Corpo caotico, abbietto desiderio.
Il contrario plastico della perfezione greca.
Linee asimmetriche, caos delle forme, impossibile da modellare.
Carne confusa, buttata a caso da un Dio pazzo, accompagnata da una sbornia anale, sporca orgetta con whisky e due lesbicone su un divano sfondato, effusioni di bagordi, lingua grassa e avida nella bocca, pulsioni e pulsare da tutti i fronti, enormi natiche spalancate come la bocca dell’inferno, sole di un folle pomeriggio di primavera in mezzo ai campi.
Corpo caotico, cosmica follia, sordido segreto matriarcale.
Molle materia, onde sgraziate, oscurità Dionisiaca e informe, figlia della pazzia, malsano desiderio.
Amorfo abisso di sobbalzi e capezzoli grossi come occhi sgranati fuori dai bulbi, tentacoli tremuli, ovunque bocconi morbidi, rotoli e pieghe di mastino glabro, materia rosea di delirio della carne, abnorme mostruosità assisa sul trono di un fallo massiccio come un palo.
Scheletro inesistente, plasticità di pura carne attua a inghiottire nel suo lento, inesorabile, elefantesco avanzare verso la bocca implorante d’ogni peccato.
Sguaiata, innominabile confusione delle forme.
Corpo caotico, febbre di luna, inconfessato spasmo interiore.
Corpo slabbrato, pelle immonda che cede al caos, seni di vacca gravida, fianchi sfatti in cui violentemente affonda la mano e ogni carezza diviene schiaffo nel delirio tattile di un impasto umanoide di lardo e sangue, purulente sensazioni soffocate malamente.
Scultura incompiuta, adagiata come impasto su qualsiasi tocco, che sia il marmo d’una nascosta latebra o il talamo della mia ardente irrequietezza.
Davide Giannicolo
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