domenica 10 agosto 2025

Diario di un Cadavere

 


In questa landa che nessuno visita mai, sotto la quercia che affonda le sue radici nel mefitico terreno sconsacrato succhiando linfa nefasta, concimata dai morti abbandonati. Ai cui rami robusti penzolano dozzine di corde, sotto ciascuna di esse un impiccato langue nel terrificante abbandono della morte. In questo luogo desolato, solo il boia mette piede, neanche i becchìni osano farci visita, lasciando i nostri corpi appesi fino a che non divengono scheletri spolpati dai corvi.

Il boia vive in un capanno nel bosco poco distante, è un essere abbietto sia nel corpo che nello spirito, è sporco, dal volto sfregiato a cui qualcuno un tempo ha strappato via il naso con qualche attrezzo di tortura. Quando viene morso dal capriccio, favorito dall’estrema solitudine di questo luogo silente, ove si ode solo lo stridio delle corde, il frusciare delle foglie e l’ululato del vento, egli giunge al mio albero completamente nudo; si arrampica su una scala marcia, con l’aiuto di un coltellaccio arrugginito taglia la corda avvinta al mio collo, lasciando cadere pesantemente il mio corpo sulle foglie, senza curarsene minimamente, come se io fossi una bambola inerte e priva di valore alcuno. Approfittando delle mie già evidenti nudità e della mia totale incapacità di movimento mi possiede carnalmente, facendomi cose orribili, sussurrandomi all’orecchio atrocità indicibili, violando ogni orifizio e ogni intimità, dissacrando perfino la mia presunta morte. Sì, perché io sembro morta da settimane, ma in realtà, per chissà quale oscuro incantesimo malefico, io non lo sono, sono perfettamente cosciente durante questo suo stupro necrofilo, ma il mio corpo resta inerte, non riuscendo a muovermi né a proferire verbo sono costretta a subire le viscide spinte e gli affanni dal fiato nauseabondo di quell’uomo esecrabile. Quando infine ha scaricato dentro me il seme del demonio che striscia nel suo ventre, mi stringe una nuova corda al collo e con la forza di un bruto issa nuovamente il mio corpo sul ramo nodoso della quercia, al quale faccio da pendaglio fino alla sua prossima voglia.

Eterna solitudine compone i miei giorni tra questi morti impiccati, è quasi un anno che sono qui e non mi decompongo, il mio corpo resta florido e questo piace al boia, anche se l’ho visto giocare con altri cadaveri, con carcasse a cui già la carne putrida esponeva l’osso. Noi siamo i suoi balocchi e questo è il suo regno di follia. Il tempo sembra immoto ed eterno nei giorni normali, ma di tanto in tanto giunge un nuovo condannato, molta gente accorre dai villaggi vicini per godersi l’esecuzione, per me sembra un giorno di festa, non sopporto più questa solitudine.

Il mio ventre è gonfio e il Boia non se ne accorge, forse è distratto dai nuovi arrivati. Qualcosa si agita nelle mie viscere, sotto la luna piena, in una notte demoniaca ho capito di avere una vita scalciante dentro me.

Il frutto diabolico degli abusi del pazzo viene alla luce in una notte di luna piena, non vagisce, non urla, come fosse figlio della morte anch’egli. Assecondando uno stravagante prodigio si arrampica strisciando sul mio corpo nudo, avvinghiandosi avidamente alla mie mammelle, gonfie di un tetro latte cimiteriale e mortifero.

Pasce così la progenie mostruosa, è un maschio! Diviene sempre più alto e forte, giorno dopo giorno, nascondendosi tra le querce e all’ombra dei pini, scampando allo sguardo del boia.

Una mattina, ai grigi colori di un’alba autunnale, il piccolo giunse sotto il mio albero con in mano la testa recisa del boia, il padre degenerato era stato decapitato nel sonno, senza che neanche potesse accorgersi di avere un figlio, nato dal cadavere empio d’un’impiccata di cui aveva violato i resti.

“Mamma, è per te!”

Disse il mio bambino porgendomi la testa del boia che irrorava di sangue la terra dei condannati.

Spero che nessuno trovi il ragazzo nei dintorni, non capirebbero, in fondo è un’anima così innocente. Finirebbero per condannare anche lui, l’ultima cosa che vorrei è trovarlo qui di fianco al mio ramo, a penzolare insieme a me in questa eterna solitudine.


Davide Giannicolo

giovedì 17 luglio 2025

Manolete



Manolete danza insieme alla morte con serena eleganza.

Il drappo porpora volteggia nell’aria ricamando disegni leggiadri, come la gonna d’una ballerina fatata, mentre lui rimane ritto e immobile, imperturbabile.

Lo spadino celato pronto a finire Islero sfiancato, nella Suerte de Matar. 

Recibiendo: antico movimento, nobile postura tra la musica dei plausi e le grida di giubilo.

Il sangue zampilla rendendo reale questo sogno.

Islero ha occhi di brace.

La morte prende per mano Manolete a ogni carica del potente animale, il manto  nero come la notte, le corna lunghe e affilate come lame, un diavolo possente e micidiale, allevato appositamente come una macchina da combattimento dal nobile Eduardo Miura.

“Olè”

Grida la folla, sospiri d’ammirazione indiscussa, un angelo sceso tra noi incarna Manolete, eppure egli ha una vita tormentata che grava sul suo cuore di maestro e campione.

Ma nulla conta adesso, la vita è un sogno, una danza leggiadra con la morte, di cui Manolete è innamorato, non vede l’ora di baciare le sue labbra insanguinate di scarlatto rossetto e Islero è il suo colossale messaggero.

La poesia di una rosa che cade sulla sabbia dell’arena come una goccia di sangue.

La passione, il palpito della carne, la lotta, l’obbligo a sanguinare, la danza dell’angelo sceso in terra, Angelo tormentato dagli occhi tristi. Il brusio della calca osannante che lo rende schiavo.

“Maestro voi siete il più grande!”

Lo spadino penetra nella carne di Islero donandogli la morte, ma anche le sue corna affondano in un ultimo guizzo del collo mostruoso nella coscia del genio dei toreri, l’immenso, raffinato, statuario Manolete.

La vena femorale squarciata zampilla fiotti di sangue, rose rosse sulla sabbia dell’arena.

Islero dagli occhi di brace, vermigli come l’ira di Lucifero, ha ucciso il maestro Manolete, Angelo dannato sceso in terra.

La folla resta muta, sguardi attoniti, i petali delle rose si sfaldano, appassiscono.

Aveva solo trent’anni.

Davide Giannicolo

martedì 1 luglio 2025

Proditoriamemte




 Proditoriamente il Diavolo si intrufola nel campanile, massacrando il sagrestano a colpi di violino e cacofonia.

Proditoriamente il Diavolo s’acquatta nel fienile, sorprendendo la bella fattrice assopita sulla paglia, nel suo sonno di mezza estate.

Le solleva la gonna, le accarezza la pelle, con artigli affilati e leggeri come l’ombra d’un vigneto.

Tutto mentre il sole arde accecante nel cielo turchese, senza l’ausilio delle tenebre, come si crede erroneamente.

Impazziscono le cicale in un canto di afa e canicola, mentre il signore delle mosche piroetta beffardo nei campi bruciati dal sole o all’ombra dei palazzi di borghi deserti e silenziosi nel primo pomeriggio, in cerca d’un grottesco sollazzo.

Proditoriamente all’ora della controra, subito dopo pranzo, quando tu hai svuotato la tua bottiglia di vino bianco e ronfi nella camera in ombra cercando un filo d’aria, il Diavolo entra dalle finestre, si nasconde tra le scale, alita fuoco nefasto sul tuo volto come fosse il mantice d’un fabbro, t’osserva, ti fiacca, ghigna…sei suo!

Davide Giannicolo

A Edgar Allan Poe

mercoledì 4 giugno 2025

Decadenza d’estate

 


La peonia appassisce.

Il muro si scrosta.

Cedono le fondamenta.

Muschio sulle statue d’una antica casa nobiliare.

Il sole ferisce le membra.

Corpi come frutti marcescenti che cadono al suolo.

Sesso all’aperto.

Pesche troppo mature divorate dai vermi.

Vita finita.

Pelle fradicia di sudore.

Rantoli.

Eiaculazione.

Decadenza d’estate.

Villa diroccata.

Ubriachezza all’ombra di un pruno.

Vigne disfatte dagli insetti.

E io.

Ti spio.

Mentre ti chini.

Sognando la pineta 

che dà accesso al mare 

e il sogno del Mastino 

ormai morto.

La peonia appassisce come la mia verga.

Stanca e ributtante.

Nel profumato suicidio 

di tutti i sentimenti

quando mi svuoto dentro te.

Davide Giannicolo

martedì 20 maggio 2025

Tarda Primavera

 


Tarda primavera, un cadavere tra i fiori di campo.

Gialli riverberi di piante in germoglio.

Grappoli sanguinanti.

Marcescenza.



Tarda primavera,

uno scheletro tra le fronde spolpato da un viluppo verminoso, 

il frinire di una miriade di insetti,

grappoli sanguinanti.

Il silenzio, 

la morte,

in tarda primavera.

La carne putrefatta concima il terreno avido.

Timido sole, 

tombe a cielo aperto,

api giocose scavano gli occhi della carcassa abbandonata nel luogo solingo.

Tarda primavera, 

marcescenza che avanza, 

olezzo di verzura, 

alberi brulicanti,

luce abbagliante,

viscere scavate dagli stessi parassiti di sempre.

Grappoli scarlatti,

mirabili riverberi dorati tra gli specchi delle foglie.

Grappoli sanguinanti,

morte glauca, 

intrisa di odori…

Silenzio…

…e null’altro.



Davide Giannicolo

mercoledì 7 maggio 2025

Un Amore Estivo

 


Un amore estivo, 

in cui mi preferisti a un tizio inutile.

Il mio ego in frantumi e tu appartata con lui.

Un amore estivo,

bellissimi ricordi,

non per me.

Un amore estivo, 

lingua in bocca ai falò 

e sul mare nero 

le stelle divenivano lame scintillanti.

Un amore estivo, 

ora non soffro più. 

Provo solo rancore eterno 

e sdegno verso la tua fica slabbrata.

Un amore estivo, 

ora che non puzzo più di tana materna né di romanticismo,

non ti toccherei neanche con un uncino arrugginito.

Un amore estivo che non ricordi neanche più.

Mentre per me, 

sul mare nero,

le stelle divenivano dolorose lame 

dal meraviglioso scintillio.

Davide Giannicolo

domenica 4 maggio 2025

Katana Split


Katana Split , per regolare i conti.

Maschera di demone e mutilazione.

Tutto a poco prezzo, 

Questo è il mio dessert.

Katana Split in campagna ed in città, 

Firma killer chef da non dimenticare.

Morboso Tsujigiri,

Ferro attuo all’offesa,

Spargimento di sangue.

Vittima innocente?

Omicidio all’angolo di strada,

Agguato.

Katana Split, alone di mistero, 

tutto a poco prezzo, 

Soldi ed erezione.

Acciaio economico, 

facile da duplicare, 

Roba usa e getta 

di cui potersi sbarazzare.

Per soldi o per vendetta o per depravazione,

L’identità del demone si approprierà di te.

Katana Split non può mancare sul menù,

Taglio trasversale di cui sai solo tu.

Davide Giannicolo