Fottimi, nel bel mezzo dei palazzoni, sotto la calura asfissiante, qui non c’è ombra tranne che sotto i garage, fottimi, nell’asfissia della canicola, alla luce accecante del sole rovente, qui non c’è nemmeno un alberello dove nascondersi, cemento, solo cemento e solitudine coi balconi che sembrano deserti a guardarci dall’alto. Nessuno farà caso a noi, mi sono vestita così a posta, nella mia cameretta dozzinale, unico dono dei miei genitori, presa in mezzo ad altre rotonde di cemento e cielo finto di un azzurro colorato a pastello. Stai tranquillo, nessuno ti giudicherà, anche se sembro piccola mi sono comunque vestita da puttana solo per te!
Evil Bokken si svegliò di soprassalto nel suo monolocale senza finestre, l’aria era asfissiante, faceva un caldo innaturale tra quelle mura perennemente battute dal sole della zona industriale. Scolò una birra dieci gradi nera col vichingo in copertina, poi riappiccicò le palpebre livide:
Scopami, qui al supermercato, anche se sono incinta, ho messo a posta questo vestito rosso trasparente. Vedi il mio culo come si è ingrossato? E che mutandine piccole che ho messo? Si vedono chiaramente mentre passo col carrello, minuscole mentre la carne dei miei fianchi bovini ne ingloba i bordi filiformi. Ti aspetto nel parcheggio sotterraneo, poi ognuno dimenticherà la propria identità.
Si svegliò di nuovo, madido di sudore, la realtà, i desideri e i ricordi si confondevano in un unico blocco cerebrale. Non pensava minimamente di essere pazzo, solo ubriaco forse, allora si fece un altra birra nera col vichingo provando a sedarsi. La città era diventata ostile per lui, meglio stare un po’ rintanato, non era così stupido da ignorarlo, ma certo era che aveva bisogno di un po’ d’aria.
I principali possessori della città erano naturalmente italiani, lasciavano spazio agli stranieri per faccende di poco conto, quindi stava a loro risolvere il problema crescente di Evil Bokken.
La storia arrivò direttamente alle orecchie suscettibili di Pasqualino Fuocoefiamme, figura quasi invisibile che gestiva locali, prostituzione e droga in quella zona.
“Cosa ha fatto insomma questo pagliaccio? Ha messo su un po’ di casino in un negozio di pupazzi? Ha pestato qualche ragazzino? Fa un po’ il rattuso qua e là? E a noi che ce ne fotte? Mi prendete per il culo? Mi spiegate che problema rappresenta?”
“Signor Fuocoefiamme mi permetta, questo chiede il pizzo e massacra la gente, noi che figura ci facciamo?”
“Lo paghiamo e lo prendiamo con noi, cazzi di quei neri e gli spagnoli se non riescono a tenergli testa, noi prendiamo questo cane randagio e gli mettiamo un bel guinzaglio!”
“Ha già ucciso Totore a bestia, in pieno giorno, nel nostro territorio, davanti a una folla di scommettitori accaniti, tutti già parlano di lui come si faceva al tempo con Gesù!”
Il boss sospirò, era troppo vecchio per questo genere di cose, queste parabole bibliche e sti giovani strafatti in cerca di nomea. Era alla ricerca di una soluzione classica, elegante, vecchia maniera. C’era un clown che proprio non voleva stare nel suo circo.
“Chiamatemi Asso di Spade, subito, qui serve una soluzione all’italiana!”
“Non risponde mai a telefono da anni e lo sapete!”
“ Allora per amore della madonna che non vi dà fuoco a tutti quanti in questo istante trovatemelo, e andiamo noi da lui!”
Tutti in quella stanza tacquero, si era mosso qualcosa di immenso e molto pericoloso, il teppista uscito fuori controllo era divenuto troppo adulto e pretenzioso per essere tollerato oltre nelle sue scelleratezze.
Asso di Spade era un uomo molto particolare, sempre stato ai margini dell’organizzazione. Era amico d’infanzia del boss principale a capo anche di Fuocoefiamme. Campione di scherma, persona elegante e di buon senso. Poteva fare a un uomo con una lama tutto quello che la fantasia può suggerire e oltre. Spesso si era prestato a esecuzioni speciali servendosi solo di spada e pugnale, o al massimo ascia, alabarda, mazza o catena. Insomma non era persona da arma da fuoco. Aveva sempre manifestato lealtà ma mai però affiliazione o sottomissione, specificando il suo amore per la disciplina della lama senza mai asservirsi all’organizzazione. In questo era molto simile a Evil Bokken, un outsider, un cane sciolto. Mentre Evil Bokken però era un cane randagio, Asso di Spade era un mastino, ligio alla disciplina, ferreo nell’allenamento, almeno un tempo. Il problema principale era proprio questo. Lo spadaccino adesso aveva barba argentea dove prima spiccava il nero corvino, viveva in campagna, con moglie devota e fiorente prole. Oltre che arrugginita la sua spada poteva quindi rivelarsi ostile alla violenza.
Fuocoefiamme ci provò lo stesso e lo raggiunse alla bella casa di campagna. Lo trovò in giardino, decisamente ingrassato ma potente nella muscolatura; oltre ai suoi figli aveva adottato altri bambini, ragazzi deboli, emaciati, da curare con pazienza, come era nel suo stile.
Il boss fu accolto in memoria dei vecchi tempi e per lui e i suoi uomini fu servito un ricco pranzo; ragazzi e ragazzine ridevano intorno ai criminali e giocavano spensierati, tutto era serenità in quel luogo, nulla suggeriva che il vecchio Asso di Spade potesse impugnare di nuovo le vecchie lame.
Allo scrosciare di una fontana rinascimentale, in un chiostro mirabilmente ristrutturato nella maniera italiana del tardo medioevo, finalmente Fuocoefiamme espresse la sua richiesta. Sapeva di non poter dare ordini a quell’uomo, che poteva permettersi tranquillamente di rispondergli con un rifiuto e tagliargli la testa; allora usò l’astuzia.
Guardando quei ragazzi indifesi protetti dal gigantesco e forte padre putativo, spiegò le malefatte di Evil Bokken così com’erano state perpetrate:
“Non voglio che venga sparato come un cane randagio capisci? Potrei farlo in qualsiasi momento, voglio che muoia di spada, come piace a lui, voglio dimostrare che noi siamo forti e possiamo fare tutto, capisci? Quei suoi modi giapponesi non li sopporto, tu hai passato la vita a studiare la scherma storica italiana ed europea, tu più di tutti dovresti sentirti offeso, spezzare quella spada di legno asiatica e farlo a pezzi con quello spadone scintillante che tante volte ti ho visto usare per mozzare teste!”
“Guardati intorno, sai che non sono più quell’uomo, ho dei figli, una moglie che ha bisogno di me!”
Fu in quell’istante che Fuocoefiamme giocò tutta la sua scienza di stratega, estrasse una foto dalla giacca e chiamò:
“Lucia, so che hai sentito tutto, solo tu puoi convincere tuo marito, solo lui, onorevole, imbattuto campione può fermare questo scempio, guarda l’uomo di cui parlo cosa ha fatto a questa povera creatura.”
La donna guardò la foto, impallidì, poi si rivolse a suo marito e annuì col capo.
“Va bene lo faccio, spadone a due mani, come ai vecchi tempi!”
Furono gli occhi indignati di sua moglie a risvegliare la vecchia fiamma di punizione e violenza che fievole ardeva in fondo al cuore del temutissimo Asso di Spade.
Davide Giannicolo
Continua....Forse...