giovedì 1 dicembre 2011

Gilgamesh, Enkidu e l’amore


 Gilgamesh, Enkidu e l’amore


Gilgamesh il possente,
a braccia incrociate,
osservava il proprio popolo.

Egli che ne era re,
bramava temprarne il corpo,
donando loro divina forza.

Allora costringeva i propri sudditi,
a massacranti,
violente prove.

Era difficile accontentare Gilgamesh,
nel cui sangue scorreva l’icore di un dio;
le cui nodose braccia
potevano strozzare un leone.

Ma un giorno giunse Enkidu,
creatura bestiale e furente.

I due si scontrarono,
così come l’onda
si abbatte sulla scogliera.

Colpo restituiva colpo,
fino a che non sanguinò,
il villoso, virile petto d’entrambi.

Nessuno riuscì a battere l’altro,
così nacque la loro fraterna amicizia,
germogliata nella violenza.
 
friends
                    II



Enkidu era selvaggio,
le bestie lo avevano allevato,
la riccia barba gli carezzava il ventre e


la sua pelle emanava
l’acre olezzo
della selva.


Soltanto una donna
sarebbe stata in grado
di educarlo.


Giunto a palazzo,
Gilgamesh donò a Enkidu
Una delle più fascinose sue cortigiane,
presto Enkidu,
grazie alla bella,
fu iniziato alla civiltà.
 u

 Nella foresta dei cedri poi
Gilgamesh ed Enkidu
s’addentrarono nottetempo,
cercarono l’albero profumato;
ma incontrarono Khubaba
dalla faccia di viscere.


Era Khubaba il loro desiderio
ardente lungo le possenti membra?
I due guerrieri
soli
nella foresta di Cedri
uccisero Khubaba
e raccolsero i sacri rami,
soli
nella foresta
l’uno accanto all’altro
avevano appagato il loro desiderio
sul cadavere dell’oscuro guardiano
della loro passione virile.


Il loro desiderio era la rissa,
il sangue,
il massacro per futili motivi!
O altro ancora?
O strusciar di maschili membra
nell’oscurità della foresta indisturbata?


Solo in tali scorribande i due
sigillavan sempre più
il solenne patto d’amicizia.


             III
Ma la superba Ishtar,
sedotta dal valore del grande Gilgamesh,
una notte apparve alla sua alcova.


“Sarai mio sposo, mio amante,
mio schiavo,
è Ishtar che lo vuole!”


Ma il possente re conosceva
i capricci della dea
che uccideva i propri amanti e
brutalmente la ripudiò!


“Preferisci accoppiarti nella selva,
in bestiali rapporti
col tuo inseparabile amico Enkidu?”


La dea lo schernì,
sibilando come una serpe,
mortalmente offesa dal rifiuto.


“I vostri irsuti corpi da buoi
 strusciati l’uno contro l’altro,
è questo ciò che preferisci alla mia pelle divina?”
 Ishtar
                IV
Senza attender repliche,
Ishtar la bella svanì,
Porgendo al proprio padre Anu una supplica.


“Ti chiedo il Toro Celeste oh padre,
così che io possa liberarlo,
nella città regnata da colui che mi ha offesa!”


Anu annuì mestamente
E il toro fu scagliato,
seminando morte e distruzione.


                 V
Enkidu s’imbatté nel Toro
affrontandolo senza retrocedere,
le sue braccia possenti stringevano le corna


come a volerle strappar via.


Ma il Toro Celeste era immenso,
gli sbuffi del suo naso
ardevano le membra.


Enkidu possedeva però
la forza e il valore delle bestie,
afferrò la coda al Toro
immobilizzandolo.


Allora sopraggiunse Gilgamesh,
che con la sua lunga spada
spaccò il cranio all’animale sacro.
battle


“Non lo avrei mai ucciso senza te
Valoroso fratello!”
Disse l’irsuto e bestiale Enkidu.


I due s’abbracciarono,
e realmente,
i loro corpi sudati e villosi,
dai muscoli possenti,
strusciarono l’uno contro l’altro,
così come aveva predetto Ishtar.
 gilgamesh1
             VI
Trascorsero gli anni,
ed Enkidu morì per volere degli Dei,
lasciando Gilgamesh solo.


Fu l’unica volta in cui
il possente e violento re
provò dolore.


“Mia dea Ishtar,
quanto ingiusto è stato il tuo furore,
ignoravi che
non necessariamente ci si accoppia carnalmente,
con le cose che si amano!”


Dolore,
ignobile,
pervicace,
un veleno sardonico
aveva distrutto
quel sublime germoglio
nato dalla violenza.


Che era il loro amore.


                                     Davide Giannicolo

 enkidu

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