giovedì 1 dicembre 2011

Harry Splatter e i doni della sifilide

 Harry Splatter e i doni della sifilide
(la caverna delle scimmie pazze)

 


La scialuppa andava alla deriva da giorni ormai, Harry ignorava la direzione in cui lo scafo veniva mollemente trascinato, non aveva più la forza di remare, né di respirare, il sale marino aveva disidratato e corroso la sua pelle cosparsa di croste, il sole, nemico allegorico di Harry, dardeggiava impietoso spaccandogli le carni, inoltre la sete, come un cappio dentato, stringeva la gola del maghetto.
Sua intenzione era raggiungere la caverna delle Scimmie Pazze, situata su di un atollo protetto da una ostile vegetazione, le scimmie erano custodi di un potente amuleto che avrebbe consentito ad Harry di padroneggiare incantesimi attui a proteggerlo dalle minacce incombenti, nubi grigie e violente su di lui.
Non sapeva quanto distasse l’isola, tantomeno se stava seguendo la giusta direzione, Harry si trovava in uno stato di trance, il bruciore causato dallo scolo gli aveva più volte pensare di amputarsi il pene, purtroppo però non aveva con sé una lama.
Il corsaro Von Sodom intanto era sulle sue tracce(vedi “Harry Splatter e la fuga verso lo scolo”); il pirata lo inseguiva a bordo del suo galeone frustando a sangue la ciurma, voleva ritrovare il suo amore perduto, e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungerlo.
Questa era la condizione di Harry quando un pellicano verde mela si posò sulla punta consunta della sua scialuppa.

Il pellicano osservava Harry con piccoli occhietti eloquenti, quello sguardo pareva del tutto umano, latore di un messaggio; il grosso uccello aprì la sproporzionata bocca, all’interno della rigida sacca giallastra che era il suo becco, giaceva un orsetto rosa di pezza che pareva addormentato, imbracciava un mitragliatore e a prima vista entrambi sembravano giocattoli.
Improvvisamente l’orsacchiotto spalancò gli occhi, il suo sguardo era aggressivo, feroce, buffamente contrastante con l’aspetto del roseo peluche, puntò l’arma verso Harry aggrottando gli occhi di plastica.
“Sono qui per ucciderti Harry Splatter, su di te c’è una taglia a cui non posso rinunciare!”
L’orso era ancora nella bocca del volatile mentre Harry allargava le braccia guardando il cielo, tutto si aspettava nella vita, tranne essere crivellato di proiettili a opera di un orsetto rosa.
“Fallo! Fai in fretta, ma non consegnarmi a loro!” Disse Harry piagnucolando.
“Fammi finire ragazzino, ho detto che sono qui per ucciderti ma non lo farò! Anche se non sembra io e te siamo simili, entrambi ci opponiamo al nostro destino, la gente si aspetta da me che me ne vada in giro a disseminare caramelle e a cantare stupide canzoncine, vuole che mi faccia tirare le orecchie da bambine bavose, vaffanculo, questo solo perché sono un orsetto rosa, ma a me piace fumare sigari enormi, mi piacciono le armi, l’alcool, le troie e il bondage coreano! Quando ho sentito parlare di te, mi sono subito sentito in dovere di aiutarti!”

L’apprendista maghetto era perplesso, nessuno gli aveva mai offerto il suo aiuto con tale spontaneità, restò in silenzio mentre l’orsetto scartava un lungo sigaro e, una volta stretto nel musetto, tentava d’accenderlo senza successo.
“Porca troia, la pietrina è bagnata, tutto il giorno nel becco di questo cazzo di pellicano verde, mi sono infradiciato tutto!”
Il buffo pupazzo era ancora seduto nella sacca dell’uccello verde mela, quest’ultimo restava immobile, con i vitrei occhi fissava Harry Splatter in cerca di pietà.
“Lui si chiama Brucionte, è praticamente il mio mezzo di trasporto, ogni tanto gli do anche una botta, sai, in mancanza di baldracche ahahahah”.
Lo sghignazzare che seguì questa affermazione si rivelò alquanto agghiacciante, quasi l’orsetto soffocava allo scopo di liberarsi di quella sua rozza ilarità da marinaio.
“Penso sia piuttosto sadico da parte tua torturare questo povero animale!”
Harry sapeva che così dicendo si sarebbe forse messo contro l’unica persona fino a ora disposta ad aiutarlo, ma nonostante ciò, deglutendo a causa della paura e reso folle dai bruciori dello scolo, aveva detto ciò che pensava, erano finiti i giorni in cui il principe infetto lo prendeva a calci in culo! O forse no? Visto che subito una recidiva paura lo avviluppò nel vedere gli occhietti assassini dell’orsetto rosa stringersi sempre più in una postura minacciosa.
“Non mi piacciono le vittime Harry Splatter!” Disse l’orsetto.
“Ebbene io lo sono!”
“Allora dovrei spappolarti il cervello a suon di mitragliate e incassare la taglia!Eppure dicevano che eri tosto, cazzo hai fatto un macello laggiù a casa tua, dragoni sputa fuoco, gente mutilata, cazzo ci sarà un motivo per cui tutti i maghi della regione si siano riuniti per farti il culo!”
“Sono una vittima, credimi orsetto rosa!”
Harry deglutì nuovamente, contrariava per la seconda volta il pericoloso interlocutore che per tutta risposta gli puntò il mitra in faccia.

“Non osare mai più chiamarmi così! Intesi? Il mio fottuto nome è Macinabudella, ci siamo capiti?”
Un orsacchiotto rosa alto circa settanta centimetri, amante del bondage coreano, che si fa chiamare Macinabudella; Harry comprese che non c’è limite alle stranezze del mondo.
“Vuoi quindi aiutarmi Macinabudella?”
“Non lo so ancora, mi sa tanto che ho perso solo tempo con te!”
“Te la sentiresti di accompagnarmi sull’Atollo delle Scimmie Pazze? Insinuarti nella sua foresta dove brulicano creature immonde e piante carnivore? Addentrarti nella caverna maledetta, tempio delle scimmie, le cui colonne portanti sono fatte di ossa e budella essiccate? Affrontare l’ira di Von Sodom e degli arcimaghi che sono sulle mie tracce? Perché dovresti farlo’”
Macinabudella fissò Harry coi suoi lucidi occhietti neri di plastica scadente, occhi perfettamente inespressivi:
“Perché dovrei farlo? Per l’amore nei confronti del sangue e della violenza, cosa c’è di più semplice?”
Harry fissò il peluche per un lungo momento, tutt’intorno la voce dei gabbiani intonava un canto col placido suono delle onde marine, onde turchesi rese scintillanti dal sole che cullavano la barca di Harry; infine il maghetto sorrise, mentre il pellicano cominciava a perdere fili di bava ai lati del becco, orami da troppo tempo spalancato.

“Va bene Macinabudella, sono onorato di conoscerti, dove sto per andare avrò bisogno di settanta centimetri di puro rancore quale tu sei, però prima di stringere il nostro patto devi promettermi una cosa!”
L’orsetto strinse la zampetta introno al grilletto:
“Ma come cazzo parli Harry Splatter, io non prometto proprio un cazzo, tanto meno a un cretino come te…”
“Non allarmarti mio nuovo amico, ti chiedo solo di trattare con meno durezza il tuo pellicano!”
L’orsetto guardò il suo verde mezzo di trasporto, poi deformò le labbra di stoffa in un’espressione di sdegno.
“A me sembra che sei proprio o frocio o rallentato piccolo mago! Forse entrambe le cose.
Sai che ti dico? Ti seguirò fino all’atollo, voglio vedere cosa fai d’interessante, poi lì penserò alla taglia che grava sulla tua testolina pustolosa, fino ad allora ti starò inchiodato, come le labbra di una vagina infetta sulle pareti di un enorme cazzone, mi hai capito Harry Splatter!? E a proposito di Brucionte, non preoccuparti, a lui piace essere trattato così, è un po’ masochista, un fottuto pellicano pervertito, si tinge anche le piume il frocione! Stai tranquillo e dimmi in che direzione è l’atollo!”
Harry si strinse nelle spalle rachitiche:
“Non ne ho la minima idea!”

“Sarà dura non uccidere questo coglione, fortuna che ho con me del whiskey!”
Dicendo ciò Macinabudella ruspò nella larga sacca del pellicano, estraendo poi vittoriosamente una bottiglia di marca scadente, svitò il tappo ingollando un florido sorso, presto la peluria sintetica all’altezza dello stomaco prese a gocciolare infradiciata.
“Cazzo! Non hai idea di quanto possa essere noioso avere un corpo di stoffa, non riesco mai a ubriacarmi come si deve!”

*
Macinabudella aveva con sé una mappa lacera, tracciò veloci coordinate, poi estrasse una catena dalla bocca del povero pellicano, legò un estremità al collo del compagno verde mela e un'altra alla punta della scialuppa.
“Per adesso sei mio prigioniero Harry Splatter, vediamo cosa sarai capace di fare nella caverna delle Scimmie Pazze!”

Il pellicano si rivelò essere un ottimo traino, la scialuppa solcava le acque azzurre smerigliate dal cocente sole dei tropici, la velocità era ottima, presto giunse il tramonto ed il sole calante cominciò a dipingere l’orizzonte con rosee sfumature.
Dinnanzi a loro apparve un atollo selvaggio, la caverna era visibile, l’entrata era un solco verticale, del tutto simile a una titanica vagina circondata da vegetazione verdeggiante.

“Quella è la caverna delle Scimmie Pazze Harry! Vediamo se ci troviamo qualcosa di buono! Quelle bestiacce coi calli al culo rossi come pomodori sgocciolanti potrebbero nascondere un prezioso tesoro!”
Macinabudella urlò queste parole dall’alto cavalcando il pellicano Brucionte, ma l’apprendista maghetto udì vagamente quelle parole, pichè controto dai bruciori causati dallo scolo.
Ben presto lo scafo incise la sabbia bianca della spiaggia, Harry allora discese dalla barca tenendosi fra le mani il membro, cercando così di contenere il dolore.
L’isoletta sembrava tranquilla, uccelli tropicali dai variegati e sgargianti colori intonavano un canto giulivo attraverso la fitta vegetazione, un canto caldo e sconosciuto a Harry, simile al lamento ingannevole di una sirena lacustre.
Finalmente Harry ebbe modo di vedere Macinabudella ritto sulle proprie gambe, sembrava estremamente fragile e vulnerabile, se non fosse per il mitragliatore automatico, molto più grosso di lui, che l’orsetto rosa imbracciava con fumando un sigaro faticosamente acceso.
Anche il pellicano adesso zampettava goffamente sulla spiaggia, finalmente libero dal giogo dell’orsetto ma non da quello della catena, che adesso lo legava al polso di Macinabudella come fosse un guinzaglio.
“Introduciamoci in questa cazzo di giungla e sfracelliamo i culi callosi di queste scimmiette!”
L’orsetto sparò una raffica tonante in aria, così facendo, in questo suo eclatante gesto da spaccone, provocò la fuga di un gran numero di volatili che s’involò in una colossale ascesa verso il cielo.
“Cosa fai?” Chiese Harry perplesso.
“Avviso i furboni nascosti dietro gli alberi che non siamo indifesi!”
“C’è gente nascosta e in agguato?”
“Non lo so, ma se ci fosse qualcuno, adesso sa che stanno arrivando dei maledetti carnefici!”
Dicendo ciò l’orsetto rosa sputò grossi grumi di catarro.
Harry rimase profondamente affascinato da questo risoluto, preventivo agire e seguendo Macinabudella si avventurò nella fitta vegetazione che conduceva alla caverna vaginale, sentendosi quantomeno protetto al fianco dell’orsacchiotto, che non sembrava dotato di genitali, quindi almeno lui, forse, non lo avrebbe violentato(nda vedi episodi precedenti).
La foresta tropicale era avvolta da un silenzio sinistro, quasi sacro, come se ci si trovasse in prossimità di un tempio inviolabile, anche Macinabudella taceva immerso nella silente vegetazione, avanzava muto col pellicano alla catena ed il mitra in pugno, la sua mascella di stoffa era serrata in un’espressione guardinga, era piccolo si, quasi ridicolo, ma lo si avvertiva al primo sguardo che poteva essere letale.

Improvvisamente il pellicano iniziò ad agitarsi, al primo segnale strano Macinabudella cominciò a disseminare raffiche incandescenti su ogni lato, i proiettili si schiantarono fra le fronde, così i cespugli vomitarono fiotti di sangue e arti di scimmia, incrostando di corpose frattaglie il pellicciotto del peluche.
Dall’alto piombò un giavellotto rudimentale, l’asta si infilzò senza difficoltà nel corpo di pezza di Macinabudella inchiodandolo violentemente al suolo, l’orsetto immobilizzato, si agitava grottescamente sparando a casaccio.
“Sono bloccato cazzo, Harry fai una magia!”
Ma un nuovo giavellotto venne lanciato dai rami alti, l’aguzza punta infilzò la testa dell’orsetto rosa, mettendolo a tacere questa volta, arpionato al suolo come un puntaspilli.
Harry era da solo adesso, anche il pellicano era scappato involandosi insieme ai tucani.
Il maghetto diede una timida occhiata al corpo trafitto di Macinabudella, si guardò intorno dimenticando i bruciori dello scolo, tutto era silenzio ora che il mitra di Macinabudella aveva cessato di sparare, si udivano però scattanti movimenti fra le foglie e diaboliche risatine di scherno.
Le scimmie uscirono in fine allo scoperto una dopo l’altra, era un grande branco, circa una quarantina di soggetti, alcuni dei primati erano agghindati da pirati, altri indossavano abiti femminili, un orango se ne stava su un ramo vestito da sposa nonostante i suoi genitali fossero chiaramente maschili.
Due piccole, diaboliche scimmiette esotiche afferrarono Harry, ognuno per un braccio, la folla fece largo ad una figura imponente che nell’avanzare malmenava le altre scimmie, era un babbuino enorme, dalle zanne affilate, incazzato nero a causa degli scarlatti calli al culo, al collo peloso portava una collana di denti umani, un teschio(altrettanto umano) gli faceva da elmo, il volto era segnato da numerose cicatrici che contribuivano a renderlo mostruoso, aveva inoltre un membro eretto e peloso, grosso come il manico di un ascia.

“Cosa sei venuto a fare qui Harry Splatter?”
Il rachitico, fallito apprendista maghetto non osò parlare al cospetto del belluino primate dal petto ampio e le zanne affilate.

Presto mani callose e scimmiesche afferrarono Harry, fu immobilizzato e condotto nella caverna vaginale, all’interno l’umidità si mescolava al tanfo di carne morta e decomposta, ossa umane erano sparse ovunque, da questo si evinceva che le Scimmie Pazze erano carnivore e ghiotte di carne umana.
Una scimmietta niente male se ne stava assisa su un trono si teschi, era agghindata con deliziosi ornamenti ossei, orecchini fatti con falangi, i seni grigi coperti da due teschi spaccati, il sesso, ricoperto da una nera peluria, era pulsante e visibile, accanto a lei vi era la scimmia vestita da sposa che sembrava avere evidenti tendenze omosessuali a giudicare dai gesti effeminati e la voce alterata a donna.
Il Babbuino gigantesco afferrò i capelli unti di Harry e lo costrinse a inginocchiarsi dinnanzi alla regina delle Scimmie Pazze.
“Lei è la nostra madre e signora, amante e regina, ha dato vita a ciascuno di noi e continua la nostra stirpe, sembra sia eterna e che non invecchi mai, guarda com’è bella! Ma ultimamente la nostra stirpe si sta indebolendo, abbiamo bisogno di nuove donne, non possiamo continuare così, da dieci anni non nascono più femmine da lei, l’unica è quella che vedi accanto a lui, se così possiamo chiamarla, Cincitta è uomo, ma ci sollazza ugualmente facendo le veci della femmina, è frocio insomma, e quindi non può partorire, si veste da donna e ad alcuni di noi piace! Una profezia aveva previsto tutto ciò, così come aveva previsto il tuo avvento, dall’unione di un mago con la nostra regina nascerà la nostra nuova stirpe!”
Harry rabbrividì, non voleva far l’amore con una scimmietta, per quanto carina potesse essere, ma sembrava non avere scelta; la scimmia regina già gli sorrideva con languore fascinoso, mentre la scimmia Gay Cincitta, discese con il suo abito da sposa e sculettando prese la mano di Harry Splatter.
“Vieni bel maschietto, ti accompagnerò nell’alcova, e spero che dopo che avrai finito con la regina avrai un po’ del tuo arnese umano anche per me!”

Il babbuino schiaffeggiò la scimmia gay in malo modo, una sua mano era due volte più grande della testa della sposa invertita:
“Lurido frocio! Sempre a fare moine e a offrire il culo ai nuovi venuti, togliti dalle palle, non c’è tempo per riempire il tuo calloso e pulsante deretano, sporco pervertito voglioso e ninfomane, dopo ti darò io una bella dose di tronco di scimmia, lascia l’umano alla nostra regina, ne va della nostra stirpe!”
Intanto la regina si era alzata, era tutta coperta da un manto nero e lucido, non era niente male, un velo trasparente le copriva la schiena, ma attraverso di esso si vedeva un culetto appetibile seppur peloso, in fondo a Harry non dispiaceva l’idea, l’aveva fatto con una granchia, con un corsaro sadico e galeotto(nda vedi puntate precedenti), perché non farlo con quella scimmietta carina e sorridente dai modi eleganti, che tra l’altro era una regina?
Poteva essere il padre di una nuova stirpe, ma cosa poteva nascere da un inetto come lui?
Il babbuino costrinse Harry ad alzarsi con un disinvolto movimento del possente braccio:
“Dopo che l’avrai ben riempita ti daremo il nostro dono, e con esso potrai sconfiggere qualsiasi nemico!”
Il Babbuino gigantesco sorrise, mostrando zanne affilate come sciabole, Harry ricambiò il sorriso, un dono magico, era per quello che era giunto fino all’Atollo delle Scimmie Pazze.
Harry entrò nell’alcova della regina, mentre la scimmia gay piagnucolava cercando un pene ed elemosinandolo a chiunque incontrasse ricevendo in cambio solo schiaffi e calci in culo.
“Siamo stanchi di te Cincitta, vogliamo una vera troia!
L’alcova era illuminata dalla fioca luce di torce, un braciere riscaldava placidamente l’ambiente disseminando fumi afrodisiaci e inebrianti dal carattere oppiaceo, la scimmietta era nuda, distesa su cuscini di seta, sorrideva, a gambe larghe, offrendo la vulva pelosa e pulsante al maghetto.
I fumi afrodisiaci rizzarono immediatamente il sottile e pustoloso pene di Harry martoriato dallo scolo, gli dispiaceva contagiare quella bella scimmia dagli occhi luminosi e le labbra seducenti, ma non aveva altra scelta, aveva bisogno dei doni di quella grottesca tribù, si avvicinò col pene ritto, la scimmietta con moine da gatta afferrò il membro con le sue mani callose, poi vi incollò sopra la bocca in un bacio risucchiante, Harry andò in estasi, la regina era bravissima, una ventosa, non poteva resistere a lungo a quel bacio, doveva penetrarla se non voleva sacrificare nella bocca di lei la carica destinata alla vulva.

La femmina pelosa lo guardava dal basso con occhi seducenti, emanava femminei lamenti, si contorceva, poi si distese, e lo invitò a penetrarlo.
“Vieni piccolo essere glabro, entra nella mia regale caverna e lasciaci il tuo seme umano, le mie viscere bruciano, ho bisogno di qualcosa di umido che me le annaffi prepotentemente!”
Harry infilò il proprio arnese nella cavità succosa, provò una piacere arcano, antico; era il suo secondo rapporto attivo in tutta la vita, il primo era stato con una femmina di granchio, e ora sentiva la differenza tra la coriacea cavità salmastra dell’aracnide del mare, con quella sublime conchiglia carnosa che ora invece accoglieva il suo membro in un abbraccio setoso, caldo, umano e non mostruoso com’era stato con la granchia.
Harry abbracciò la regina scimmiesca e aumentò la foga delle sue spinte, la amava, voleva restare con lei in eterno, Re delle Scimmie Pazze e padre di una nuova progenie, la scimmietta baciava il collo di Harry, chiuse le proprie zampe prensili dietro la schiena del maghetto, aiutandolo a spingere con le proprie gambe, gemeva la scimmia, gemeva affannando in quel dolce, bestiale rapporto.
Harry fu avvolto da un fremito, una rossa nebulosa gli offuscò la mente, la scimmia cominciò a schiaffeggiargli i glutei.
“Ancora, ancora!” Gridava la regina, mentre i suoi seni grigi sobbalzavano.
E il maghetto esplose dentro di lei, innaffiandola di arretrato piacere.
Restarono per un po’ distesi sui cuscini, poi la regina si alzò con ancora la pelliccia incrostata di sperma.
“Adesso puoi andare!”
Harry, nudo come un verme, magro da far schifo, sussultò.
“Ma allora non mi ami?”
La scimmietta sorrise mentre si imbellettava le labbra con del sangue di struzzo come fosse rossetto:
“Amarti? Con quel cosetto che hai tra le gambe? Non l’ho nenache sentito!”
Harry provò una profonda tristezza, almeno la granchia lo amava.
“Ma i doni che mi avete promesso?”
“Li hai già avuti, ti sei beccato la sifilide proprio ora, tutti noi Scimmie Pazze l’abbiamo, ce la contagiamo da millenni!”
“La sifilide? Ma che magia è?”
“Non esiste la magia ragazzino, esiste solo la carne, e la sifilide la distrugge, la spacca, la corrode, adesso tu ce l’hai! Ti appariranno croste e piaghe sul pene e su tutto il corpo, noi l’abbiamo debellata e sappiamo dominare il batterio, tu ora la custodisci dentro di te, è questo il nostro dono, il dono della morte in cambio di quello della vita!”
“Ma ho già il corpo ricoperto di croste!”
“Si ma adesso puoi uccidere chiunque abbia un rapporto sessuale con te!”
“E come faccio a convincere gli arcimaghi ad avere un rapporto sessuale con me? Tutti insieme?”
La scimmietta si stava rinfilando il reggiseno di teschi, sorrise, era fascinosa e regale:
“Questi sono cazzi tuoi Harry Splatter, noi i doni te li abbiamo fatti!”

Ma in quell’istante colpi di mitragliatore infransero misero in subbuglio la caverna.
“Cosa cazzo succede?”
Disse l’elegante regina.
Harry si precipitò fuori dall’alcova, vide Macinabudella, con il piccolo corpo squarciato dalle lance, che perdeva pezzi di ovatta e palline di polistirolo, mentre falciava le scimmie con il suo mitragliatore.
“Ecco il piombo scimmie del cazzo, credevate di avermi messo fuori gioco vero? Ma non avevate calcolato il mio fido pellicano!”
LA scimmia gay Cincitta si precipitò verso il carnefice.
“Scooopamiiii ti prego Orsacchiottooooooo!”
Ricevette una scarica di piombo nel ventre che la tagliò in due disseminando in giro le sue budella, ormai il suo abito da sposa era scarlatto.
“Una delle cose che mi rende furioso è il sesso dolcezza, non ho il pisello, sono piuttosto frigido! E la cosa mi rende odioso, sadico e cattivo!”
Disse l’orsetto rosa mentre sterminava le scimmie.
Il babbuino gigante, impugnando una clava tentava di avanzare, prendendosi dritto nel petto l’onda d’urto dei proiettili.

Guadagnava lentamente terreno mentre le sue carni si spaccavano sanguinando sotto gli inclementi proiettili, pezzi del suo petto schizzavano verso l’alto, ma non si fermava, avanzava, era vicinissimo a Macinabudella che stringendo il musetto in una smorfia di stizza non staccava la zampa dal grilletto, finalmente il babbuino si inginocchiò, col cuore spappolato, e una scarica di piombo gli maciullò la testa imbrattando di sangue e pelo l’orsetto rosa.

Harry raggiunse il proprio compagno, non voleva dirgli della regina, infondo portava in grembo la sua progenie.
“Macinabudella, sei vivo? Dov’è Brucionte?”
“E’fuori da questa cazzo di caverna a forma di passera, ci sta aspettando, le odio queste cazzo di scimmie, tutto in funzione del sesso, io odio il sesso, non posso scopare, il coglione che mi ha costruito non mi ha dotato d uno strafottuto organo riproduttivo, sono un represso col cervello bruciato, è forse per questo che sono così fottutamente violento, sai di solito i sadici sono impotenti….vaffanculo la psicologia, le ammazzo tutte queste scimmie che ostentano i loro bei cazzoni grossi!”
Quell’affermazione fece pensare Harry, forse Macinabudella era un omosessuale represso, aveva parlato con ammirazione dei “cazzoni” delle scimmie, come se desiderasse strofinarseli in faccia, ma distruggeva l’oggetto del proprio desiderio represso con il proprio inverosimile machismo, non aveva forse detto che si accoppiava con Brucionte di tanto in tanto? Forse in quei rapporti assumeva un ruolo passivo.

Nel giro di mezzo’ora tutte le scimmie erano morte, tutt’intorno era una poltiglia di pelo, sangue e frattaglie, la regina era scappata rifugiandosi in qualche cunicolo sotterraneo che le avrebbe consentito di custodire e preservare la propria stirpe fecondata da Harry Splatter.
Macinabudella era furioso:
“Ma qui non ci sono tesori, ci sono solo ossa e merda di scimmia!”
“Mi hanno dato la sifilide però!” rispose Harry.
“Gran bel regalo del cazzo!”
Macina budella si accese un sigaro.

Quella sera Harry Splatter, Macinabudella e Brucionte raggiunsero l’atollo vicino delle Zoccole Malconce, era un isoletta di puttane deformi la cui economia era basata sulla prostituzione, offerta ai pirati di passaggio.
Ricucirono Macinabudella con ago e filo, usando del cotone nero che all’orsetto piacque molto, una di loro, Lenora la zoppa, ballò per tutta la notte in uno spogliarello grottesco per Macinabudella, che con gli occhi arrossati e la mascella serrata osservava il corpo della ballerina, la sua espressione era di rabbia mista a desiderio.
“Perché ti fai così del male?” Gli chiese Harry.
“Le cose che più ci fanno male sono le cose che desideriamo e non possiamo avere, ma allo stesso tempo, anche se ci fanno del male, sono le cose che più amiamo!”
Macinabudella proferì queste parole senza staccare lo sguardo dalle tette della zoppa, masticando a vuoto con un sigaro maciullato dal nervosismo stretto fra le labbra.
Harry si alzò e andò verso la spiaggia, adesso aveva anche la sifilide oltre allo scolo, doveva riflettere sul come usare queste sue armi, anche se non sapeva cosa gli avrebbe riservato la sua prossima avventura…..

©Davide Giannicolo

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