono a correre ovunque nella grotta rivelando la loro presenza.
“Gestiscili tu che a me già mi stanno facendo girare gli occhi!” Disse Marphin con disprezzo mentre rinfoderava la sua pistola; effettivamente anche se erano completamente d’oro, quegli animali sembravano abbastanza frustranti e ingestibili per un pirata; loro avevano bisogno di moneta sonante da spendere in droghe e baldracche.
*
Guameiro caricò in un sacco il cadavere della principessa, deciso a divertirsi con esso una volta giunto in un posto tranquillo, il vecchio pirata dal baffo sottile e la pelle bruna si era realmente innamorato e aveva trovato una condiscendente, silenziosa e soprattutto immobile compagna.
Il capitano Marphin rideva con gli occhi, e ancora meditava l’idea di passare una notte d’amore con la Sarta prima di rimettersi in viaggio sulla fiat uno di Guameiro, veliero impavido della loro folle avventura.
Big D. invece sorrideva alla ragazzina che se ne stava seduta sulle sue ginocchia:
“In che paese ti piacerebbe andare a studiare piccolina?”
Fine
©Davide Giannicolo
I PROTAGONISTI DI QUESTA STORIA SONOREALMENTE ESISTITI, FONTI CERTE RICONOSCONO IL GIANNICOLO NEL PERSONAGGIO DI BIG D.
SEMBRA CHE L'INTREPIDO GUAMEIRO SIA MORTO, MENTRE IL CAPITANO MARPHIN CONTINUA A COMPIERE I SUOI ATTI DI PIRATERIA; A LUI è DEDICATA QUESTA STORIA ISPIRATA AL GIANNICOLO DAL CAPITANO MARPHIN IN PERSONA.
QUI TROVERETE LA VERA LEGGENDA DELLA TRUVATURA: http://www.siciland.com/La_Truvatura-8-a.html
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