martedì 1 novembre 2022

007 Licenza Licenziosa


Lo scrittore Salvatore Conte con cui ho collaborato varie volte mi ha proposto di cimentarmi in un racconto con James Bond come protagonista in una situazione porno, mi è sembrata una buona idea mettere nei guai l’agente segreto britannico che non mi è mai stato simpatico, troppo lontano dalla notturna brutalità dei miei eroi.

L’immagine qui presentata è di Proprietà del suddetto Conte è gentilmente concessa dal suo sito QueenDido.
La protagonista femminile del racconto, ritratta in questa foto è la maggiorata dal seno naturale, nota pornostar Kelly Madison, vi invito a visitare www.queendido.org di Conte per ricercare le altre nostre collaborazioni passate e chissà future.





Sono un agente segreto, un uomo dalle mille risorse, eppure mi sono perso in  
quest’aeroporto, da quando stamattina il pelato mi ha condotto qui, solito stronzo antipatico, ennesimo agente che vuole scavalcarmi ed ereditare i miei meriti, col suo cappotto nero e lungo fuori moda. Mi ha dato poche informazioni criptiche e indecifrabili, una borsa di cui non conosco il contenuto e poi è sparito. Da allora vago in questi corridoi, non so se sia passato un giorno o un ora, nessun rumore, nessuna presenza, niente, sembra un sogno inquietante. Apro porte sempre più vecchie che non c’entrano tanto con un aeroporto, sembrano più appartenere a una scuola anni ‘70. Le stanze sono buie e fatiscenti, prive di mobili, abbandonate. Cerco di tornare indietro ma lo scenario intorno a me non cambia, ormai il calvo è andato via da troppo tempo, inutile chiamare disperatamente il suo nome, anche se non è da me. Mi decido e apro la borsa che mi ha dato, anche se il piano era di consegnarla all’uomo che mi attendeva al volo prestabilito. Nella borsa ci sono chincaglierie antiche, una tiara che sembra d’oro, qualche monile. Richiudo tutto, possibile che il calvo mi abbia fottuto?
Comincio a sudare freddo quando noto un buco nel muro, grande come la mia testa, possibile che prima non lo avessi visto? Sembrava essere apparso da un momento all’altro. Una luce intensa proviene da quell’apertura, come di mezzogiorno nel deserto. Titubando mi avvicino e do una sbirciata,  inizialmente i miei occhi sono abbagliati dal sole, poi una volta abituati vedo qualcosa di assolutamente folle. Innanzitutto il sole sembra innaturale, offuscato da un cielo malvagio è assolutamente lontano, sotto impera un deserto, di fronte a me una titanica parete piena di nicchie, come quelle degli altopiani della  Mesopotamia. Ero entrato in un aeroporto a Roma e adesso mi trovavo in chissà quale deserto di Babilonia?
Una mano mi spinse da dietro, il muro fradicio si sfondò e caddi nella sabbia malvagia del deserto.

Una donna mi sveglia a calci, calza dei sandali, una tunica bianca le copre a stento due seni giganteschi, attempata, per giunta occidentale, sembra americana.
Da quel momento mi sveglio da un viaggio lisergico:

“Ciao agente 007, io sono Kelly, faresti meglio ad alzarti in piedi e seguirmi!”

Lo feci a fatica, studiai la donna, era praticamente nuda sotto la tunica. I capezzoli erano grossi come due dita, un gran puttanone su un altopiano della Mesopotamia....

“Mi avete drogato non è vero? Scommetto che è stato il pelato!”

“Oh ti riferisci a quello che ti ha portato qui? È morto poco fa tra te mie cosce!”
 
Tra le sue cosce? Ma chi cazzo era questa? 

Aveva già preso la borsa, mi condusse a calci in una caverna vicina, lì dentro mi aspettavano nanetti deformi dall’aspetto siriano, saltellavano qua e là contenti di vedermi, mi legarono con catene pesanti, dall’apparenza secolare, fisse nella pietra della caverna, mi strapparono i vestiti di dosso, era brutta la sanzione delle mie chiappe contro la nuda pietra, rappresentava a pieno la situazione.
La donna apparse, completamente nuda, tranne che per la tiara e i monili che aveva preso dalla borsa. I nanetti le saltellavano intorno arrapati come degli ossessi, qualcuno si eiaculò sui piedi senza nemmeno toccarsi. Mi si avvicinò sculettando sinuosa, il suo sesso peloso emanava l’acre odore di una belva, mi incise il petto con una delle sue lunghe unghie color oro, il sangue cominciò a scorrere copioso imbrattandomi il cazzo, era proprio quello che voleva, poiché si inginocchiò e cominciò a succhiarmelo, tutto insanguinato com’era, come una vampira assatanata. Quando fu bello duro lo afferrò fra le mani, con un piede premuto contro la parete è una mano alla catena si arrampicò su di me, se lo infilò fino alla radice, sembrava che volesse ficcarsi dentro anche le palle, cominciò a montarmi freneticamente, con veemenza selvaggia, espulsi il mio sperma dentro di lei, forse sarei stato padre anch’io di uno di quei mostruosi nanetti, fu un godimento doloroso, bestiale, sembrava che il mio pene fosse divorato da quella vulva mostruosa e non potesse mai più uscirvi, almeno non integro. Pareva che quella fica fosse lì per mangiarlo, triturarlo, spappolarlo.

Mi baciò sulle labbra, eravamo sudati e spossati.

“Lieta che sia sopravvissuto Signor Bond, una donna come me, nella situazione demoniaca profondamente legata ai culti antichi, ha bisogno dei servigi di un uomo come lei, in quest’epoca turbolenta, sempre che lei voglia sopravvivere!”

Cosa mi restava da fare se non accettare?

Davide Giannicolo

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