sui ventri scheletrici delle tombe.
Mentre l’alito di un cane vagabondo scalda la notte ubriaca.
Che pallide guance ha la notte,
dama vestita a festa,
mentre vaga tristemente priva di coscienza
lungo i bassifondi.
Non c’è realtà intorno al precipizio,
vi è un canto di gufo e spoglie fronde,
o sono forse i capelli della dama?
Si sottopongono al supplizio le gaie statue di Mosca e Cracovia,
mentre il verme suggella un patto solitario strusciandosi lungo le marcescenti strade.
Lungo i viali di Budapest e poi dormire sotto gli umidi scrosci del Danubio,
Come mendicanti accovacciati sotto ponti centenari
che raccontano antiche storie a noi incomprensibili.
Senza mai vedere la luce,
almeno fino a che la bianca dama vaga.
Davide Giannicolo
tutti i diritti riservati
Nessun commento:
Posta un commento