Vorrei che l’inchiostro dei miei scritti,
vivo,
come lo sputo del polpo dallo sguardo di seta di Lautrèamont,
strisciasse nottetempo dalle pagine dimenticate,
così da attorcigliarsi furtivo intorno ai tuoi capezzoli,
tappandoti la bocca improvvisamente desta,
solleticando il tuo clitoride,
scavando dentro te,
facendo scoppiare nella tua testa una pioggia di diamanti.
Vorrei che l’inchiostro dei miei scritti, nottetempo, si tramutasse in vendetta e come stiletto insanguinato di rancore, con il quale li vergai, si infiggesse tra le tue costole fragili, facendoti scoppiare il cuore.
Davide Giannicolo
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