Di Davide Giannicolo
Ambulanza nella notte,
untuoso il suono scorre tra le natiche della studentessa dormiente; s’inerpica, lascivo come un serpente, il graffiante eco.
Un eroe romantico, orribilmente fatto di tavor, incede sul balcone della studentessa, è notte fonda, e in pugno stringe una rosa, mentre maschera e mantello coprono le distorte forme del suo corpo psicoalterato, o forse è una mannaia quella che brilla fra le sue mani? Si forse non sono fiori, forse l’eroe romantico orribilmente fatto di tavor era lì per disfare con la lama quelle giovani carni bianche che avvelenavano le ombre.
Ambulanza nella notte,
vuota, solenne, come un carro funebre vomitato dal becco d’un pellicano cannibale affamato di niente.
Per chi arriva non ci interessa, è progressivo il niente di voi stessi e non intacca la bellezza, varca sogni di illusioni pretenziose infrangendosi tumultuosa sugli scarti vagabondi, quest’ambulanza nella notte, che porta in giro mezzi termini e miseria, a noi non interessa, forse un po’ alla studentessa, poiché il suono di quella sirena accarezza come soffice lingua chiodata i suoi sogni e il suo clitoride.
Ambulanza nella notte,
l’ha vista anche la puttana, mentre sfrecciava come uno spettro luminoso sull’asfalto, ma è stato solo per un attimo, poiché era giunto il 21° cliente.
“Puoi baciarmi?”
“No!”
“Non mi piace così!”
“Sbrigati!”
Il grosso uomo fortemente alcolizzato non bada alla pioggia che gli abbevera le membra, cerca un delirio carnale, cerca spettri infausti o sessualità satanica.
Ma la puttana non lo sa, sa solo di un ambulanza poco fa e di soldi da gestire.
“Puttana negra, potevi fare la cameriera e prenderlo in bocca lo stesso ma in maniera onesta!”
Queste erano le parole che i fanali della macchina del 21° cliente le avevano sussurrato mentre l’ambulanza si allontanava.
“E le puttane bianche allora?”
Che cazzo ne sapevano di lei quei fanali che non sapevano né scopare né pagare? Prima pagare però, poi scopare.
E quando il grosso uomo era sceso dalla macchina, con in dosso la fradicia maglietta larga e tagliata, il torso nudo per metà, il vino e il whisky a cantare inni blasfemi di ondulata perdizione.
La puttana glie lo succhia ma lui niente, la pioggia lo beccava ovunque stesse, anche ora che gli alberelli della pompa di benzina riparavano lei accovacciata ma non lui, il suo corpo fuoriusciva dalle fronde per metà, palesemente grottesco, irrorato dalla pioggia e stordito.
Lei era gran pompinara, stringeva le labbra come un cappio, ma lui niente, niente, solo profonde distese di Whisky, polipi viscosi, sirene silenziose, e poi lei era antipatica, non voleva scoprirsi le tette mentre lui era fradicio e a torso nudo nel freddo della notte e oltre a pagarla era anche costretto ad implorarla.
“Fanculo la strada e queste maledette puttane! E’ comunque un modo simpatico per spendere i soldi!”
Riallacciandosi i pantaloni andò via spedito nella sua auto lasciando la puttana accovacciata e implorante a sua volta:
“Sei ubriaco, sei ubriaco capisci? Non posso farti venire!”
Ma ormai era nuovamente sola.
La studentessa dormiva intanto, lei che di pompini ne faceva gratis, ma
solo a chi voleva lei, ben inteso?
“No, io non ho inteso, io che sono la mannaia e me ne fotto, ma ho visto generalmente gente vergognosa stare tra le gambe di quella lì!”
Donna incinta nella notte,
nuda, seducente, d’un opulento candore, lontana incede in baratri carnali.
Il grosso cliente numero 21 la osserva sgomento, poi l’ambulanza la prende in pieno, dritta davanti, lei si spappola in molteplici pezzi scarlatti, il feto sbatte con umido, secco suono contro il parabrezza del cliente 21, quest’ultimo finisce dritto nel fianco dell’ambulanza e tutto si capovolge.
Sangue nella notte,
fiamme deboli di labile realtà.
Un eroe romantico orribilmente fatto di tavor accorre, ha la testa mozzata della puttana di colore attaccata al cazzo in atto di fellatio, estrae una lunga, luminosissima lama d’acciaio e con essa si infligge dolore e spappola la testa della donna, ben presto egli muore, ucciso da se stesso, attorniato da una pozza di sangue che scorre dal suo ventre.
Anche il 21° cliente è fatto, il feto materno gli accarezza la faccia sanguinante offrendogli un tavor recuperato, un istante dopo il feto si introduce nella bocca dell’uomo che si contorce fra le lamiere, vi si inabissa velocemente, forse il piccolo voleva stare ancora dentro, forse colui che lo aveva inghiottito era il suo futuro o attuale padre.
Ci fu un enorme scoppio proveniente dal retro dell’ambulanza in fiamme, attorniato dagli echi di distruzione di quella notte fuoriuscì il misterioso ospite, era una bimba di si e no dieci anni, nuda, di quelle piccole piccole.
D’un tratto la bimba comincia a gemere, la sua piccola vagina profumata vomita tre polipi viscidi e inquietanti nel loro contorcersi sull’asfalto, poi dalla vagina fuoriesce una leonessa, imperiale nella sua eleganza si guarda intorno emanando armonico splendore.
La piccola vagina vomita molto sangue dopo orribili spasmi ecco uscire dal ventre ormai deforme di lei uno squalo, una perla ed un’ampolla.
Fu allora che la studentessa si destò, bagnata dal lacrimante suono dell’ambulanza nella notte.
©davidegiannicolo
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