mercoledì 30 novembre 2011

Il licantropo e la studentessa

francesca woodman marò
Il licantropo e la studentessa.
Di Davide Giannicolo.
 
Lara stava giocherellando con il suo lecca lecca al limone e vi passava la lingua di sbieco come se volesse levigarlo in una stranissima, indefinita forma. Il crepuscolo uccideva ogni bagliore e la fatiscenza dei cassonetti dei rifiuti tentava di invadere le strade semideserte della città borghese.
La ragazza pensava in maniera sbarazzina a cose assurde e irrealizzabili, frivole ma quasi complesse nella loro incompiutezza.
“Pensa se fossi una spice girl, strafiga su tutte a dominare gli uomini tra feste d’ogni tipo, invece sai che palle papà a casa con la tele che mi aspetta e si masturba le cervella, l’autobus che non arriva e gli albanesi coi coltelli che sbucano dagli angoli.”
Effettivamente un Albanese fuoriuscì poco dopo da una piccola collina di rifiuti accatastati. Aveva pantaloni di pelle e maglietta nera unta e ricoperta di lattughe, cominciò a fissare Lara con insistenza da necrofilo.
“Ed eccolo manco a farlo a posta che sbuca l’albanese, cazzo fanno sempre più paura.”
Ma l’albanese in realtà si fermò in mezzo alla strada e vomitò un cerbiatto blu, poi ci si mise a cavallo e sgommò nella sera incombente.
Lara strizzò gli occhi, poi si mise a posto le mutandine, a sedici anni a volte ti vengono le traveggole se la tua sessualità è repressa.
Finalmente spuntò l’autobus all’orizzonte.
“159 Scordate poesia e cose profonde” vi era scritto sulla didascalia luminosa, ma Lara non vi badò.
Nel pullman vi era una vecchietta e una ragazza, erano le uniche persone oltre il conducente e se ne stavano sedute l’una accanto all’altra.
Lara si divertiva a sentirle parlare come spesso faceva quando non aveva niente di meglio da fare.
“Cosa fai dunque bella principessina?”
“Studio igiene filosofica del sadomasochismo vaginale, ma in realtà vorrei fare la scrittrice, ho scritto già un libro, si chiama Socrate contro Dracula.”
Al che la vecchietta si alzò dal sedile e cominciò a vomitare addosso alla ragazza, poi si strappò con le unghia le carni di dosso, in una cruenta, sanguinolenta e violentissima esibizione scenica la vecchia si scuoiò aprendosi in due come avesse una cerniera dalla quale svettavano immani quantità di sangue maleodorante.
La ragazzina era tutta impastata di vomito e sangue e ne Socrate ne Dracula potevano spiegarle cosa stava succedendo.
La vecchietta aveva rivelato la sua vera identità, era un diabolico essere metà DeFilippi metà Costanzo con al posto dei genitali un enorme fucile da caccia a doppia canna.
Un colpo sfondò il fegato della fanciulla aspirante scrittrice che si spiaccicò sul finestrino alle sue spalle colando come un pomodoro marcio.
Lara era sconvolta mentre osservava la scena, e intanto però notava che nuovamente le mutandine erano bagnate, che strana storia, che cazzo era quel essere mezzo Maria mezzo Maurizio? E l’albanese sul cerbiatto blu?
L’essere mostruoso gettò in terra la sua prima, sanguinante pelle di vecchietta, si avvicinò a Lara con fare laido e lascivo da cui si intuivano propositi di sadismo e affilata penetrazione.
Ma d’un tratto l’autobus si arrestò di botto, il goffo essere fu catapultato e fece un capitombolo fino ai piedi dell’autista che ora s’era alzato in piedi.
Era un grosso Licantropo peloso e ringhiante, era talmente grosso che poteva strappare via le lamine del pullman con gli artigli, probabilmente era un Ursus Cimiterialis, uno dei più grossi lupi mannari sulla piazza.
Il grosso licantropo fece a pezzi l’essere diabolico e ne disseminò i pezzi lungo tutto l’autobus, lo sfracellò senza emettere nemmeno un ringhio.
Lara sussultò, e ancora le sue mutandine, e non solo, si rivelarono esser bagnate.
Il lupo la fissò e le disse:
“Posso penetrarti con il mio grosso membro peloso?”
Ed allora le mutandine di Lara furono inondate, letteralmente travolte da una diga affluente. Il mannaro  le strinse le morbide carni nelle mani artigliate, la denudò ferocemente e le fece vivere il rapporto sessuale più brutale ed estatico della sua sedicenne vita, stare qui a raccontare i particolari sfocerebbe nel pornografico, insomma Lara fu penetrata ovunque e in ogni modo plausibile dalla licantropa foga. Umida lingua titillava umide parti intime con trasporto grottesco, membro peloso le carni faceva pulsare con il suo attrito dissacratore. Spinte violente, gemiti disumani, carni in movenza sublime oltraggiavano il pudore e la logica.
 
Quando si risvegliò e capì che era tutto un sogno Ezio Greggio era sopra di lei e la fotteva a sangue con in testa un frontino con le corna da satanasso.
Lara aveva sedici anni, e avrebbe dato il culo per fare la velina.
 
Dedicato a coloro che vogliono circondarsi solo di stronzate, che non meritano poesia ne sublime metafora, che forse non se ne accorgono, ma sono proprio dei coglioni.
 
©Davide Giannicolo

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